RASSEGNA STAMPA – IL CARDINALE CONDANNATO VA A CONFESSARSI DA VESPA…

(nella foto Il Cardinale Angelo Becciu con Bruno Vespa)

 

Estratto dell’articolo di Felice Manti per “il Giornale”

«Sono innocente, credo e spero lo pensi anche il Papa. Le speculazioni? Non decise da me, Bergoglio sapeva dei soldi a Cecilia Marogna». Così il cardinale Angelo Becciu, intervistato da Bruno Vespa a Cinque minuti ieri sera su Raiuno, è tornato sulla condanna a cinque anni e sei mesi per peculato comminata dal tribunale del Vaticano, composto esclusivamente dai laici. «Voglio gridare al mondo che sono innocente, che non ho fatto assolutamente questi reati». Sulle speculazioni Becciu ricorda come «già dal 1929 la Santa Sede ha iniziato la tradizione di investire sui palazzi a Londra, Parigi e Roma». E sull’incauta operazione di Sloane Avenue il porporato, che non si è messo in tasca neanche un euro, sottolinea: «Non sono io che ho deciso. Seguivo 17 uffici, non avevo tempo per le questioni finanziarie» […] Sulla stessa condanna di Becciu si sono esibiti ieri numerosi quotidiani con dei dubia, verrebbe da dire. Mentre il Corriere dà voce al dolore del fratello di Becciu, Antonino («Condanna decisa dal Papa), il Foglio dice che l’altro prelato è stato «umiliato e spogliato dei diritti connessi al cardinalato» da un Pontefice che si sente più Re «con poteri sovrani anche sullo Stato della Città del Vaticano in forza del munus petrino» e meno Papa, senza «l’aureola sproporzionata di santo, quella di un essere superiore e intoccabile». Seduto sulla cattedra di Pietro oggi c’è un Francesco del pulpito e un Francesco del trono», ragiona Il Giorno, mentre una autorevole studiosa come Lucilla Scaraffia sulla Stampa parla di tutti gli errori sul caso Becciu, come le regole processuali cambiate in corsa «quattro volte» e «una condanna per colpe sulle quali, a giudizio di quasi tutti gli osservatori presenti alle lunghe sedute processuali, il dibattimento ha gettato molti dubbi decisivi». Repubblica invece ricorda quando Becciu si disse «pronto a rifondere la Segreteria di Stato» sul caso Marogna. La stessa esperta di intelligence, condannata per truffa, si è difesa («Sono stata usata»), rivendicando che la missione di liberare la religiosa era riuscita.