PD CALABRIA: MA QUALE RIGENERAZIONE!! SEMPRE GLI STESSI…..

PD CALABRIA: MA QUALE RIGENERAZIONE!! SEMPRE GLI STESSI…..

Difficile pensare che i feudatari del PD calabrese,piccoli e grandi,non si siano resi conto che la disfatta elettorale subita il 4 marzo non lascia spazio a interpretazioni  di comodo.Non ha senso nemmeno cercare le responsabilità individuali, all’interno degli organismi di partito, che possono valere soltanto a fini interni ma del tutto ininfluenti sul problema di fondo che è di rappresentanza.Addebitare responsabilità,per esempio, al segretario provinciale di Cosenza sarebbe  un gioco che non porta da nessuna parte ,essendo noto a tutti che il segretario provinciale,per altro con un incarico regionale, risponde ad Oliverio e non gli è mai stata attibuita una volontà autonoma.Tutto il sistema di potere che il PD ha messo in atto in Calabria porta a Oliverio e alla sua incapacità di realizzare il programma per il quale era stato eletto.Doveva innanzitutto bonificare la burocrazia regionale a tutti i livelli,soprattutto apicali e, invece, gli è convenuto,per calcolo, compiacerla  confermandole posizioni e privilegi.Oggi il consigliere Giuseppe Aieta, di formazione socialista, pone il problema dei dirigenti regionali e del loro potere al primo punto del programma di rilancio dell’azione di governo che Oliverio  dichiara di volere attuare in vista del rimpasto di giunta.Che Oliverio e la sua corte di governo non godessero di un giudizio positivo da parte dei calabresi era risaputo a livello di partito e a livello di governo.Matteo Renzi , da rottamatore mancato, ha preferito assecondarlo e sostenerlo, nella convinzione che in termini elettorali  tornava utile  proprio per la gestione marcatamente clientelare che gli veniva attribuita.All’indomani del 4 marzo si sarebbe dovuta aprire nel PD calabrese una fase di dura analisi e autocritica, partendo da Oliverio e toccando tutte le posizioni PD nelle istituzioni regionali, sub-regionali e via scendendo.  Non è problema di sociologia politica,di rapporti col territorio,di mancato contatto con la gente, tutti elementi che hanno giocato il loro ruolo  ma scarsamente determinanti ai fini della sconfitta.La sconfitta affonda nella inaffidabilità di chi rappresenta il  PD là dove si governa e si gestiscono risorse, da Catanzaro a Reggio, ai grandi e piccoli comuni.E’ un problema di rappresentanza e di immagine,là dove l’immagine si coniuga con una cultura di governo smaccatamente clientelare  e autoreferenziale.La sfrontatezza con cui sono stati imbarcati esponenti del partito nelle articolazioni del potere regionale, dalle consulenze a i ruoli di supporto ai gruppi consiliari, non è passata inosservata. E chi ha taciuto se ne è reso complice.Ora, nell’ambito delle assemblee che i circoli del Pd vanno tenendo,  si assiste alla messinscena che a parlare di rigenerazione del Pd sono i responsabili della sua disfatta e,prima ancora, del suo disfacimento etico-politico.Con Oliverio che annuncia di volersi ricandidare alle regionali dell’anno prossimo e Nicola Adamo che partecipa alle assemblee dei circoli per  avviare la “rigenerazione” della  rappresentanza politica, la conclusione che se ne ricava è che il PD bisogna rifondarlo, ammesso che sia mai nato, sotto altro nome.Ma non è detto che sarebbe la soluzione.