Evitare altri morti e ulteriori danni per l’economia e l’occupazione

Evitare altri morti e ulteriori danni per l’economia e l’occupazione
In Italia ieri sono stati registrati circa 1000 morti, in Calabria dal 15 ottobre sono decedute oltre 200 persone, altre ne moriranno.
Il primo obiettivo della classe dirigente dovrebbe essere quello di salvare vite umane, e quindi di ridurre i contagi, aumentare posti letto e tamponi, evitare assembramenti soprattutto in luoghi chiusi.
Ormai è evidente infatti che il contagio avviene anche attraverso le goccioline che si emettono parlando, una parte delle quali rimane in sospensione in un ambiente chiuso per diversi minuti. Non si spiegherebbero altrimenti i numerosi contagiati durante matrimoni e feste.
Con sorpresa e preoccupazione leggo invece dichiarazioni di alcuni dirigenti politici, presidenti di regioni, sindaci e singoli cittadini per i quali le priorità sembrano altre, dalle scuole chiuse che arrecherebbero gravi danni ai ragazzi nonostante la didattica a distanza, ai cenoni, alle vacanze sulla neve, al Natale “rubato”, come se non fossimo in emergenza e nel pieno della seconda ondata di una gravissima pandemia mai registrata negli ultimi 100 anni.
Non a caso l’Italia è il paese con il più alto numero di morti rispetto alla popolazione, preceduto solo dal Belgio, considerando solo i mesi di ottobre e novembre.
In altri paesi come Giappone, Corea ed Australia la seconda ondata non c’è stata perché sono riusciti a convivere con il virus dopo aver azzerato i contagi.
Ritengo pertanto le misure del governo troppo blande, non troppo rigide, con i colori delle zone che si “scoloriscono” in breve tempo.
Non farei per il momento troppo affidamento su vaccini ancora da approvare di cui non si conosce l’impatto e che comunque potranno essere distribuiti a partire dal prossimo anno.
Se non si azzereranno o quasi i casi avremo la terza ondata a breve, con altri morti, ma anche con un impatto ancor più devastante sull’economia e sull’occupazione, con l’impossibilità per l’Italia di aumentare ulteriormente il debito pubblico.
Vincenzo Gallo