REGIONALI: IN CALABRIA E’ GUERRA DI CANDIDATURE…

REGIONALI: IN CALABRIA E’ GUERRA DI CANDIDATURE…

C’è un gran da fare nei palazzi della politica calabrese e non tanto per la trasmigrazione da uno schieramento all’altro quanto per la confusione che regna in ogni formazione politica che gioca la partita del voto regionale del 26 gennaio.

Gerardo Mario Oliverio è stato il primo ad   aprire le ostilità col suo partito chiamando 250 sindaci a firmare un manifesto di sostegno alla sua ricandidatura e poi ha proseguito, a fronte delle dichiarazioni del PD di non ritenere proponibile la sua candidatura,con  mobilitazioni di iscritti,dirigenti con lui schierati, segretari di federazione,truppe cammellate per riempire teatri, nomenclatura del centrosinistra a issarlo sugli scudi.

Si è arrivati a sostenere che il diniego del  PD a ri-candidarlo sia la conseguenza di una telefonata intercorsa fra il procuratore antimafia Nicola Gratteri e Nicola Zingaretti, dove il procuratore sconsigliava la ricandidatura, ma Gratteri nello studio della Gruber l’ha definita una inutile provocazione.Che potrebbe avere delle conseguenze. Se Oliverio porterà fino alle estreme conseguenze la sua guerra al PD, candidandosi contro con sedicenti liste civiche, avrà la possibilità di far perdere il PD e i suoi alleati ma non è prevista ,pur al massimo dell’ottimismo, una sua affermazione.

Da qui i cauti ripensamenti di chi fino ad oggi ha sostenuto,dentro e fuori il PD, la sua ricandidatura.Battersi per convincere gli organismi nazionali a ricandidarlo è una cosa, mettersi fuori dal PD per sostenere la sua corsa disperata e solitaria comporta ben altre conseguenze.Intestarsi la sconfitta del PD e del suo candidato implicherebbe la rottura irreversibile col partito e i suoi riferimenti politici e istituzionali.

Oliverio per primo non dovrebbe chiedere a chi lo ha sostenuto fino ad oggi con lealtà e coraggio di sacrificarsi politicamente per una battaglia che, con tutte le credenziali politiche possibili, rimane comunque una battaglia personale contro il partito che, nella sua evoluzione storica, gli ha sempre garantito cariche elettive, prestigio,potere e consistenti vantaggi economici.

Che senso avrebbe per Giudiceandrea,Orlandino Greco e Mimmo Bevacqua, tre consiglieri in carica molto vicini ad Oliverio dai tempi in cui si era insieme alla Provincia di Cosenza, vestire i panni di una lista civica per fare la guerra al candidato del PD? E dopo ? Soccombere insieme con Oliverio sarebbe la scomparsa dalla scena politica perché si sarebbe sacrificata  storia  e identità politica personale. Non è tuttavia da escludere che lo stesso Oliverio, alla fine, non se la sentirà di correre l’avventura e farà quel passo indietro che, con discrezione e riservatezza, da più parti gli viene richiesto.

Quanto al candidato in pectore del PD, accantonate le candidature di Rubettino e Talarico, rimane quella di Pippo Callipo che, per autorevolezza e affidabilità, esprime quella discontinuità “civica” invocata dai 5Stelle.Le trattative vanno avanti ma pagano il prezzo dei contrasti esistenti all’interno del M5Stelle dove la leadership anti-Pd di Luigi Di Maio viene messa in discussione  ma non può essere ignorata.

Poco attendibili appaiono,invece, le candidature di Danila Nesci o del professore Aiello dell’Unical, utili se messe in campo per una battaglia di bandiera ma ritenute inadeguate per battere il centrodestra. Può anche darsi che rispondano a giochi tattici riconducibili ai gruppi contrapposti all’interno del M5Stelle ma, in ogni caso, saremmo al “teatrino” e  non alle scelte reali.

Nel centrodestra i segnali di fumo sono contraddittori. Mario Occhiuto resta in campo ma resta anche l’opposizione di Matteo Salvini che, a quanto pare, sarebbe contrario anche alla candidatura di Roberto Occhiuto che non ha pendenze giudiziarie di cui dover rispondere. Salvini viene dato favorevole alla candidatura di Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, che non sarebbe comunque una novità mentre Giorgia Meloni attende che Berlusconi dica una parola definitiva.

Intanto i tempi si si accorciano e le liste , col candidato governatore, vanno fatte prima del panettone.Dopo di che all’albero di Natale ognuno potrà appendere le sue speranze e le sue passioni  ma, con senso di realismo, si convinca che, comunque vada, il 27 gennaio  ci sarà poco da festeggiare.