LO SPOT DI OLIVERIO  E l’ANALISI IMPIETOSA DI PAOLO POLLICHIENI SUL PD

LO SPOT DI OLIVERIO  E l’ANALISI IMPIETOSA DI PAOLO POLLICHIENI SUL PD

Anche il Corriere della Sera si è dovuto occupare della ricandidatura di Mario Oliverio alle prossime regionali dopo che la parlamentare Enza Bruno Bossio,notoriamente vicina al governatore, ha affermato in maniera cruda ed esplicita che ad “ordinare” a Zingaretti di non ricandidare Oliverio sarebbe stato Il procuratore  antimafia Nicola Gratteri.

Ora non spetta ai P M giudicare le candidature e rilasciare nulla-osta ma, se dovesse avere qualche fondamento l’affermazione della Bruno Bossio, verosimilmente sarebbe da ricondurre alle vicende giudiziarie pendenti che riguardano Mario Oliverio.

Non è il caso di entrare nel merito se i vertici di un partito nazionale sono legittimati a prendere decisioni sulle pendenze giudiziarie di un esponente del partito ma, se venisse accreditata questa ipotesi, perderebbero di rilevanza le argomentazioni politiche che,invece, ostano alla ricandidatura di Mario Oliverio.

Il PD, infatti, nelle persone del commissario Graziano e del responsabile per il Mezzogiorno,  Oddati, non ha mai fatto riferimento alle pendenze giudiziarie di Oliverio ma ha sempre sostenuto che considera la ricandiudatura  di Oliverio non rispondente al nuovo corso che il Pd vuole intraprendere, allargando la base del partito, innovando sui criteri di iscrizione, aprendo a nuove alleanze nel tracciato di un partito che vuole essere espressione della società moderna e delle sue istanze.

Oliverio ha un cursus honorum  da “mandarino” della “casta” di lungo periodo. Sindaco del suo comune natio,San Giovanni in Fiore, consigliere regionale a 27 anni e successivamente assessore. A seguire quattro legislature alla Camera, senza infamia e senza lode, concluse le quali,rientrato in Calabria, ha governato, da presidente, la Provincia di Cosenza per 10 anni. Conclusa questa esperienza, si è candidato alla presidenza  della Regione, dove si è insediato nel 2014  e dove vorrebbe essere riconfermato.

Nel suo spot elettorale, qui accanto nella sezione “video”, “contropiano” del 4 novembre,Oliverio elenca scrupolosamete in quali direzioni ha orientato la sua azione di governo e non c’è alcun motivo per mettere in dubbio i meriti da lui rivendicati. Il problema, a quanto pare, non è Oliverio in quanto persona ma Oliverio in quanto espressione di ciò che è oggi il PD calabrese. Forse è più corretto dire che cosa è diventato il PD calabrese mentre lui era al vertice del governo regionale. E’ forse possibile separare l’evoluzione rovinosa del partito dal ruolo ricoperto da Oliverio?

Appena sette mesi fa, il 4 marzo, il compianto Paolo Pollichieni, direttore de Il “Corriere della Calabria”, all’indomani delle “primarie” che avevano incoronato Nicola Zingaretti segretario del PD, ecco cosa scriveva del PD calabrese in un editoriale dal titolo:

IL PD CALABRESE E’ FINITO MA FORSE NON LO SA

“”….Sono il partito dei fondi comunitari, del trasversalismo affaristico, degli ipermercati a 5 stelle, dei pellegrinaggi ginevrini alla corte di Aponte, della burocrazia mercenaria, delle consulenze addomesticate, del familismo amorale, delle concubine “usa e getta”, delle dame senza cavalieri e dei cavalieri con tante dame…”.

A questo attacco lucido e feroce il PD calabrese, a quanto è dato sapere, non ha mai reagito,  non ha dato risposte, non ha chiesto spiegazioni . Come spiegarlo ? Paolo Pollichieni non era un giornalista di terza fila, il suo Corriere della Calabria era temuto e rispettato, il suo coraggio era tenuto in timorosa considerazione, a destra e a sinistra e questa volta  aveva usato  la sciabola non il bisturi.

In un paese normale e in una regione che non fosse “saudita” come la Calabria , con i suoi califfi e i suoi emirati elettorali,sarebbe scoppiata una guerra fra Pollichieni  col suo giornale e il PD in tutte le sue articolazioni. Invece silenzio assoluto.Non ha reagito Oliverio, governatore, non ha reagito Irto, presidente del consiglio regionale, non ha reagito l’allora capogruppo Sebi Romeo, finito agli arresti, non si è fatto sentire Demetrio Battaglia, succeduto a Romeo come capogruppo, non si sono sentiti i segretari di federazione , i parlamentari, i circoli PD e a nessuno dei 4.500 iscritti al Pd che hanno firmato il documento per la ricandidatura di Oliverio è venuto in mente di chiedere spiegazioni.

Cosa intendeva dire, a cosa alludeva Paolo Pollichiueni , a quali traffici quando parlava di fondi comunitari, di trasversalismo affaristico,degli ipermercati a 5 stelle (di chi ?), dei pellegrinaggi a Ginevra non certo per comprare il cioccolato, della burocrazia mercenaria,delle consulenze addomesticate,del familismo amorale…?

Il silenzio PD, a tutti i livelli, che ha accompagnato l’analisi e il giudizio devastante di Pollichieni sul PD calabrese pesa sulle vicende di oggi. L’opinione pubblica ha atteso inutilmente  dal  PD risposte che non sono venute e che verosimilmente spiegano la perdita di consensi nell’elettorato tradizionale.

Non è dato sapere come andrà a finire. Oliverio conferma la sua decisione a restare in campo. Non precisa se anche contro il PD mentre qualcuno mette in giro la voce di un endorsement su Italia Viva di Matteo Renzi. Tutto può accadere. Il commissario Graziano ha convocato gli organismi di partito per scegliere il candidato alternativo a Oliverio e stabilire i criteri per la composizione delle liste. L’imprenditore Pippo Callipo , candidatura civica che potrebbe non dispiacere al M5Stelle, ha  anticipato  i “paletti” per una sua disponibilità.

Paolo Pollichieni ci ha lasciato qualche mese fa, consegnando al suo archivio  una lezione giornalistica di coraggio e di verità  che oggi torna attuale ed il richiamo a quel suo editoriale del 4 marzo ci consente di rendere omaggio alla sua memoria.