RASSEGNA STAMPA – La Lega di Salvini e della flat-tax riguardo all’evasione fiscale…

(nella foto Maurizio Leo)

 

1 – LEO, ‘NESSUNA CACCIA ALLE STREGHE SUGLI EVASORI’

(ANSA) – “Nei casi in cui il contribuente non aderisce al concordato non è che faremo una caccia alle streghe, assolutamente no. Mi dispiace se sono stato interpretato in modo diverso nell’audizione di ieri”. Lo afferma il viceministro dell’Economia Maurizio Leo all’evento del Sole 24 ore ‘Telefisco 2024’. “Ciò che vogliamo fare – aggiunge – è dire al contribuente: ‘Mi spieghi perché c’è un disallineamento tra il reddito che dichiari e gli elementi in nostro possesso?’ Se è in grado di dare giustificazione nessuna conseguenza, ma questo rientra nella normale logica di accertamento nell’assoluto rispetto di legge” e della privacy. “Non è che cambierà il rapporto e avremo un fisco che vuole colpire i contribuenti. Vogliamo tendere una mano al contribuenti, fare in modo che si allineano e dichiarino in relazione alla lo capacità contributiva, lo dichiarino gradualmente e, a fronte di questo, abbassare le aliquote”, spiega Leo. “Per coloro i quali i non ritengono di doversi adeguare – continua il viceministro – vogliamo acquisire informazioni che potranno formare oggetto di dialogo e, qualora il contribuente è in grado di fornire giustificazioni, nessuna conseguenza si determinerà”.

2 – LEO LANCIA LA CACCIA AGLI EVASORI “TERRORISTI, SCOVIAMOLI SUL WEB” LA LEGA INSORGE: BASTA IDEOLOGIA

Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “la Stampa”

Dal «fisco amico» al fisco Truman Show il passo è breve. Dopo le polemiche che sono piovute addosso a Fratelli d’Italia da opposizioni e sindacati, che denunciano il tentativo di voler «legittimare l’evasione» attraverso il concordato preventivo biennale, il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo (FdI) corre ai ripari e annuncia la caccia sui social a chi nasconde i redditi al fisco. «Vogliamo considerare gli elementi più significativi del tenore di vita, visto che i professionisti e gli imprenditori pubblicano sui social le foto delle vacanze alle Maldive o dei ristoranti dove mangiano», spiega nel corso di un’audizione nella commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria. Si tratta del «data scraping», ovvero la possibilità per l’Agenzia delle entrate di “estrarre” i dati dal web. «Abbiamo iniziato a ragionare col Garante della Privacy e da parte loro c’è assoluta disponibilità, ferma restando la tutela dei dati personali. L’evasione fiscale è un macigno tipo il terrorismo, abbiamo un tax gap di 80-100 miliardi e dobbiamo tutti collaborare», sottolinea l’esponente di Fdi. Il data scraping, che la Francia usa già da due anni per scovare i furbetti, in Italia è consentito solo in parte. L’Agenzia delle entrate, ad esempio, sfrutta le tecnologie per censire gli immobili fantasma e la Guardia di finanza scandaglia il web, ma sui social le indagini sono bloccate a causa dei paletti stringenti della privacy. Aveva provato a intervenire il governo Draghi, ma la proposta non andò a buon fine. Il Garante, però, resta comunque contrario all’utilizzo delle banche dati «pubblicamente disponibili» e ritiene le informazioni sui social poco credibili. La Lega si dice stupita dal nuovo atteggiamento di Leo. Armando Siri, consigliere economico del vice premier Matteo Salvini, parla di «caccia alle streghe che esonda i confini del programma di governo». Siri aggiunge: «Gli slogan sul terrorismo e la persecuzione della vita privata dei cittadini a fini fiscali lasciamoli come prerogativa della peggiore ideologia illiberale». Prende le distanze anche il senatore leghista Claudio Borghi, che su X scrive: «Certi toni e parallelismi impropri sono da evitare». Ma a Leo preme difendere il concordato biennale, lo strumento approvato con l’ultimo decreto legislativo della delega fiscale, che consente alle Partite Iva soggette alle pagelle Isa – anche a chi ha un voto inferiore all’8 – di accettare una tassazione biennale poco superiore al proprio reddito dichiarato. L’accordo proposto dall’Agenzia mette gli autonomi al riparo dai controlli per due anni, ma il vice ministro si giustifica: «Non abbassiamo la guardia». […] Secondo Leo, è l’unico modo per l’erario di recuperare gettito, perché «solo l’1%» di quelle Partite Iva viene controllata dall’Agenzia delle entrate. Perciò, gli autonomi che non aderiranno al concordato verranno inseriti «in liste selettive», i cui compensi sospetti saranno verificati grazie all’uso incrociato di diverse banche dati. Tuttavia, la misura delle liste selettive non è un’innovazione dell’esecutivo di centrodestra, ma è stata introdotta grazie a un decreto attuativo firmato dal governo Draghi che recepiva una norma del Conte II. Il concordato, sostiene il vice ministro, «va di pari passo con il taglio della pressione fiscale, le risorse recuperate andranno a ridurre l’Irpef e a rivisitare le aliquote Iva». […]