LA CORSA ALL’APERITIVO..ALLA MOVIDA…ALLA DISCOTECA..AL MARE..MENTRE IL VIRUS..

LA CORSA ALL’APERITIVO, ALLA MOVIDA,  ALLA DISCOTECA, AL MARE MENTRE IL VIRUS..

 

Non è dato prevedere quante vittime lascerà sul campo la seconda ondata del coronavirus ma è previsione largamente  condivisa che il bilancio finale sarà pesante. Ci siamo compiaciuti dei riconoscimenti e degli apprezzamenti internazionali per come l’Italia ha affrontato la prima ondata, per come ha contenuto le perdite pur pesanti, per il grado di responsabilità collettiva maturata.

Finita la clausura e tornati per strada è accaduto quello che non doveva accadere, pur riconoscendo il bisogno di quella normalità che la clausura subita (lookdown per i più acculturati)  aveva stravolto,,,,,, trasversalmente a tutte le età, dai bambini agli anziani, scardinando le attività economiche, commerciali e produttive. C’è stata la corsa ai riti dell’aperitivo, della movida,dello stare insieme come se nulla fosse accaduto.Tutti al mare ( per chi se lo poteva permettere), tutti al sole, in discoteca, in piazza , al ristorante senza tenere conto che il pericolo restava incombente, il virus aveva solo rallentato l’offensiva e i contagi per via delle temperature estive. Chi portava le mascherine, non essendo ancora obbligatorie, le teneva al braccio o la indossava tenendola inutilmente sotto il mento lasciando scoperti bocca e naso.

Inutili e comunque non ascoltati gli ammonimenti che il virus restava attivo e che con l’autunno ci sarebbe stata la seconda ondata, sulla cui ampiezza e portata non potevano esserci certezze  ma rispetto alla quale bisognava prepararsi e attrezzarsi.Il governo si impegnava a mettere a disposizione risorse e dispositivi e lasciava alle regioni l’incombenza e la responsabilità di predisporre quanto necessitava e cioè strutture  riservate ai contagiati Covid con un aumento dei postiletto proporzionato alla popolazione e ai possibili indici di contagio, con assunzione del personale necessario con appositi bandi, l’acquisizione di mascherine in numero sufficiente per le scuole, gli ospedali, le forze dell’ordine e i centri di distribuzione a prezzo controllato.Di particolare importanza,ovviamente, il tracciamento dei tamponi e l’aumento delle postazioni di terapia intensiva cioè posti letto e personale formato per gestire le apparecchiature.

Messa in numeri l’iniziativa del governo nazionale assegnava alle regioni l’obiettivo di attivare ulteriori postiletto, di portare le terapie intensive da 5.719 a 8.288,  ma all’ obiettivo ne mancano  1.600.Il commissario Arcuri ha dichiarato di avere disponibili 1.300 ventilatori polmonari che le regioni non sono in grado di utilizzare.Insomma il governo nazionale questa volta ha fatto la sua parte mettendo a disposizione miliardi di euro per assunzioni,dispositivi e apparecchiature.Se le scuole hanno potuto riaprire in condizioni di sicurezza è perché presidi e professori , mentre il Paese discettava del diritto alla movida e all’aperitivo in piazza, adeguavano gli spazi, le aule e i servizi alle linee guida del governo.

L’interrogativo,legittimo, è cosa hanno fatto le regioni visto che la seconda ondata del coronavirus le ha trovate impreparate e omissive rispetto alle incombenze  da assolvere e agli obiettivi da perseguire. L’occasione torna utile per sviluppare una riflessione più ampia sul ruolo delle regioni, il loro operare a livello legislativo e di governo,i servizi che garantiscono se li garantiscono,il costo del loro funzionamento se è vero che negli ultimi dieci anni si è raddoppiato.