RASSEGNA STAMPA

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SI SUSSEGUONO LE DICHIARAZIONI CIRCA LA SEGRETEZZA DELLE INTERCETTAZIONI FATTE DALLA POLIZIA PENITENZIARIA NEL CARCERE DOVE ERA DETENUTO L’ANARCHICO COSPITO. IL SOTTOSEGRETARIO DEL MASTRO AVREBBE ASSICURATO A GIORGIA MELONI CHE LE NOTIZIE NON ERANO SECRETATE IN QUANTO NON “CLASSIFICATE”. PER IL MINISTRO NORDIO TUTTI GLI ASPETTI DEL 41BIS PORTANO A OBIETTIVI SENSIBILI. DONZELLI, CHE HA INNESCATO GLI SCONTRI ALLA CAMERA CHIEDENDO PROVOCATORIAMENTE SE IL PD STA DALLA PARTE DELLO STATO O DALLA PARTE DEI TERRORISTI, LASCIA INTENDERE CHE GIORGIA MELONI ERA AL CORRENTE DI QUANTO LUI AVREBBE DICHIARATO IN PARLAMENTO.

Articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, lei e il suo collega e amico Giovanni Donzelli pensate di dimettervi come chiede l’opposizione?

«No. Perché?».

Per quei colloqui che lei ha rivelato e lui ha reso pubblici tra Alfredo Cospito e un camorrista e un killer della ‘ndrangheta, nei quali i criminali incoraggiavano l’anarchico ad andare avanti nel digiuno contro il 41 bis, auspicando un intervento dell’Europa «che magari ci toglie anche l’ergastolo ostativo». Non dovevano restare segreti?

«No. Erano in una relazione basata sull’osservazione degli agenti penitenziari che fanno bene il loro lavoro, ponendo attenzione ai detenuti in 41 bis».

Il ministro Nordio ha parlato di informazioni «sensibili» delle quali occorre sapere il livello di segretezza. Qual è?

«Nessuno. Non sono classificati, né secretati e nemmeno riservati».

Perché lui non l’ha detto?

«Credo verificherà lo stenografico. Gli si chiede una valutazione non un atto di fede».

Bonelli dei Verdi ha denunciato Donzelli per rivelazione di notizie riservate. Dice il falso?

«Credo sia in buona fede: parla di intercettazioni. Ma non lo sono. E nemmeno captazioni ambientali».

Giorgia Meloni sapeva di ciò che sarebbe accaduto?

«No, nemmeno io. Donzelli mi ha chiesto. Io ho risposto, e poi è intervenuto».

E non ha sentito la premier dopo questa bagarre?

«Oggi (ieri, ndr ). Mi ha chiesto se erano informazioni segrete. Le ho risposto di no. Aggiungo: in un Paese in cui si denuncia che vengono apposti troppi segreti di Stato perché, in un caso in cui i cittadini possono sapere, avrei dovuto comportarmi come chi li vuole tenere all’oscuro?».

Il sottosegretario Mantovano si è irritato?

«Assolutamente no. Ci siamo sentiti e gli ho confermato che non sono documenti classificati».

È normale che atti interni siano usati per sollevare dubbi sulla linea anti-mafia del Pd?

«Io ho solo risposto a una domanda».

Che domanda era?

«Quella se ci fossero saldature tra anarchici e mafiosi. E ho risposto che abbiamo solo elementi che fanno desumere una battaglia comune contro il 41 bis. Oltre al digiuno di Cospito, che vuole far revocare la misura a tutti i detenuti, ho citato quei colloqui. Lo avrei fatto in un’interrogazione parlamentare con più precisione. Ne ho il dovere».

C’è chi vi accusa di aver fatto sapere ai mafiosi, rivelando quei colloqui, che sono ascoltati in carcere.

«Perché, i detenuti al 41 bis non sanno che c’è la polizia penitenziaria?».

Ha rivelato lei a Donzelli che i deputati pd avevano visto Cospito in carcere lo stesso giorno in cui parlava con camorra e ‘ndrangheta di come eliminare il 41 bis?

«Gli ho detto quando è avvenuto il colloquio. Loro avevano fatto una conferenza stampa. Lo avrà capito così».

Secondo lei ha sbagliato?

«No. Perché ha usato un’informazione corretta per fare una valutazione politica che si può condividere o meno».

Lei la condivide? Pensa che il Pd o altre forze politiche vogliano eliminare il 41 bis?

«Non mi pongo questa domanda. Penso che fin quando al governo ci siamo noi, 41 bis ed ergastolo ostativo sono inattaccabili».

L’uno tiene l’altro?

«Politicamente si tengono per mano. Sono strumenti della normativa speciale antimafia: insieme staranno o insieme cadranno».

Renzi ironizza su chi «confonde la Camera con la cameretta», perché lei e Donzelli condividete un appartamento a Roma. È andata così?

«No. Ne abbiamo parlato a Montecitorio».

Da quanto vi conoscete?

«Da almeno 25 anni».

Sempre andati d’accordo?

«Al contrario. Nel movimento giovanile ci “becchettavamo” spesso. Io sono di Biella, lui toscano. Lui era della destra protagonista, io della destra sociale».

Poi?

«Poi tutto è cambiato quando è nato FdI. Si sono rimescolate tutte le carte. Politiche e umane. Noi ci siamo trovati in sintonia e dalla scorsa legislatura condividiamo l’appartamento».

Dica la verità: la relazione l’aveva portata a casa e Donzelli l’ha letta?

«Assolutamente no».