RASSEGNA STAMPA – AL CONSIGLIO EUROPEO DI VENERDÌ SI METTE MALE PER L’ITALIA…

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”

La strada per il negoziato sulla revisione del bilancio pluriennale dell’Unione europea parte tutta in salita per l’Italia. E il bottino che la premier Giorgia Meloni punta a portare a casa dalla missione a Bruxelles rischia di essere molto magro. Rispetto alla proposta avanzata nei mesi scorsi da Ursula von der Leyen, quella che finirà sul tavolo del Consiglio europeo va a ridurre sensibilmente le due poste di bilancio considerate prioritarie da Roma. I 12,5 miliardi aggiuntivi previsti dalla Commissione per le politiche migratorie sono già diventati 8,6: di questi, soltanto 6,6 sono per la dimensione esterna e dovranno essere ridistribuiti tra tutte le rotte. Ma non è finita: i 10 miliardi per il fondo “Step”, lo strumento finanziario per sostenere la competitività delle imprese europee, sono praticamente spariti.  È rimasto solo un miliardo e mezzo, ma destinato esclusivamente all’industria della Difesa. L’esito finale della revisione dipenderà dalla trattativa tra i leader, che dovranno dare il loro via libera all’unanimità. Ma il punto di partenza si è già allontanato sensibilmente da quelle che erano le esigenze e le richieste italiane. L’attuale bilancio comune dell’Ue ha un valore totale che supera di poco i mille miliardi e copre un periodo di sette anni, dal 2021 al 2027. Era stato negoziato nel luglio del 2020 e da allora molte cose sono cambiate: la crisi legata alla pandemia si è inasprita, la guerra in Ucraina ha avuto conseguenze devastanti […], i flussi migratori hanno toccato un nuovo record […]. Per questo motivo, prima dell’estate, la Commissione ha proposto uno scostamento per i restanti quattro anni (2024-2027) attraverso un’iniezione di 99 miliardi di euro, di cui 66 attraverso un aumento dei contributi (i restanti 33 sono prestiti all’Ucraina che poi verranno restituiti). Ma diversi Stati membri, su tutti la Germania, si sono opposti e hanno chiesto di tagliare. Nell’ultimo testo di compromesso, elaborato da Charles Michel, sono confermati i 50 miliardi di euro per l’Ucraina (33 sotto forma di prestiti e 17 a fondo perduto). […] «Quando ci sono di mezzo i soldi e l’unanimità – prevede una fonte Ue – dobbiamo essere pronti a tutto». Nell’ultima “negobox” (la tabella con tutte le cifre per i negoziati), il totale del capitolo dedicato alle politiche migratorie non va oltre gli 8,6 miliardi di euro, quasi quattro in meno di quelli proposti dalla Commissione. Da questi bisogna togliere i due miliardi di euro per la dimensione interna (800 milioni per il Fondo asilo e migrazioni; un miliardo per la gestione delle frontiere e 200 milioni per l’agenzia europea per l’asilo). Per la dimensione esterna restano dunque 6,6 miliardi (di cui solo 1,2 miliardi di risorse “fresche”, il resto sarà recuperato attraverso una ridistribuzione) e questi fondi andranno poi suddivisi essenzialmente tra tre aree geografiche che rappresentano altrettante rotte: la fetta più grossa dovrebbe essere destinata per i rifugiati siriani, soprattutto quelli che si trovano in Turchia; poi ci sarà una quota per i Paesi dei Balcani Occidentali e infine una per quelli del vicinato Sud e più in generale dell’Africa, con i quali l’Italia vorrebbe stipulare accordi simili a quello firmato con la Tunisia. […] Ancor più complicata la trattativa per finanziare con risorse comuni il sostegno alla competitività delle imprese europee. Accantonata l’idea di un Fondo Sovrano, pur evocata da Ursula von der Leyen in un primo momento, già in estate la Commissione aveva ridimensionato le aspettative mettendo soltanto 10 miliardi nella nuova piattaforma “Step”. Secondo l’esecutivo europeo, l’effetto-leva provocato dall’intervento dei privati avrebbe generato 160 miliardi di euro.   […] C’è infine il capitolo legato agli interessi del Next Generation EU, il cui costo è aumentato significativamente in seguito all’impennata dei tassi. La Commissione aveva stimato 19 miliardi di euro in più […]. Diversi Paesi si sono opposti all’idea e l’ultima versione prevede di stanziare solo 9 miliardi per coprire i costi aggiuntivi e andare a recuperare eventuali risorse aggiuntive all’interno dello stesso bilancio. Al tavolo negoziale alcune delegazioni hanno anche avanzato l’ipotesi di dedurre il costo degli interessi dal pagamento delle prossime rate del Pnrr: uno scenario da incubo per l’Italia che però, a quanto pare, non sta trovando sostegno.