RASSEGNA STAMPA

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SENZA FARSI CONDIZIONARE DALLE BEGHE PER LA NOMINA DI VICE-MINISTRI E SOTTOSEGRETARI GIORGIA MELONI SI PREPARA AL SUO DEBUTTO A BRUXELLES FACENDOSI PRECEDERE DA UNA SERIE DI TELEFONATE. DI PARTICOLARE RILEVANZA LA TELEFONATA COL CANCELLIERE TEDESCO SCHOLZ CHE, FORTE DEI 200 MILIARDI DISPONIBILI PER FRONTEGGIARE LA CRISI ENERGETICA NEL PROPRIO PAESE, OSTACOLA LA DECISIONE SUL TETTO AL PREZZO DEL GAS. LA MELONI HA LASCIATO INTENDERE CHE L’ITALIA POTREBBE DECIDERE DI PROCEDERE AUTONOMAMENTE A DISACCOPPIARE IL COSTO DEL GAS DA QUELLO PER L’ENERGIA ELETTRICA.

Articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”

Quando atterrerà a Bruxelles, giovedì prossimo, Giorgia Meloni avrà un compito, su tutti. Sfidare lo scetticismo delle istituzioni europee che saranno lì, con il miglior sorriso di circostanza, ad attenderla, al suo debutto internazionale. Già il viaggio in sé è significativo. È il primo da premier, ed è stato preparato proprio per dare un segnale di chiarezza, dopo tanta ambiguità, sulla volontà di Meloni di considerare l’Europa una realtà senza alternativa, che arriva prima delle battaglie sovraniste, delle impuntature sul primato del diritto italiano, e degli alleati che sognano democrazie meno liberali. In Europa si decide il destino dell’Italia e della sua ripresa economica. In poche ore la presidente del Consiglio incontrerà i presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, Ursula Von der Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola. Con loro toccherà i nodi principali delle trattative in corso nell’Ue. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il gas e il Patto di Stabilità, su vincoli del debito. Riguardo al Pnrr, la posizione di Meloni è nota. Pensa sia necessario ritoccare l’impianto iniziale, alla luce del rincaro dei prezzi delle energie e delle materie prime. La discussione, promette, sarà franca ma anche «aperta». Così è stata nella prima telefonata con il cancelliere Olaf Scholz. Come avvenuto già nell’incontro a Roma, quasi improvvisato, con Emmanuel Macron, Meloni si trova di fronte un avversario, per ideologia, provenienza, e famiglia di appartenenza nell’Unione. Scholz è un socialdemocratico e guida un Paese che può fare quello che l’Italia non può permettersi. Può decidere di finanziare in autonomia un piano per abbattere il costo delle bollette e può fare blocco contro la proposta di una piattaforma comune sul gas e sul tetto al prezzo del metano. Meloni eredita una vittoria a metà di Mario Draghi. Le conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo citano un price cap «temporaneo e dinamico», non vincolante per il mercato. Secondo la premier, è il commento con Scholz, sono comunque «passi in avanti importanti», anche se, aggiunge, «servono urgentemente, quanto prima, misure concrete per ridurre i prezzi dell’energia». Misure che siano «condivise», misure «davvero nello spirito dell’Europa», è la spiegazione offerta dai consiglieri, come la separazione del costo del gas da altre fonti energetiche. Se non sarà l’Ue, aveva detto tre giorni fa durante le repliche in Senato, nel giorno del voto di fiducia, sarà il governo «a lavorare sul disaccoppiamento». Durante il colloquio, Meloni e Scholz parlano di flussi migratori e si soffermano molto sull’Ucraina, sulla necessità di continuare a mantenere al massimo livello il sostegno a Kiev «sul fronte politico, militare, economico e umanitario», in vista anche della ricostruzione. Ieri è stato anche il giorno della telefonata di Volodomyr Zelensky. Il presidente ucraino ringrazia la nettezza con cui Meloni ha da sempre sostenuto le ragioni di Kiev contro l’aggressione spietata di Vladimir Putin. Una sponda che, assicura la premier, non verrà mai meno. Gli aiuti, umanitari e materiali continueranno. Il governo è pronto a licenziare il sesto pacchetto di forniture militari, con l’obiettivo di garantirle agli ucraini prima di Natale. Secondo Meloni, è importante anche monitorare sul piano diplomatico che non ci siano altri problemi sull’esportazione del grano. Segno che c’è molta preoccupazione sul fatto che i porti ucraini possano nuovamente finire sotto l’assedio dei missili e delle navi di Mosca. «L’accordo per far partire il grano – ribadisce la premier – è fondamentale per scongiurare una possibile crisi alimentare». Nella triangolazione diplomatica l’Italia mantiene un canale, obbligato, con la Russia. Niente di più. Ma, per quel gioco sottile di malizia in cui i russi sono campioni, nelle stesse ore del colloquio con Zelensky, l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov ha rivelato che anche Putin si è congratulato con Meloni. Il capo del Cremlino ha mandato una nota di rito, molto stringata. Palazzo Chigi non lo aveva menzionato nell’elenco dei contatti internazionali avuti dalla premier. E così, ci ha pensato Razov a farlo.