QUIRINALEIDE : CAIMANO O CAVALIERE E’ LUI IL PROTAGONISTA

QUIRINALEIDE : CAIMANO O CAVALIERE E’ LUI IL PROTAAGONISTA….

Su Berlusconi è stato scritto di tutto. Potrebbe dire, parafrasando Andreotti:” A parte le guerre puniche mi hanno attribuito di tutto…”.Il personaggio è fin troppo noto nella molteplicità dei suoi dati caratteriali, delle sue umane debolezze e delle altrettanto note vicende giudiziarie. Per chi avesse la memoria corta hanno provveduto a ravvivarla “Il fatto quotidiano” e “L’Espresso” riproponendo la storia politica e imprenditoriale nonché le frequentazioni pericolose che lo hanno portato nelle aule di giustizia. Sta di fatto che nella commedia tutta italiana della scalata al Quirinale è lui che ha occupato la scena e che ha pilotato la comunicazione dei media dentro e oltre i confini nazionali.

A pochi giorni ormai dal 24 gennaio, prima seduta a camere riunite, è la sua candidatura che condiziona le trattative dentro il centrodestra e dentro il centrosinistra. Al netto di tutte le ignominie politiche e imprenditoriali che gli si possono addebitare, la candidatura c’è e preoccupa spiegabilmente non solo la sinistra ma l’area moderata, vagamente di centro, e anche segmenti non trascurabili all’interno della Lega e di Fratelli d’Italia.

E’ molto probabile, quasi certo, che Berlusconi non ce la farà non solo per i voti che gli mancano ma anche per il pressing felpato e riservato esercitato da quei poteri che stanno fuori dal parlamento ma che ne influenzano, con modalità diverse e per canali imprescrutabili, le decisioni. La partita del Quirinale è una partita troppo seria per essere giocata con la “legione straniera” dei cento e più parlamentari del gruppo misto, i quali non è vero che non rispondono a nessuno. Se non loro direttamente, certamente risponde chi eventualmente li “compra”. Il voto è segreto ma non in assoluto. La magistratura, dal canto suo, in vista dell’elezione del capo dello Stato non sospende il suo ruolo di garanzia e di tutela della legalità e, orologeria a parte, non ha esitato a chiamare Grillo a rispondere di “traffico di influenze” per finanziamenti poco trasparenti che avrebbe ricevuto con la sua società. I capi-partito che debbono scegliere il candidato alla più alta carica , all’occorrenza, sanno come avere le informazioni che necessitano per non correre rischi.

Berlusconi non ce la farà perchè non conviene né a Salvini né a alla Meloni averlo al Quirinale.Facile immaginare la scena con Salvini o la Meloni che, nel caso di vittoria del centrodestra alle prossime politiche, si recano al Quirinale a portare la lista dei ministri per la formazione del governo , magari trovando Berlusconi affiancato da Marcello Dell’Utri e da Denis Verdini, i due strateghi che stanno alacremente lavorando a cercare i voti che mancano.Sia Salvini che la Meloni hanno lavorato tanto per svincolarsi dall’egemonia di Berlusconi sul centrodestra,figurarsi se gli mettono in mano la penna per dare l’incarico di formare un governo e per approvare la lista dei ministri.

Più realisticamente la partita che sta giocando Berlusconi, che non è certo uno sprovveduto, è quella di occupare la scena configurando come“possibile” la sua elezione, ma di fatto puntando ad essere lui il king maker che proporrà il nome sul quale convergere attribuendosi agli occhi del mondo il merito dell’investitura.

Tutto ciò per dire e sostenere che Berlusconi ha giocato una partita da vero protagonista mettendo in ombra e ridimensionando i ruoli non solo di Salvini e della Meloni ma anche, se non soprattutto, di Enrico Letta, di Giuseppe Conte e anche di Matteo Renzi che sarà pure un professionista dell’intrigo politico ma, al momento, non gli viene riconosciuta rilevanza determinante se è vero che anche offrendo i voti a Berlusconi mancherebbe il risultato.

Bisogna allora stare alle ultime dichiarazioni di Salvini quando afferma che, se Berlusconi non mette sul tavolo i voti di cui dice di disporre, sarà lui a fare un nome che “se non sarà di gradimento per tutti lo sarà per molti”. La proposta di Salvini, guardando al gradimento del centrosinistra, non può che portare a Mario Draghi, a condizione che la legislatura vada a scadenza naturale, i leader di partito “mettano la faccia” nel governo del dopo-Draghi e lui possa tornare al Viminale come ministro dell’Interno.Si vedrà.