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Sanità, tutti sapevano del disastro in Calabria

Non è solo un problema economico. Ma più ancora sanitario, politico, morale. Un’emergenza con cui l’Italia («Ma è la Calabria!», chiudono il discorso da decenni troppi leader allargando le braccia come dessero ogni partita per persa) non ha mai fatto davvero i conti. «La ’ndrangheta mette in fuga anche i medici. Otto posti da primario presso l’Unità sanitaria di Locri non si riescono a coprire per l’impossibilità di trovare docenti disposti a far parte delle commissioni»

Da dove viene il disastro della sanità in Calabria

Negli ospedali calabresi il problema di gran lunga più sentito riguarda il personale. In tutta la regione mancano medici, infermieri e personale sanitario. Fra tagli, pensionamenti e procedure rigidissime per le nuove assunzioni – imposte dai commissari per evitare nuovi indebitamenti e ogni sospetto di favoritismo – la quasi totalità delle strutture lavorava sotto organico già prima della pandemia, e oggi sono in condizioni ancora più difficili.
Le persone che lavorano nella sanità calabrese vivono con disincanto l’interesse nazionale per il nuovo commissario regionale, stuzzicato dal fatto che siano circolati nomi molto noti come quelli di Gino Strada e Guido Bertolaso. Nelle conversazioni sui risultati del piano di rientro e delle decine di figure indicate dal governo centrale negli ultimi undici anni, le facce e i nomi si confondono in un unico profilo: maschio, anziano, con una carriera nell’esercito alle spalle, il cui unico obiettivo è quello di risparmiare più soldi possibili per rispettare il piano di rientro, e che per timore di compromettersi o sembrare schierato si isola da tutte le altre componenti del sistema.

[Nella foto il lungomare di Reggio Calabria durante il primo giorno di “zona rossa” (Domenico Notaro/LaPresse)]

GESTIONE COMMISSARIALE: ORA PAGHINO….

L’ipotesi di reato che la magistratura si è avviata ad accertare è di procurata pandemia, nel senso che si dovranno  accertare le eventuali responsabilità personali nella mancata esecuzione delle direttive del governo nazionale e nella mancata osservanza del piano anti.covid  trasmesso a giugno dalla struttura commissariale e rimasto sulla carta.Ma la conferma- se mai ce ne fosse stato bisogno- delle inadempienze della gestione commissariale viene ora dalla repentinità con cui , una volta che si è mossa la magistratura, si è proceduto all’assunzione di medici e infermieri, si sono trovati i posti letto, sono stati svuotati i prontosoccorso, si vanno costituendo le USCA, si è creato un numero telefonico cui rivolgersi (0984-853385) per ogni evenienza e la Protezione Civile ha disposto per gli ospedali da campo dell’esercito. Si è mossa la Regione, facendo ora quello che poteva fare molto prima.Rimane il problema degli ospedali chiusi che restano chiusi e non si comprende , vista l’emergenza, quali ragioni ostano a riaprirli almeno per la prima assistenza sui territori. (Nella foto la sub-commissaria Maria Crocco )

I SINDACATI INVOCANO GRATTERI : POTEVANO PENSARCI PRIMA…..

Nell’esposto-denuncia – proseguono i Segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – abbiamo segnalato come, in questo periodo di Pandemia, oltre ad errori e/o omissioni nella catena di comando e di controllo delle procedure e all’inefficienza organizzativa, si siano rilevati, tra i diversi soggetti attuatori del Piano Anti-Covid, numeri e dati discordanti sui posti letto in Terapia Intensiva, nei reparti, nei numeri dei tamponi effettuati e processati, nonché sull’assistenza domiciliare.
Nello specifico, ci siamo riferiti a quanto affermato nel Decreto del Commissario ad acta 18 giugno 2020 34/2020”, dove si legge che: “Si è proceduto a potenziare, per quanto possibile, i posti di letto in terapia intensiva e malattie infettive, con la riqualificazione di spazi disponibili o dismessi e con la contestuale riconversione di molti reparti, sia presso gli Hub che presso gli Spoke dislocati nelle cinque province. ( Nella foto Nicola Gratteri )

Politici, massoni e mafiosi. Ecco come hanno spolpato la sanità in Calabria

L’obiettivo che si nasconde dietro la “rivolta” bipartisan della politica calabrese, è un altro, il controllo della sanità pubblica. La vera Fiat della Calabria con un giro d’affari di 3,5 miliardi all’anno, il 75% del bilancio regionale, e 20mila dipendenti. Un bacino elettorale enorme. Ospedali e aziende sanitarie sono stati l’osso che per anni è stato spolpato da una vorace compagnia di politici, circoli massonici e ‘ndrangheta.

PER LA CALABRIA NON BASTA LA ZONA ROSSA…E NEMMENO L’ESERCITO…..

Sulle condizioni in cui versa da tempo l’ospedale di Cosenza esiste una copiosa pubblicistica, con dichiarazioni di medici, sindacalisti, alcuni  esponenti politici non compromessi con i califfati della governance regionale ma c’è voluta la notizia, divulgata dagli organi di informazione, che la commissaria responsapile della gestione dell’Annunziata ha avuto, a giugno, dal governo centrale 2 milioni e 850 mila euro di risorse per predisporre…………….

SPERANZA E ARCURI VERGOGNATEVI !

Otto mesi per dare alla Calabria 6,solo 6, nuove postazioni di terapia intensiva.Alla regione più penalizzata negli investimenti fissi in sanità-15,9 euro pro-capite contro 84,4 pro-capite all’Emilia Romagna-che parte nella Pandemia dalla posizione più sfavorevole e dovrebbe quindi avere molto più degli altri.Non ci sono mezze misure.il ministro della Salute e il commissario devono dimettersi per le scelte fatte e per non aver vigilato….8 mesi 8 per dare alla Calabria 6,dico 6, nuove postazioni di terapia intensiva….Chi ha la responsabilità della politica sanitaria e della gestione dell’emergenza da meno di tutti, anzi non da niente perchè 6 è niente. Questo 6 della vergogna che rimarrà per sempre ha un nome e cognome: Roberto Speranza. Anzi ne ha due. Perchè il secondo nome è quello di Domenico Arcuri e viene prima del ministro. Che avrebbe dovuto vigilare su di lui….L’ineffabile coppia Speranza-Arcuri riesce a superarsi nominando l’amichetto politico di Cesena, Zuccatelli, che ha già fallito a Cosenza è sta fallendo a Catanzaro….

ZUCCATELLI…. BERSANI..E LA MUCCA IN CORRIDOIO….

I beneinformati dicono oggi che Zuccatelli ha fortemente desiderato, senza farne mistero, di essere lui il numero uno della gestione commissariale ma non sarebbe corretto avallare questa indimostrabile aspirazione perché amplificherebbe il ruolo avuto nei 100 milioni messi a bilancio, falciando i risultati positivi ascrivibili alla gestione commissariale targata Cotticelli.Diciamo però che in base agli elementi disponibili non suggeriremmo a un amico di comprare una macchina usata da Zuccatelli.Non convince. ( Nella foto Pierluigi Bersani )

APPELLO DELL’ORDINE DEI MEDICI

La nomina d’urgenza, avvenuta nel Consiglio dei Ministri di ieri sera, del dott. Zuccatelli come nuovo Commissario governativo alla sanità in Calabria, pur riconoscendo il tempestivo intervento del governo volto ad allontanare il precedente Commissario dopo la sua fallimentare gestione biennale e la sua inaccettabile intervista televisiva, non ci può tuttavia tranquillizzare e soddisfare né nel merito della scelta né, e ancor più, per la ripetizione di un metodo, cioè quello del commissariamento attraverso un plenipotenziario, che, come proverò a spiegare, per 10 e lunghi anni ha già ampiamente dimostrato i suoi insormontabili insuccessi e limiti. Avvertiamo questa preoccupazione come operatori sanitari, come rappresentanti ordinistici e come cittadini di questa regione e vogliamo, con questo appello, rendercene umilmente portavoce a nome di tutti, a maggior ragione per la nuova emergenza sanitaria, causata dalla ripresa minacciosa dell’epidemia, che unitamente alle croniche insufficienze del sistema sanitario calabrese sta mettendo in pericolo la salute e la vita della popolazione calabrese, anche per le gravi e negative ripercussioni sul mondo del lavoro, sulla vita quotidiana di giovani, adulti, anziani, sulle relazioni sociali.