LA CASALINGA DI VOGHERA E LA RIVOLUZIONE DI DE MAGISTRIS….

LA CASALINGA DI VOGHERA E LA RIVOLUZIONE DI DE MAGISTRIS….

Nel mitico 68, quando la discussione politica si alzava in orbite filosofiche per raffinate quanto pregevoli analisi, c’era sempre qualcuno dotato di spirito critico ma maggiormente di senso pratico che richiamava l’assemblea ad un uso più accessibile del linguaggio, a concetti più semplici per essere più chiari possibile sull’obiettivo da perseguire e da far conoscere.Non c’è il copyright ma qualcuno consegnò alla storia di quel periodo il monito di parlare politicamente in modo da essere compresi anche dalla “casalinga di Voghera”. Voghera con le sue casalinghe non c’entra geograficamente nulla ma, evidentemente, l’autore del monito operava nella zona di Voghera e da allora la “casalinga di Voghera” è diventato il mantra di chi vuole farsi capire.

A ottobre in Calabria si voterà, dopo la scomparsa di Jole Santelli, per il rinnovo del consiglio regionale e per il presidente della giunta di governo e dopo un interregno di due anni del leghista Nino Spirlì come presidente facente funzioni.Il quadro politico è confuso, soprattutto per il centrosinistra mentre per il centrodestra il candidato c’è già e non dovrebbero esserci sorprese.Forse qualche manovra tattica di disturbo.

Il PD si trova nelle condizioni peggiori della sua storia, commissariato da anni ed ostaggio delle lotte interne dei feudatari che hanno sacrificato il partito alle loro carriere e che ancora oggi brigano per restare in campo e condurre il gioco.Il Pd cerca di affermare una sua leadership nel centrosinistra che nessuno gli riconosce e la trattativa in cerca di alleanze lo vede sempre più isolato.Fino ad oggi i “tavoli” promossi non hanno dato risultati se non il coinvolgimento dei soliti “cespugli” che fanno massa critica soltanto se fanno fronte unito.Al momento tutto ruota intorno al possibile accordo PD-M5Stelle che dovrebbe avere un effetto di trascinamento per movimenti e liste civiche.

Dopo una manovra diversiva con la candidatura di Enzo Ciconte,il PD è dovuto ritornare sulla candidatura di Nicola Irto, ex-presidente del consiglio regionale, il quale avrebbe accettato con riserva in attesa delle decisioni del M5S e di avere un quadro completo della situazione.Ma i 5Stelle temporeggiano, hanno fatto sapere tramite Conte che sono interessati all’alleanza elettorale ma il candidato alla presidenza deve essere espressione della società civile e non esponente di partito.L’identikit non porta certo a Nicola Irto la cui candidatura è sostenuta da tutta la nomenclatura del PD allineata col commissario Graziano.E’ delle ultime ore l’indiscrezione che Conte avrebbe dato via libera alla candidatura di Enzo Ciconte

Ma la politica è fatta di colpi di scena, alla ricerca del possibile, per cui non deve sorprendere se Luigi De Magistris e Carlo Tansi, dopo la rottura del “TanDem”, con mosse separate e a sorpresa, riaprono il dialogo nel centrosinistra. De Magistris lo fa con una intervista a “Il Mattino” di Napoli lasciando intravedere la possibilità di partecipare al “tavolo” del centrosinistra ma a determinate condizioni. De Magistris ha rifiutato fino ad oggi di sedersi ai “tavoli” promossi dal PD, ha respinto l’invito a partecipare alle “primarie” e ha utilizzato ogni occasione per affermare che lui cerca consensi nell’elettorato PD ma al di fuori di ogni accordo. Ora dalle colonne de “Il Mattino” lancia una proposta in salsa bolognese, come è stato con Bonaccini, eletto senza simboli di partito e con le “sardine” dentro.Ma emerge qualcosa di più e cioè che De Magistris gioca due partite in una, su due tavoli diversi, quello delle regionali in Calabria e quello delle amministrative a Napoli dove De Magistris corre con una propria candidata alla carica di sindaco.Per Enrico Letta, ma anche per Conte, avere dentro la coalizione De Magistris a Napoli e a Catanzaro configura una possibilità concreta di sconfiggere il centrodestra.Non sarebbe poco.

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Ma se De Magistris decidesse di mantenere la sua candidatura autonoma dai partiti in nome di quella rivoluzione che tale può essere soltanto se orientata a chiudere con la vecchia politica, la partitocrazia consociativa, i feudatari di partito, autoreferenziali e comunque sempre governativi, deve dire cosa farà una volta eletto. Perché, in maggioranza o all’opposizione, destra o sinistra, soprattutto in Calabria, il potere logora chi non ce l’ha e questo spiega la ineludibile denuncia di Nicola Irto quando afferma che pezzi del suo partito hanno intese sottobanco con pezzi del centrodestra. De Magistris,per essere credibile, a parte gli accordi su Napoli, deve spiegare la sua rivoluzione alla casalinga di Voghera che in Calabria diventa la casalinga di Taurianova o di Soveria Mannelli.Non c’è rivoluzione possibile se non si convince quel 50 e passa per cento di elettorato che rimane a casa e non va a votare, che cambiare è possibile se i calabresi vogliono cambiare ma bisogna mettere fuori gioco i pupi e i pupari che hanno governato fino ad oggi.E la casalinga di Taurianova o di Soveria Mannelli, che ha vissuto le paure della pandemia, vuole sapere innanzitutto chi ha ridotto la sanità in Calabria nelle condizioni in cui è ridotta, con 18 ospedali chiusi, personale medico e paramedico non assunto nonostante le risorse disponibili, i posti letto non realizzati, la fila delle ambulanze in attesa di un posto in reparto, i 1.200 morti da virus e quelli che si potevano salvare con più posti in terapia intensiva, più reparti Covid con ventilatori polmonari che non sono stati utilizzati nonostante i milioni stanziati.Dietro il disastro della sanità calabrese ci sono le responsabilità di una classe dirigente e di governo incapace, incompetente, velleitaria e largamente compromessa nella zona grigia dove politici, colletti bianchi, alta burocrazia e lobby criminali vengono a patti.Non può che riferirsi a questo De Magistris quando parla della legalità come cardine del suo programma ma le casalinghe di Calabria per capire e decidere se votare, hanno bisogno di sapere dove si va a colpire e per quali risultati, a parte la sanità che è la prima emergenza da affrontare, tirando fuori i numeri degli sperperi e del saccheggio della spesa pubblica, possibilmente fornendo nomi e cognomi dei responsabili che vanno rimossi e neutralizzati. Il super- commissario Guido Longo, convocato in audizione alla Commissione parlamentare Antimafia, ha affermato che la sanità in Calabria è infiltrata dalla mafia e dalla massoneria deviata.L’affermazione è acquisita agli atti.Si spera che la DDA guidata da Nicola Gratteri si senta direttamente chiamata in causa e agisca di conseguenza.E questo è compito della magistratura mentre De Magistris è chiamato al compito prettamente politico di rivelare come è stata utilizzata fino ad oggi la spesa pubblica in tutte le sue articolazioni e diramazioni, dai trasporti, alla scuola, al sostegno dell’economia, al lavoro che non c’è, alle imprese in affanno, agli enti sub-regionali carrozzoni con bilanci passivi e clientele ingrassate.De Magistris spieghi con parole semplici cosa sia e significa “la spesa storica”, perché a Bologna per ogni cittadino la spesa pro-capite in sanità è di 84 euro e in Calabria 15 euro.Spieghi, sempre De Magistris, perché nei comuni della Calabria c’è penuria di asili nido mentre al Nord aumentano di anno in anno grazie alla spesa storica. Siamo sicuri che le casalinghe di Calabria capiranno.Come quella di Voghera.