RIMBORSOPOLI CALABRESE:TANTO TUONO’ CHE PIOVVE….

consiglio-regionale-aula-12RIMBORSOPOLI CALABRESE: TANTO TUONO’ CHE PIOVVE……………

Ce n’eravamo dimenticati della rimborsopoli calabrese e dei suoi disinvolti profittatori.Sapevamo delle indagini della Guardia di Finanaza,di alcune anticipazioni sulle note spese rimborsate ma poi l’inchiesta  ha preso la strada dei percorsi carsici della giustizia, che è lenta ma alla fine arriva.Qui non siamo alla giustizia penale che ha altri percorsi e il compito di accertare eventuali reati commessi.Siamo invece alla giustizia amministrativa-contabile, cioè al controllo che la Corte dei Conti esercita sui bilanci degli enti pubblici, per verificare eventuali sperperi e sprechi, illegittimi compensi e conseguente danno all’erario, cioè alle finanze dello Stato.E infatti la lettera che Oliverio ha inviato ai 37 consiglieri regionali  in attività negli anni 2010-2012, invitandoli a restituire le somme illecitamente percepite come rimborso di spese dichiarate “istituzionali”, non muove  da intenti di moralizzazione e di bonifica dei contributi elargiti ai gruppi consiliari ma  da un dispositivo della Corte dei Conti che,per accertato danno erariale.dispone la restituzione delle somme illecitamente percepite.In testa alla classifica dei prodi consiglieri regionali che hanno esibito fatture e scontrini rimborsati c’è Luigi Fedele, già presidente del consiglio regionale e assessore alle politiche europee,cui viene richiesta la restituzione di 442 mila euro.Nelle sue note spese primeggiano hotel di lusso e champagne d’annata.Segue l’ex-assessore De Gaetano al quale viene richiesta la restituzione di  424 mila euro.Terzo di questa significativa classifica è l’ex-consigliere Bilardi,oggi senatore della Repubblica,che deve  357 mila euro.In quarta posizione abbiamo Nicola Adamo,già vice –presidente di giunta e assessore in più legislature, sottoposto per vicende giudiziarie alla misura di risiedere fuori regione e da qualche mese rientrato in Calabria.Oggi dicono che lo si può incontrare facilmente nell’anticamera di Oliverio.La Corte dei Conti gli chiede  la restituzione di 308 mila euro.Seguono gli altri 33 con importi variabili che comprendono anche gli importi relativi agli sontrini del caffè.Ma ce ne vogliono di caffè per arrivare a circa 3 miliardi,cioè la somma complessiva che i 37 consiglieri debbono restituire. Oltre agli scontrini del caffè ci sono note spese per viaggi,valigie,cene conviviali,hotel di lusso, bottiglie di champagne,regali,telefoni,tabhlet,computer, soggiorni termali e ospitalità in hotel a persone del tutto estranee ai compiti istituzionali dei consiglieri.Dicevamo che bisogna distinguere il profilo penale dei comportamenti addebitati dall’abuso amministrativo, cioè l’aver utilizzato per  fini impropri contributi finalizzati all’attività istituzionale.Semplificando, i consiglieri avrebbero operato nelle maglie larghe di un regolamento che non poneva limiti specifici all’utilizzo delle somme disponibili e in questo senso si alleggerisce la posizione sotto il profilo penale.Ma se non è reato avere approfittato, le somme vanno restituite  perché utilizzate per attività non istituzionali.Si vedrà come andrà a finire.Ci saranno contenziosi che si trascineranno per anni e alla fine avremo metabolizzato anche questa penosa vicenda tutta in quota al ceto politico. Oggi vige un regolamento che non dovrebbe più consentire abusi ma bisognerebbe andare nelle pieghe dei capitoli di spesa relativi al funzionamento degli organismi politici per avere contezza di quanto vengono a costare complessivamente i consiglieri regionali.Non sono pulsioni di antipolitica ma la semplice rivendicazione democratica di poter conoscere quanto gravano sul bilancio regionale. Di che cosa si occupino i consiglieri regionali, fra aula e commissioni, è dato sapere poco, con quali risultati è di tutta evidenza.Questo spiega perché il consiglio regionale in carica è andato in vacanza il 1 agosto e fino al 14 settembre non si era ancora riunito.Una implicita ammissione di inutilità e inadeguatezza al ruolo di cui nessuno, nella Calabria saudita, li chiama a rispondere.