RASSEGNA STAMPA

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OGGI CONSIGLIO DEI MINISTRI E LEGGE DI BILANCIO PER 31 MILIARDI. PRIORITA’ A BOLLETTE E FAMIGLIE E PER IL RESTO RIGIDA E “DRAGHIANA” TENUTA DEI CONTI. PER OGNI EURO CHE ESCE NE DEVE ENTRARE UNO. QUESTA LA LINEA DI GIORGIA MELONI CHE TEME IL RISCHIO RECESSIONE E LA RISPOSTA DEI MERCATI. GLI IMPEGNI PRESI IN CAMPAGNA ELETTORALE VANNO AFFRONTATI NEL CORSO DELLA LEGISLATURA. BRUXELLES VIGILA E LA MELONI TIENE ALLA SUA CREDIBILITÀ.

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

«Non butto via la mia credibilità per realizzare misure che potremo approvare senza strappi tra sei mesi. Ogni passo va ragionato e accompagnato dalla sostenibilità dei conti». Dopo una domenica trascorsa a Palazzo Chigi per impostare la manovra, Giorgia Meloni si prepara a convocare oggi gli alleati. Prima del consiglio dei ministri chiederà loro di accettare l’idea, pure dolorosa, di rinunciare a molte delle promesse sbandierate in campagna elettorale. Perché questa manovra, scritta in un mese, non può che essere di transizione.  Forse neanche Mario Draghi immaginava che Meloni potesse attenersi in modo così rigoroso ai paletti di bilancio ricevuti in eredità durante il passaggio di consegne. Non un guizzo, né una spruzzata di politica o un sussulto creativo: prudenza nei conti, impegno quasi esclusivamente rivolto al caro energia, totale adesione alla regola aurea che prevede saldi in pareggio per ogni capitolo di spesa.  Per un euro che esce, ne serve uno che entra: «È una questione di serietà», sostiene in queste ore la premier. Per gli alleati manca di coraggio, per gli avversari pecca in chiarezza e visione.  «La finanziaria non può diventare un pozzo senza fondo», taglia corto lei in privato, sostenuta in questo da Giancarlo Giorgetti. La verità, ormai patrimonio condiviso nella squadra di Palazzo Chigi, è che non ci sono risorse. Forzare la mano significherebbe farsi scorticare dai mercati e mettere l’Europa nelle condizioni di stringere i cordoni del Pnrr.  Tutto questo la leader spiegherà oggi ai partiti di maggioranza, se troppo dovessero mugugnare. Convocando una riunione dei capigruppo o, forse, dei capidelegazione.  «Non si può realizzare tutto subito, sono stata chiara già prima delle elezioni – questo è il senso di quello che dirà – La nostra priorità sono le bollette e le famiglie più deboli. Abbiamo cinque anni per attuare il resto del programma di governo».  Non tutto sta filando liscio, a dire il vero. La notizia di un taglio dell’Iva su alcuni beni di prima necessità rappresenta un incidente politico e di comunicazione. E alimenta tensioni. Matteo Salvini non vorrebbe rinunciarci, nonostante le resistenze di Fratelli d’Italia: «Se riuscissimo ad azzerare l’Iva sui beni di prima necessità e infanzia – insiste a sera sarebbe un bel segnale».  È una delle schegge d’imbarazzo che logora la Lega, costretta a spiegare il fallimento dei proclami sulle pensioni. Fa il paio con l’agitazione di Silvio Berlusconi, la cui posizione si può sintetizzare così: «Saremo giudicati sul fisco, non sulle leggi sui rave».    […] Ma c’è dell’altro, dietro la cautela di Meloni. In particolare, il timore che nei prossimi mesi l’onda lunga della recessione colpisca in pieno l’Italia. Garantire politiche di bilancio rigorose significa allora provare a contenere eventuali assalti della speculazione finanziaria. E cercare la sponda dell’Europa, l’unica in grado di aprire un paracadute.  È la linea che la premier ha concordato con Giorgetti, il più “draghiano” dei membri dell’esecutivo. I due hanno volato insieme per raggiungere il G20 di Bali.  Quindici ore per ragionare di politica, manovra, strategia. Hanno concordato la posizione, la stessa che poi il ministro dell’Economia ha consegnato alla direttrice del Fondo Monetario Internazionale Georgieva. A lei ha illustrato una linea prudente. E da lei ha raccolto apprezzamento per i progetti di crescita, ma anche l’attenzione al tema della sostenibilità delle politiche di bilancio. Perché l’Italia è sempre sotto osservazione a causa del suo alto debito pubblico.  […]