ORLANDO…OLIVERIO…E LA CENA SENZA BRINDISI…..

ORLANDO…OLIVERIO…E LA CENA SENZA BRINDISI…..

Doveva essere una cena “elettorale” per sostenere la candidatura di Franco Roberti, già magistrato antimafia, candidato per il Sud al parlamento europeo, ma fra i commensali qualcuno era di altro che voleva parlare con Andrea Orlando, già ministro della Giustizia nei governi di centrosinistra ed oggi vice-segretario nazionale del Pd con segretario Zingaretti.

Orlando, man mano che il menu del rinomato ristorante arrivava in tavola, cercava di spiegare che il partito aveva bisogno di un maggiore impegno a sostegno dei propri candidati al parlamento europeo perché il risultato finale ha forte impatto sullo scenario nazionale.

Alla cena erano presenti soprattutto i consiglieri regionali del PD,oltre al sindaco di Reggio Falcomatà, ma i più interessati a quell’incontro erano il presidente Oliverio e il capogruppo PD in consiglio regionale Sebi Romeo. Il loro obiettivo era portare la discussione sulla vicenda giudiziaria di Oliverio e sul vulnus politico arrecato alla sua ricandidatura alla guida della Regione.

Più volte Romeo ha cercato di porre il problema ma ogni volta Orlando lo ha fatto cadere senza lasciarsi coinvolgere e insistendo sul maggiore impegno che si aspettava sulla candidatura di Roberti. Romeo, per conto di Oliverio, avrebbe voluto che Orlando prendesse in considerazione le motivazioni con le quali la Corte di Cassazione ha “smontato” le ipotesi di reato nei confronti di Oliverio e, di conseguenza, considerare politicamente legittima una sua ricandidatura.

Più che a Orlando la sollecitazione doveva arrivare a Zingaretti il quale, fino ad oggi, si è tenuto ben lontano dalla vicenda giudiziaria di Oliverio sostenendo, anzi, che dove non c’è trasparenza amministrativa la magistratura ha il dovere di intervenire ed accertare la verità. In pratica Zingaretti, che non ha ancora risolto la grana dei concorsi truccati a Perugia e che ha portato alle dimissioni della presidente della giunta targata PD, non ha voluto porsi il caso Oliverio anche se, alle primarie di partito, Zingaretti in Calabria ha riscosso percentuali bulgare.

Oliverio dovrebbe rendersi conto, al di là delle tecnicalità del processo penale sia pure in presenza del pronunciamento della Cassazione, che per giorni il suo nome è stato associato, sulla stampa e nei telegiornali, agli “scandali” che hanno colpito il PD alle varie latitudini del Paese.

Oliverio dovrebbe sapere quale devastante danno possono fare i media quando mettono in circolazione una notizia. Il danno è pressocchè irreparabile anche se arriva l’assoluzione piena perché i tempi della comunicazione e i suoi effetti sono diversi dai tempi della giustizia che, anche quando è “giusta”, non rimedia  ai danni provocati dai media.

Quanto alle motivazioni della Cassazione c’è un aspetto che non va sottovalutato e che non è esente da conseguenze politiche. La Cassazione argomenta, scagionando di fatto Oliverio, che egli non ha partecipato attivamente e consapevolmente all’imbroglio degli appalti e degli stati di avanzamento dei lavori pubblici oggetto dell’inchiesta “Lande desolate”. Il tono “canzonatorio”nei confronti Oliverio, rilevato dalla Suprema Corte nelle conversazioni intercettate, porterebbe a concludere che Oliverio sarebbe stato raggirato e “usato” da chi aveva la regia del disegno ritenuto criminoso.

Ne conseguirebbe che Oliverio non sarebbe corrotto o corruttore in forza dell’intonazione  canzonatoria usata nei suoi confronti quando si parla del suo ruolo.Ora si tratta di stabilire  politicamente –e quindi in vista di una possibile ricandidatura- quanto pesa la “canzonatura” subita da Oliverio nella vicenda.Semplificando lo avrebbero fatto “fesso”. Ora Zingaretti e il PD debbono valutare se un presidente riabilitato, al momento, dalla Cassazione come non “corrotto” può compensare il presidente “raggirato” che sempre la Corte delinea nelle motivazioni. Come dire : non corrotto, semmai incapace.Che non è un complimento.