RASSEGNA STAMPA

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OSCILLAZIONI NEI SONDAGGI CHE FAVORISCONO LEGA E PD CHE SI PORTA PIÙ AVANTI DEL M5STELLE RECUPERANDO IL VANTAGGIO CHE AVEVA PERSO. SALVINI CAPITALIZZA LE PULSIONI ANTIMIGRANTI ECCITATE DAI PROVVEDIMENTI DEL MINISTRO PIANTEDOSI E RISALE DI DUE PUNTI. SCENDE FORZA ITALIA CHE CERCA VISIBILITÀ NELL’AZIONE DI GOVERNO CON LE PENSIONI A MILLE EURO. NEL PD LA LUNGA MARCIA VERSO IL CONGRESSO ANIMA IL DIBATTITO INTERNO IN VISTA DELLE REGIONALI.

Articolo di Alessandra Ghisleri per “la Stampa”

La vera forza del rimpianto non si manifesta solo nel sentimento che si prova nel contemplare un passato che non c’è stato, ma soprattutto nella modalità in cui questa emozione è in grado di governare le scelte future. L’importante sconfitta alle elezioni del 25 settembre per il Partito Democratico sembra aver definito -nuovamente- quei perimetri di quel limite oltre il quale non si può più procedere. È un partito ferito, i suoi elettori sentono il bisogno di avere una nuova rotta politica su cui convergere. Un orientamento certo, trasparente privo di “magheggi”, che al momento può nascere solo da quel confronto diretto, capace di coinvolgere tutte le migliaia di circoli distribuiti sul territorio nazionale. Scriverne così sembra quasi un’utopia, tuttavia nei sondaggi, ogni volta che emerge il Congresso di un partito politico o di un movimento si registra un inequivocabile interesse da parte dei suoi sostenitori con il risultato di istruire e implementare il consenso stesso. I congressi, come le grandi manifestazioni di parte, sono in grado di riattivare quelle cellule – talvolta anche dormienti- che si sentono nuovamente implicate nei passaggi importanti della storia del nostro Paese. Al momento il Partito Democratico si trova in una posizione indefinita tra due fuochi che lo vedono sotto attacco sia alla sua destra sia alla sua sinistra. In assenza di un intervento shock ed immediato il rischio è assistere ad un ulteriore sfarinamento con una perdita di identità nell’elettorato oggi disorientato. Alla proclamazione di Walter Veltroni nel 2007 come primo segretario del neonato Pd, si comprese subito che la forza del partito sarebbe stata quella di coalizzare e unire in un’unica coabitazione i liberal, i post comunisti, i post democristiani, i post socialisti Oggi esiste un’importante incertezza di fondo che è insita nell’identità del partito: «Siamo di sinistra, siamo di centro, siamo vicini a Conte, siamo più vicini a Calenda a Bersani – fino a – ci sentiamo renziani…». Il tutto finisce solo per alimentare l’ego di qualcuno e la confusione degli elettori per incoraggiare tutte le altre forze che si trovano nell’area di centro sinistra. Ad oggi nella simulazione di voto delle primarie emerge un buon 34,3% di elettorato Pd ancora indeciso ad andare a votare e quale candidato scegliere. Tra questi ben il 44,1% degli over 65 che dovrebbero costituire la storia della tradizione del partito. A fronte delle rilevanti personalità di cui si parla pubblicamente senza ancora una nota ufficiale definita, il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini (25,9%) è in testa alla classifica seguito a breve distanza dalla sua vice Elly Schlein (21,4%). Più distanti emergono Vincenzo De Luca (5,9%) Francesco Boccia (4,5%), Paola De Micheli (3,3%), Dario Nardella (2,5%), Peppe Provenzano (1,5%) e Matteo Ricci (0,6%). In questo percorso il dato che impressiona è che 1 elettore dem su 2 (47,3%) è già convinto che il futuro segretario del partito sarà Stefano Bonaccini. Questo rischia di vanificare gli sforzi del partito neutralizzando la possibilità di coinvolgere gli elettori all’evento anche nel suo significato più profondo come nuovo punto di origine. Nell’ultima rilevazione realizzata da Euromedia Research per il programma Porta Porta di Bruno Vespa il dato più significativo delle intenzioni di voto nazionali è proprio quello del Partito democratico che con un guadagno di quasi un punto (17,4%) è tornato ad essere il secondo partito alle spalle di Fratelli d’Italia (28,5%). La distanza con il Movimento 5 Stelle è minima (0,9%), tuttavia la posizione ambigua di Giuseppe Conte sul tema dei migranti ha finito per favorire da una parte il partito di Enrico Letta e dall’altra la Lega di Matteo Salvini (10,2%, + 1,2% in 15 giorni) che cavalca il suo cavallo di battaglia. Le primarie sono sempre state promosse come un utile strumento per riavvicinare e stimolare la politica del territorio e i suoi rappresentanti ai cittadini in un momento di grave crisi della politica stessa. L’evento è capace ogni volta di coinvolgere i media a tutti i livelli e di intestarsi una buona parte della comunicazione nazionale. Tuttavia il collegamento tra la scelta dei candidati e l’espressione della “volontà dei sostenitori” non dovrebbe mai apparire come se i giochi fossero già stabiliti.