ELEZIONI REGIONALI: IL VUOTO POLITICO NELLA CALABRIA CHE BRUCIA

A cercare nelle esternazioni dei politici in corsa per il consiglio regionale, leader gregari e supporter, non si trova traccia di riferimenti specifici alle emergenze che sta vivendo la Calabria, pandemia a parte, ai tempi di Spirlì facente funzioni. E’ un silenzio consociativo,ovviamente, poichè Spirlì risponde degli ultimi due anni ma le responsabilità risalgono all’avvicendarsi di giunte di centrodestra e di centrosinistra, a conferma che il problema della Calabria, “irrecuperabile”secondo Corrado Augias, è nella inadeguatezza della sua classe dirigente , nel deficit di competenze e di cultura di governo in un contesto acclarato di clientelismo, familismo e voto di scambio che partorisce periodicamente inchieste giudiziarie e relative misure cautelari a conferma di quella illegalità diffusa e pervasiva, a tutti i livelli, che fa della Calabria una regione appunto“irrecuperabile”.

Il problema della qualità e competenza della classe dirigente non è solo della Calabria ma puo’ valere per tutto il Mezzogiorno che non ha mai sentito il peso dell’impietoso giudizio che ebbe a darne Gaetano Salvemini. La sociologia politica da decenni va predicando che il problema cardine del Mezzogiorno è la selezione della sua classe dirigente.

La campagna elettorale ai blocchi di partenza fa registrare la novità che sia il centrodestra che il centrosinistra hanno dovuto affrontare la questione degli “impresentabili”, cioè di presenze in lista di nominativi compromessi o coinvolti in vicende di mafia o incorsi in reati contro la pubblica amministrazione. Sarà la commissione parlamentare antimafia a valutare e dare il via libera alle candidature. Sarebbe interessante e, forse, anche utile ricostruire cronologicamente, di legislatura in legislatura, in 50 anni, quanti consiglieri o assessori regionali hanno dovuto fare i conti con inchieste e misure dell’autorità giudiziaria, da quelle restrittive all’obbligo di dimora fuori regione.

Ma sarebbe oltremodo riduttivo porre il problema in termini di codice etico e di impresentabilità dei candidati, atteso che -fatti salvi i requisiti etici- bisogna avere gli strumenti conoscitivi e le competenze per essere all’altezza delle responsabilità di governo sia che ci si trovi in maggioranza che all’opposizione. E non è un caso se il dibattito che precede la fase comiziale della campagna elettorale è tutto interno alle nomenclature di partito e degli schieramenti poiché, trovati i candidati alla presidenza,bisogna fare le liste e prevedere quanti seggi si possono acquisire vincendo e quanti se si va all’opposizione. Il dibattito in corso è tutto incentrato su come sconfiggere il centrodestra, dato per favorito dai sondaggi, e per contro come mantenere il governo della regione con la nuova accoppiata Occhiuto-Spirlì. Niente di più vecchio e di stucchevole in uno scenario in cui di ideologico è rimasto poco o nulla e sono i movimenti civici e le associazioni culturali a fare fronte comune e a chiedere discontinuità e rinnovamento della rappresentanza politica nelle istituzioni. Ovviamente vecchi cacicchi e feudatari di rendite elettorali cercano di resistere rendendosi disponibili a nuove avventure e nuove alleanze. I partiti non esistono, al loro posto congreghe di potere “governiste”, con seguito di portaborse, comitati elettorali specializzati nell’assalto alla spesa pubblica, faccendieri mascherati da consulenti. Si eleggono fra di loro, maggioranza e opposizione, in quel 46 per cento che va a votare.

A fronte di questo dimenarsi scomposto per avere un ruolo in partita , la Calabria con i suoi primati negativi, ancora con le ferite aperte del disastro sanitario che ha rivelato omissioni, negligenze, bilanci falsi, doppie fatturazioni, debiti non evidenziati, contenziosi milionari, ospedali chiusi, bandi per assunzione di personale medico e paramedico non effettuati, case per anziani (RSA) abbandonate a sommarie gestioni privatistiche,collasso dei pronto-soccorso, mancata, seppure finanziata, realizzazione di nuovi posti di terapia intensiva, il dramma delle ambulanze in fila nei piazzali in attesa di un posto in reparto, tutto questo rimosso o dimenticato-la Calabria si trova alle prese, più degli altri anni, con le sue emergenze. A cominciare dagli incendi che stanno provocando danni enormi.

Non solo. Quanto rumore istituzionale e di categoria per la ripartenza del turismo, componente irrinunciabile del PIL regionale, soprattutto dopo la pandemia, per ritrovarsi ancora una volta, ormai da più di 10 anni, con lo stesso mare sporco che fa perdere anzicchè guadagnare turisti. Da Pizzo a all’alto Tirreno cosentino, per oltre 100 Km di costa,è mare sporco che rimanda a responsabilità, per la filiera, di sindaci e governanti regionali. Oltre al danno la beffa di chi,per responsabilità politiche dirette,cerca di mettere avanti strampalate teorie sulla causalità di alghe e mucillaggini a monte delle schiume prodotte dai depuratori.Tutti muti, maggioranza e opposizione, come vuole un sistema consociativo consolidato che ha condiviso privilegi e nefandezze in una gioiosa alternanza , di destra e di sinistra, al governo regionale. E non bisogna dimenticare l’emergenza rifiuti, certamente non sfuggita ai calabresi, i quali hanno appreso, ma non dall’opposizione in consiglio regionale, che dopo due anni di tergiversazioni non si è stati in grado di individuare dove realizzare gli ecodistretti, relative discariche e impianti di trattamento. Vengono spediti fuori regione, pare anche all’estero e, come per la sanità, i costi gravano sui calabresi. Tutti muti, maggioranza e opposizione, nuovi leader e nuove promesse.

Agli incendi, al mare sporco, ai rifiuti bisogna aggiungere, ultima arrivata, la guerra dell’acqua dove sindaci di vari comuni si combattono per disporre del minimo necessario in giorni torridi che rendono più pesante il disagio.C’è carenza idrica, c’è la Sorical con le sue responsabilità sulla manutenzione della rete idrica, ci sono milioni di metri cubi di acqua che vengono riversati nel mare jonio dalla società idroelettrica che gestisce i laghi silani, e “lor signori”,maggioranza,opposizione e nuovi leader tacciono come se spettasse ai calabresi dare spiegazioni e risposte.

Bene. Ora che Oliverio non ha fatto l’accordo con De Magistris, che Carlo Tansi ha ottenuto il codice etico e Roberto Occhiuto la verifica degli “ impresentabili” possiamo stare tranquilli. Di questo si sentiva il bisogno per stimolare quel 54 per cento dei calabresi che non va a votare ad assumersi le sue responsabilità il prossimo 3-4 ottobre. Intanto teniamoci gli incendi, il mare sporco,i rifiuti per le strade e l’acqua che viene a mancare, cercando di non pensare al covid 19 e a chi, per mandato governativo, avrebbe dovuto mettere mano al disastro sanitario e alle vergogne di chi ha gestito la sanità negli ultimi 10 anni.