“ LUPI E GATTI”: LA SIGNORINA DELLA PIANURA (PADANA) AMMONISCE IL BAMBINO COSENTINO….

Di per sé sarebbe un episodio marginale se non fosse finito sui “social” e diventato virale. Si tratta di un cronista di una TV veneta inviato in Calabria per seguire il derby Cosenza-Vicenza che decide, per chi vince, la permanenza in “B”. Vince il Cosenza e l’entusiasmo è alle stelle. Il cronista della “Pianura” intervista un tifoso cosentino che ha con sé il figlio di sette anni, Michele. Il tifoso manifesta senza forzature la sua gioia e l’intervistatore passa al bambino che sta per dire la sua e che fa propria la frase che gli suggerisce il padre: “Lupi si nasce “.

Dall’altra parte, in collegamento, c’è una signorina, a quanto pare giornalista, che in abbigliamento generosamente succinto, risponde al ragazzo : “ E gatti si diventa. Non ti preoccupare che venite (sic) anche voi in Pianura a cercare lavoro”. Come dire : goditi oggi la permanenza del Cosenza in “B” ma col Veneto farai i conti quando verrai anche tu a cercare lavoro.

Ora, a prescindere dalla guerra personale con i congiuntivi e dalla posizione dominante della signorina, in nero succinto, nei confronti del bambino, la risposta acquista rilevanza perché riflette un pensiero e un pregiudizio più generale, molto diffuso, nei confronti del sud e dei meridionali. “Diventare gatti” significa dover fare i conti con una economia fragile, una disoccupazione storica, nessuna prospettiva di lavoro e, quindi, l’emigrazione forzata . Questo il senso: Gioisci pure, quindi, piccolo Michele ma il tuo futuro è segnato. Come è stato per tuo padre che proprio a Vicenza, emigrando , ha trovato lavoro per poi tornare in Calabria.

La signorina in questione, “malgrè nous” giornalista a quanto pare, non merita una risposta diretta né un confronto perché riflette letture svagate, lontanissime dai differenziali nord-sud e dalle ragioni che li genera nè ha sufficiente autorevolezza per meritare una polemica. Offre, però, l’occasione per fare alcune precisazioni che riguardano l’irrisolto dualismo nord-sud con tutti i differenziali-mancanza di lavoro in primis- che storicamente altro non configurano se non le ruberie di risorse e di diritti dei governi nazionali ai danni del sud.

E’ probabile che anche il piccolo Michele, quando sarà in età lavorativa, dovrà seguire le orme del padre ma non dipenderà certamente da lui. Il sud è economicamente fragile perché nessun governo ha puntato sulle sue potenzialità, oggi prese in considerazione per imposizione della Unione Europea nel PNRR. E non è detto che, per incapacità a utilizzarle, le risorse messe a disposizione dall’UE, per il principio delle “porte girevoli”, non vengano dirottate al nord in ossequio al principio di comodo che bisogna sostenere le aree forti del Paese, ovvero la cosiddetta “locomotiva ”, intendendo per “ locomotiva” le regioni industrialmente avanzate e riservando al sud il ruolo di serbatoio di manodopera con l’assistenzialismo come strumento di controllo del consenso politico.

Una delle vergogne politicamente più clamorose ,per venire ai giorni nostri, è l’applicazione della “spesa storica” come criterio di ripartizione del fondo nazionale di perequazione , ovvero la ripartizione delle risorse che lo Stato mette a disposizione delle regioni economicamente più deboli. Ebbene, col trucco della “spesa storica”, sono riusciti a sottrarre al sud le risorse per creare asili nido, trasporti decenti, assistenza sociale . Applicare la “spesa storica” come criterio di ripartizione delle risorse ha significato che un Comune che non aveva asili nido non riceveva nulla (al sud) e chi ne aveva 20 (al nord) riceveva risorse per venti asili nido. Per dire il rispetto della Costituzione.Al piccolo Michele bisogna anche spiegare, quando sarà più grande, che tutto questo è stato possibile grazie all’inadeguatezza della rappresentanza politica meridionale nel parlamento nazionale che ha lasciato passare la “ spesa storica” di matrice leghista senza reagire, non è dato stabilire se per ignoranza-nel senso letterale del termine-per complicità politica e subalternità alle direttive di partito, per convenienze di carriera o servilismo ai governi nazionali.

La storia del sud e delle sue popolazioni è la storia della sua classe politica e, più in generale, della classe dirigente che non ha avuto ruolo e peso nei processi di crescita dell’economia nazionale e delle sue ricadute in termini di occupazione e di progresso civile e sociale. Di questi limiti, di queste inadeguatezze non possiamo fare carico al nord che ne ha approfittato, a proprio vantaggio, per discriminare e negare al sud le possibilità di crescita e di sviluppo. Ed è sempre il nord, con la complicità dei governi nazionali, ad usare la mafia come alibi di comodo per scoraggiare investimenti al sud quando è a tutti noto che oggi, a Milano, c’è più mafia che a Reggio Calabria e a Palermo.

Rimane quello che non ci hanno potuto rubare e cioè la storia e la civiltà da cui proveniamo, il sole-oggi preziosissimo per le energie rinnovabili-le bellezze paesaggistiche e un ruolo strategico nel Mediterraneo grazie al porto di Gioia Tauro che, però, non beneficia ,come i porti del nord, delle attenzioni e del sostegno dei governi nazionali.

In ultimo non ci hanno potuto sottrarre il talento, cioè quel mix di intelligenza, fantasia, determinazione nel conseguire gli obiettivi là dove troviamo il contesto sociale ed economico per esprimere le nostre potenzialità. Valga come esempio i tanti medici calabresi ai vertici della rete ospedaliera nazionale o i successi all’estero di nostre ricercatrici in campo scientifico. Saremo anche “intellettuali della Magna Grecia” ma, dove abbiamo modo di misurarci, non sfiguriamo. Vuol dire che il piccolo Michele se dovrà emigrare anche lui per cercare lavoro, come accade oggi a tanti giovani laureati e formati, porterà con sé l’orgoglio di essere figlio della Magna Grecia, della specie “lupo della Sila” e l’espressione di una comunità che ha dato braccia e sangue per la rinascita del Paese e dell’Europa e che ha il solo torto di avere subito, senza reagire, le discriminazioni dei governi nazionali a trazione “nordista” mantenendo il consenso politico a chi per i diritti del sud, per incapacità o convenienze, non si è mai battuto. Alla signorina della TV padana si è data troppa importanza ed è irrilevante e stucchevole la protesta del presidente Occhiuto che invoca provvedimenti all’ordine dei giornalisti nei confronti della signorina che ha tutto il diritto di avere le sue opinioni per quello che valgono. Il problema che viene fuori da un dopopartita di calcio è come viene visto il sud e di riflesso la rappresentanza politica che lo governa fatta di notabilato residuo, autoreferenzialità, carrierismo, clientelismo, supponenza e , con le dovute eccezioni, totale assenza di cultura di governo e senso dello Stato. La Calabria che cambia e che può cambiare è nelle scuole e nelle università calabresi, realtà sconosciute alla politica politicante che ha sempre visto con diffidenza cultura e conoscenza. La nostra università è più avanti delle altre a livello internazionale sull’obiettivo dell’intelligenza artificiale. Abbiamo dato il teorema di Pitagora, daremo l’algoritmo per sconfiggere la stupidità e il pregiudizio di chi dalle ricchezze del sud e dai suoi talenti non ha saputo trarre benefici per tutto il Paese se non in termini di sfruttamento ed emarginazione.