LA CAMPAGNA ELETTORALE E IL DISASTRO DELLA SANITA’…..

LA CAMPAGNA ELETTORALE E IL DISASTRO DELLA SANITA’…..

Diciamo che i commissari, ovunque siano stati nominati, in Calabria hanno peggiorato la situazione ma dietro di loro i politici non  possono nascondere le loro responsabilità.La dimostrazione più conclamata rimane la gestione ultradecennale della sanità che , con la pandemia da contrastare, ha rivelato in quali condizioni disastrose è stata ridotta. La sanità calabrese, di fronte alle incursioni dei “giornalisti di strada” inviati dalle testate televisive , è diventata uno spettacolo nazionale ma gli interrogativi generati dagli ospedali chiusi, dal personale non assunto nonostante i milioni messi a disposizione, dalle ambulanze in sosta obbligata in attesa di un posto letto in reparto, la difficoltà ad individuare le responsabilità per la frammentazione della catena di comando e l’inadeguatezza manifesta di commissari e sub-commissari  di nomina governativa non hanno avuto risposta.                                                                                           

Un disastro senza responsabili, almeno fino ad oggi perché, in terra di mafia, omertà e complicità hanno finito per innestarsi stabilmente anche al mondo dei colletti bianchi. Dei mille e più morti per coronavirus non sapremo mai quanti ne avrebbe potuto salvare un servizio sanitario all’altezza delle quotazioni di cui gode, a livello internazionale, un paese come l’Italia.Ci siamo coperti di ridicolo e di dramma agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e la domanda che ne scaturiva era come mai i calabresi subissero senza reagire, senza chiedere verità e giustizia. E questo è il punto. Non tutti sanno probabilmente che l’aspettativa di vita in Calabria,relativamente al diritto alla salute, è 10 anni di meno rispetto al nord.

Oggi i calabresi,però, non hanno più l’alibi di non sapere, di non essere informati, di non aver preso atto  a cosa sia stato  ridotto il diritto alla salute. Miliardi bruciati in una dissennata spesa sanitaria che impegna circa il 70 per cento del bilancio regionale, controllata da lobby ramificate che avrebbero  teste pensanti fuori regione e gli esecutori materiali nel cuore delle istituzioni. Per avere una percezione, per altro approssimativa, di quanti e quali interessi gravitano intorno alla spesa sanitaria in tutte le sue espressioni si consideri, oltre al buco miliardario dei debiti accumulati, il costo annuale della migrazione sanitaria negli ospedali prevalentemente del nord , quantificabile in circa 300 milioni, che danno il senso della rassegnazione dei calabresi a doversi curare fuori regione.

Recentemente il commissario Guido Longo, ex-questore ed ex-prefetto, convocato dalla commissione antimafia per illustrare lo stato della sanità in Calabria, ha disinvoltamente affermato che la sanità calabrese è infiltrata dalla ‘ndrangheta e dalla massoneria deviata con tutto ciò che ne può conseguire e cioè doppie fatturazioni, bilanci non approvati, un contenzioso giudiziario con le ASP sempre soccombenti  e l’impossibilità a risalire alle responsabilità dei singoli perché tutto si lega e diventa “sistema”. Ma è l’impunità che non si può accettare. Non è dato sapere se il commissario Longo dell’affermazione fatta alla commissione antimafia ha informato la DDA guidata da Nicola Gratteri né è dato sapere se il commissario Longo,una volta trovatosi di fronte ai bilanci non approvati, perché ritenuti falsi, ne ha chiesto conto alla Kpmg, l’agenzia incaricata di monitorare la gestione dei servizi e della spesa sanitaria che, in parallelo con la gestione commissariale, ha incassato per le sue prestazioni circa 11 milioni di euro. Nè risulta che sia stato chiesto alla Kpmg con quali risultati.

Sul disastro della sanità calabrese regna sovrano il silenzio della rappresentanza politica a partire dalla deputazione parlamentare,ai consiglieri regionali, ai dirigenti locali dei partiti sia di destra che di sinistra. Balbettano l’ovvio, farfugliano spiegazioni fumose, mettono avanti la gestione commissariale  che di fatto li ha delegittimati escludendoli dalle scelte decisionali dimenticando però che , prima dell’arrivo dei commissari, la sanità e gli ospedali erano stati ridotti a pascoli elettorali , distruggendo il diritto alla salute e umiliando meriti e competenze.

Resta ora da vedere quale e quanto spazio avrà il disastro sanitario nella campagna  elettorale per le regionali. Da registrare che mentre Spirlì ha chiesto al governo l’azzeramento del debito miliardario altri, come Wanda Ferro deputata di FdI, si sono dichiarati favorevoli a che sia la Guardia di Finanza ad essere incaricata di ricostruire la contabilità del disastro sanitario.Non dovrebbe essere difficile ma è del tutto evidente che dietro le firme e i numeri ci sono le persone, cioè i responsabili del disastro  e i nomi dei politici di riferimento.Questo spiega perché la proposta non va avanti. Sarebbe un duro colpo per i califfati politici della Calabria “saudita” soprattutto in piena campagna elettorale.