FRANCO BIFARELLA SE N’E’ ANDATO……………… I

 

FRANCO BIFARELLA SE N’E’ ANDATO………………

I giovani che militano nella sinistra contemporanea non sapranno nulla di Franco Bifarella che ci ha lasciato, in silenzio ,portandosi i suoi 84 anni vissuti in questo mondo.Ma chi lo ha conosciuto e ha goduto della sua amicizia non può sottrarsi ai ricordi di una generazione che, sia pure con i suoi limiti,ha segnato la storia politica della città e della Calabria.I ricordi partono dal 68, da quell’epopea di illusioni e di speranze che voleva l’immaginazione al potere e il capitalismo disonesto e sfruttatore sconfitto.Un progetto di società di uguali nei diritti e nei doveri con punti di partenza garantiti, dall’istruzione al lavoro, dal giusto salario alla mobilità sociale.Ovviamente il 68 fu molto di più ma il denominatore comune era la contestazione del sistema in essere e la determinazione a cambiarlo in favore delle fasce sociali più disagiate e discriminate.E il 68 non era soltanto lotta e dibattito politico ma cinema,musica,tempo libero più in generale, con grandi aperture ai fermenti culturali che attraversavano la società e che provenivano dai campus universitari USA propagandosi in tutta Europa.Franco Bifarella era un personaggio della sinistra sessantottina, con una sua specificità e dati caratteriali che portavano a una amicizia immediata.Era un comunista di formazione bordighiana, ala rivoluzionaria e intransigente del PCI, e questa sua connotazione ne faceva un custode rigoroso dell’ideologia.Anche negli animati dibattiti che seguivano la proiezione di film fortemente impegnati,la lettura che ne dava era sempre filtrata dalla sua visione politica, dai rapporti di produzione e di sfruttamento negli assetti capitalistici.Ma la sua polemica era sempre garbata e simpatica con quell’intercalare di espressioni dialettali. Era un appassionato di jazz con grande competenza.Ha lasciato i suoi libri,le sue collezioni di dischi e di altri reperti della sua passione politica alla Fondazione Gullo, esplicito riferimento a una collocazione politica dalla quale non si è mai allontanato. Al suo funerale non sarebbe fuori luogo salutarlo col pugno chiuso.Non per fare concessione alla sua ideologia ma soltanto per rendere omaggio alla sua coerenza.Da compagni a compagno, al di là dell’ideologie che separano, nel senso di aver condiviso con lui non il “pane” ma una stagione in cui si pensava che cambiare il mondo era possibile.