GESTIONE COMMISSARIALE: ORA PAGHINO….

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GESTIONE COMMISSARIALE :  ORA PAGHINO…….

Nelle cancellerie delle Procure della Repubblica calabresi si sgomita a chi per primo deve presentare denunce contro la gestione commissariale della sanità calabrese. Tutti denunciano. C’è voluta l’ormai famigerata intervista a Cotticelli per scoprire ciò che tutti sapevano e da molto tempo. Ma nella Calabria “saudita” tutto si tiene, in un intreccio trasversale di connivenze e di convenienze.

La gestione commissariale della sanità calabrese non è nata ieri ma 10/11 anni fa di fronte allo sfascio prodotto da manager fatti in casa e targati politicamente secondo la maggioranza risultata vincente per la guida del governo regionale.E’, quindi, un’operazione losca scaricare tutto sui commissari di ultima nomina che,ovviamente, ci hanno messo di loro nel peggiorare il disastro.Anche loro,comunque, di nomina politica lottizzati ai tavoli romani col mandato di rimettere in sesto la sanità calabrese.

Lasciando da parte le vergogne e le ignominie consumate impunemente dai manager di casa nostra e dai loro padrini politici , tutti ben noti , compresi i funzionari e i dirigenti regionali che hanno tenuto il sacco della spesa sanitaria, occupiamoci dei commissari di nomina governativa, della loro appartenenza e della loro provenienza.Tutti padani, escluso Saverio Cotticelli a quanto pare natìo di quel Pomigliano d’Arco che ha dato i natali anche all’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio.Non è certo una colpa nascere a Pomigliano d’Arco ma, coi tempi che corrono, è un tratto identificativo e distintivo.A nominarlo fu la ministra 5Stelle Giulia Grillo.

Le condizioni in cui versava la sanità in Calabria,dunque, la conoscevano tutti, in Calabria e a Roma dove il il supercitato “Tavolo Adduci” monitorava periodicamente i risultati della gestione commissariale.Soltanto nell’ultima riunione, a scadenza del Decreto Calabria, ha dovuto prendere atto- pandemia all’attacco- che grazie ai commissari tutti, Cotticelli e Crocco in testa, la Calabria affrontava la seconda ondata del virus completamente impreparata, al limite del collasso  della rete ospedaliera e delle strutture territoriali.

Ma lo sconcerto è durato poco se è vero che il varo del secondo decreto Calabria non prevedeva la sostituzione, meno che mai la rimozione, di nessuno dei commissari in carica, compreso quello “ad acta” suicidatosi mediaticamente con l’intervista a “Titolo Quinto”.E’ prevalsa,cioè, la valutazione politica delle singole appartenenze e provenienze ed è risaputo che in politica un punto di compromesso si trova sempre. Lo show di Cotticelli e le implicazioni delle sue dichiarazioni  hanno messo in crisi l’assetto consociativo  dei padrini romani, riconducibili chi a 5 Stelle ,chi alla Lega e chi , come Zuccaletti, a LEU (Liberi E Uguali) , il partitino di Pierluigi Bersani ( quello della “mucca in corridoio”) e del ministro Roberto Speranza , ritrovatisi  “ con i pantaloni abbassati” di fronte all’opinione pubblica nazionale.

L’ipotesi di reato che la magistratura si è avviata ad accertare è di procurata pandemia, nel senso che si dovranno  accertare le eventuali responsabilità personali nella mancata esecuzione delle direttive del governo nazionale e nella mancata osservanza del piano anti.covid  trasmesso a giugno dalla struttura commissariale e rimasto sulla carta.

Ma la conferma- se mai ce ne fosse stato bisogno- delle inadempienze della gestione commissariale viene ora dalla repentinità con cui , una volta che si è mossa la magistratura, si è proceduto all’assunzione di medici e infermieri, si sono trovati i posti letto, sono stati svuotati i prontosoccorso, si vanno costituendo le USCA, si è creato un numero telefonico cui rivolgersi (0984-853385) per ogni evenienza e la Protezione Civile ha disposto per gli ospedali da campo dell’esercito. Si è mossa la Regione, facendo ora quello che poteva fare molto prima.Rimane il problema degli ospedali chiusi che restano chiusi e non si comprende , vista l’emergenza, quali ragioni ostano a riaprirli almeno per la prima assistenza sui territori.

Ora lasciamo lavorare la magistratura che, col supporto della Guardia di Finanza, avrà modo di portare alla luce inadempienze, omissioni e responsabilità.Ma vogliamo sperare che i tempi non siano lunghi e che , se emergono da subito gravi responsabilità sia pure non penalmente perseguibili, i soggetti coinvolti vengano rimossi, “dimissionati” o indotti a dimettersi, anche per evitare che le proteste di piazza possano degenerare.

Si è lucrato spudoratamente, con la nomina di commissari padani, sulla inadeguatezza, a monte e a valle, della classe dirigente calabrese, si sono create rendite di posizione per gli ospedali del nord grazie ai 300 milioni ed oltre della spesa sanitaria per i calabresi che vanno a curarsi fuori regione. Se si arrestasse l’emigrazione verso gli ospedali del nord  molti di questi ospedali dovrebbero chiudere.Siamo donatori di sangue da sempre alla “locomotiva d’Italia” e ai loro ladroni, che ci hanno ingabbiato vigliaccamente in una spesa storica che ci sottrae 6 miliardi all’anno a beneficio delle regioni del Nord. E tutti muti.

Ora, senza volerlo, grazie all’intervista di Cotticelli, la situazione sanitaria in cui versa la Calabria è diventata di pubblico dominio. Se la Calabria prende fiamme e le vampate arrivano  alle altre regioni il governo e i suoi ministri non potranno dire che non sapevano. Il lamento della donna, nel video girato nel prontosoccorso di Cosenza, è il lamento di un’intera regione che paga per colpe non sue.In giro c’è tanta paura e tanto dolore.Ci sono i nostri morti che stiamo seppellendo.Ci aspettiamo che i responsabili paghino.