IL SUPERCOMMISSARIO FINITO NELL’ANTICAMERA DOVE ” SI NACA IL PECORO”…

IL  SUPERCOMMISSARIO FINITO NELL’ANTICAMERA DOVE “SI NACA IL PECORO”…

Si è discusso poco del “decreto calabria 2 “ voluto dal governo nazionale nel tentativo di mettere riparo ai disastri procurati da 10 anni di gestioni commissariali  lottizzate politicamente e destinate, con i loro insuccessi, a favorire il grande business della sanità padana.Il decreto conferisce super-poteri al commissario Guido Longo nominato in un tripudio di consensi e apprezzamenti ma, dopo oltre 37 giorni dal suo insediamento, non si è visto nulla se non alcune apparizioni televisive di scoraggiante percezione.

L’ex-prefetto e superpoliziotto non ha fornito a tutt’oggi nessun elemento per poterci compiacere della sua nomina.Il sistema sanitario calabrese, anzi, è decisamente peggiorato nel funzionamento dei presidi e delle strutture, i “tamponi che girano “ appartengono alla sua  gestione  non più a Cotticelli o Zuccatelli. A quanto pare, dati alla mano, se non esisteva per la Calabria un piano anti-covid con Cotticelli e company non esiste nemmeno  un piano di vaccinazione,  tant’è che la Calabria è fra le regioni col più basso numero di vaccinazioni effettuate.

Qui non si tratta di arrestare Totò Riina o di dare la caccia alla cupola dei “casalesi”, anche se all’ASP di Cosenza  sarebbe emersa una cupola di comando che avrebbe prosciugato  le risorse per contrastare il virus prevalentemente per pagare  lavoro straordinario ad eroici, altruisti e professionalmente stakanovisti soggetti attuatori. Indaga la Procura ma il commissario Longo al riguardo non ha dato segni di vita.

Legittimo dunque l’interrogativo:chi controlla l’operato del supercommissario Longo? E non per limitarlo ma soltanto per sapere come occupa le sue giornate.Avrebbe nominato i nuovi manager nelle ASP ma si è incagliato sulla scrivania del presidente f.f. Spirlì che deve esprimere il suo consenso sui nomi proposti.A quanto pare Spirli f.f. sta “nacando il pecoro”,per dirla col suo linguaggio istituzionale, pur sapendo che, non consentendo, sarà il governo nazionale a dare via libera.

Questa premessa per affermare che non era per niente peregrina ed estemporanea la proposta del senatore calabrese Ernesto Magorno, in quota a Italia Viva, di prevedere nel “decreto2” un ruolo dei sindaci, con compiti di controllo e di proposta.Controllo-è da ritenersi-delle ricadute sul territorio delle direttive del supercommissario e di proposta là dove venivano ad emergere situazioni di crisi e di emergenza, essendo incontestabile che nessuno più dei sindaci  può vantare una conoscenza  diretta dei problemi della comunità che amministra.

Una proposta sensata se è vero che lo stesso vice-ministro della Sanità ,Pierpaolo Saleri, richiesto di una valutazione sulla attendibilità della trasmissione dei contagi ,ha affermato che la segnalazione dei casi di contagio andava demandata ai singoli comuni per convogliarli alla cabina di regia.La proposta dei coivolgimento collaborativo dei sindaci calabresi il senatore Magorno lo aveva affidato ad un emendamento  di cui il governo,nella sostanza, non ha voluto tenere conto. Il senatore Magorno, in sede di voto, ha votato contro il “decreto2” e contro il governo, differenziandosi dai senatori di Italia Viva. Un gesto di coerenza ma anche di autonomia politica che sorprende non poco.

L’intervento svolto in senato da Magorno merita di essere pubblicizzato ,al di là delle argomentazioni a sostegno della sua proposta, a dimostrazione che non c’era calcolo politico personale né qualche surrettizia volontà di mettere sotto controllo il supercommissario per limitarne l’intraprendenza, il quale è finito,invece,a fare anticamera per l’ok di Spirli f.f., che passerà alla storia del folklore politico calabrese per la metafora del “pecoro nacato”. E con l’autore del “pecoro nacato” il supercommissario dovrà fare i conti fino all’11 aprile, data-a quanto pare-delle elezioni regionali.C’è sempre una nemesi.