RASSEGNA STAMPA – CONTE IN CERCA DI PROTAGONISMO GIOCA A FAVORE DEL CENTRODESTRA…

Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

[…] Niente telefonate. Zero messaggini. E un consiglio non richiesto, nel giorno delle primarie mancate: «Schlein cambi il Pd come aveva promesso, prima che il Pd cambi lei».

L’accusa di slealtà che le ha rivolto la segretaria brucia ancora, presidente Giuseppe Conte?

«Accusarci di slealtà offende il popolo che ha creato il M5S e che, dal 2009, ha fatto del principio della legalità la nostra stella polare. […] Si tratta di rinnovare la classe dirigente per costruire qualcosa di diverso dall’Italia che non ci piace. […]».

Non vi siete sentiti con Schlein, dopo la rottura di Bari e l’accusa da parte sua di non aver liberato il Pd da «cacicchi e capibastone»?

«No, in queste ore non ci siamo sentiti».

[…] State per uscire dalla maggioranza che sostiene Emiliano in Puglia, dove avete un assessore e quattro consiglieri?

«In settimana terremo una conferenza stampa per annunciare gli obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere in Regione Puglia, ma sicuramente si scriveranno nuove pagine».

[…] Lei ha smentito di aver mai detto che sciogliere il comune di Bari sia legittimo. Come giudica la tentazione della destra di mandare a casa Decaro?

«Giorgia Meloni si permette di non far dimettere una ministra indagata per truffa sui fondi Covid, di non chiedere scusa ai foggiani dopo lo scioglimento per mafia del comune di centrodestra, di ignorare i vari arresti per voto di scambio nella coalizione di governo e dentro FdI e di proporre una norma per dare incarichi negli enti locali ai condannati per corruzione. Bella faccia tosta. Non possiamo accettare da loro sermoni sulla legalità e attacchi strumentali su Bari».

[…] Dietro le dichiarazioni di guerra, è anche lei alla ricerca di un terzo nome che risolva il duello Laforgia-Leccese?

«Non è nell’ordine delle cose impegnarsi a cercare un terzo nome dopo che per mesi ho implorato Decaro ed Emiliano di fare una loro proposta. […] Laforgia non lo conoscevamo ed è stato designato come candidato alle primarie non da noi, ma da una rete civica. […] Vito Leccese […] non sembra la soluzione ideale […]».

Quindi ha ragione chi le rimprovera di allearsi col Pd solo se il candidato è il suo?

«È la cosa più ridicola e truffaldina che mi viene detta. Da quando lavoriamo col Pd sui territori credo che il 90% dei candidati alle elezioni locali abbia la tessera del Pd».

Dica la verità: ha avuto paura di perdere le primarie?

«I segnali che arrivavano dal territorio erano di un netto vantaggio di Laforgia rispetto a Leccese […]».

Che ne sarà del campo largo? Si riapriranno i giochi dopo il 9 giugno?

«Le sorti dell’area del campo progressista non dipendono solo da noi, ma anche da quel che vorrà fare Schlein. Vuole perseguire gli impegni presi con la comunità che l’ha investita segretaria, per trasformare il Pd? O finirà trasformata dal Pd?».

Punta a scavalcare il Pd alle Europee per correre da candidato premier e tornare a Palazzo Chigi? La accusano di opportunismo…

«Accuse lunari, a uno che non ha mai nemmeno commissionato un sondaggio. La legislatura scade nel 2027, le decisioni prese oggi non nascono pensando a un obiettivo così lontano, ma dalla coerenza dei nostri principi e valori. E dispiace che ogni qualvolta sul conflitto russo-ucraino, su Gaza, sugli scandali nostrani e su quelli europei, come il Qatargate, quando noi usciamo con posizioni forti e coerenti, il Pd e le altre forze ci accusano, per miopia politica, di cercare il consenso elettorale».

Carlo Calenda si è detto convinto che se lei non riuscirà a diventare capo del centrosinistra, proverà ad allearsi con Salvini. Ci sta pensando davvero?

Da quando sono alla guida del M5S e dopo aver adottato con la mia comunità la carta dei principi e dei valori, la nostra scelta dell’area progressista è netta e chiara».

Quindi lei non siglerà mai più alleanze con Salvini ?

«Vorrei ricordare che nel 2018 il M5S si ritrovò con la Lega perché all’ultimo il Pd si era rifiutato di governare insieme. E vorrei rassicurare Carlo Calenda. Non c’è nessuna possibilità che noi si possa fare come fa lui sui territori».

Cioè?

«Cioè governare a destra e a manca a seconda dei rapporti di potere che hanno i capibastone locali, ai quali con la sua struttura partitica in franchising Calenda si appoggia di volta in volta».

[…] Chi vedrebbe meglio come presidente della Commissione Ue, tra von der Leyen, Metsola e Draghi?

«Noi guardiamo a un progetto che metta al centro politiche del lavoro e tutela del sistema sanitario pubblico. Ci batteremo perché la transizione ecologica non diventi transizione militare e per ridare sostanza alla politica e al dialogo, anziché alimentare i conflitti bellici».