AL MINISTRO TRIA PURTROPPO NON L’AIUTA LE PHISIQUE DU ROLE….

AL MINISTRO TRIA PURTROPPO NON L’AIUTA LE PHISIQUE DU ROLE….

Chi segue le vicende politiche più da vicino ricorderà l’impietosa caricatura che fece Maurizio Crozza di Antonio Ingroia quando,lasciata a Palermo  la toga di magistrato antimafia, si avventurò a capeggiare un movimento politico di nuovo conio che avrebbe dovuto scardinare i vecchi e consolidati equilibri politici. Crozza si limitò a fare la caricatura della flemma “catatonica” che caratterizzava l’eloquio di Ingroia.

Si vede che nessuno a lui vicino ha avuto interesse a fargli correggere quel difetto di comunicazione che, se poteva andare bene in un’aula di giustizia, era esiziale in una trasmissione politica in campagna elettorale. Ingroia,infatti, ne uscì nel modo peggiore, al punto di dover rinunciare a proseguire in ruoli politici.

Questo per dire che il linguaggio del corpo o,se si vuole, le phisique du rolebody language- non è un elemento secondario per chi è esposto quotidianamente agli obiettivi delle telecamere. Chi si intende di comunicazione sa quanta importanza ha il linguaggio del corpo, dall’ aspetto estetico ,al lessico, al modo di porsi.

Per stare all’attualità basta osservare ,per esempio, come si muovono Di Maio, Salvini e il ministro dell’economia Giovanni Tria. Di Maio, violenza verbale a parte, sempre  impiccato rigorosamente alla cravatta salvo recenti eccezioni. Matteo Salvini, che ha elevato a strumento di comunicazione politica le sue felpe con scritta di circostanza, sempre rivolto a un nemico per lui funzionale (i migranti) o inventato per tenere alto il livello dello scontro (l’Unione Europea e i suoi burocrati). Il ministro GiovanniTria, accreditato al momento della nomina come uomo delle istituzioni di garanzia , formatosi nelle scuderie di Bankitalia e vicino al Quirinale, nella fase iniziale del suo mandato fisicamente esprimeva aderenza al ruolo. Abiti a tinte tenui o blu ministeriale,  camicie bianche e cravatte a tinta unica.La borsa sempre in mano a dimostrazione che non improvvisava ma presentava conti , numeri, proiezioni. Gli occhiali con montatura nera spessa a conferirgli un’aria austera e forse  volutamente preoccupata. Difficile vederlo sorridere.E perché, poi, se il suo compito era  quello di convincere il governo a non correre verso il precipizio dello scardinamento dei conti pubblici per mantenere promesse elettorali impossibili da mantenere. Meritava fiducia e riscuoteva fiducia da chi,ai vari livelli, era consapevole  dei rischi che presentava forzare in debito il rapporto deficit PIL.C’era un impegno con Bruxelles a tenere il rapporto sotto il 2 per cento e Tria ne fece la sua trincea, minacciando le sue dimissioni se il governo avesse confermato di voler portare il rapporto al 2,4 per cento.E così fu ma Tria non si dimise forse perché autorevolmente trattenuto da Mattarella che, avvalendosi della consumata  esperienza democristiana nei meccanismi del potere, gli fece intravedere che le sue dimissioni avrebbero lasciato campo libero  a Paolo Savona, ministro per gli affari europei ma,di fatto,ministro ombra di Salvini e Di Maio per l’economia.

Comincia da qui la progressiva perdita di phisique du role del ministro Tria. Il primo duro colpo lo subisce quando, terminata una conferenza stampa con Conte,Di Maio e Salvini, è stato  platealmente lasciato solo al tavolo mentre una hostess gli  toglieva il microfono sebbene ancora seduto. Un gesto forse involontario ma terribilmente simbolico.

Nei giorni e nelle settimane seguenti, nell’andarivieni di Tria da Bruxelles,le immagini televisive offrono una figura leggermente incurvata, la borsa sempre in mano, grisaglia ministeriale leggermente dimessa, una espressione di rassegnazione e di fatalismo che fa il resto. Tutti elementi non riconducibili a un combattente di prima linea sul fronte del rapporto deficit-pil. Il linguaggio del corpo tradisce e rivela le difficoltà nel reggere lo scontro con Di Maio e Salvini.

Maurizio Crozza ha colto subito,  come con Ingroia, il linguaggio del corpo del ministro Tria e non ha esitato a farne una impietosa  maschera della sua satira politica. Ciò che ci sentiremmo di dire,vedendo Crozza e considerando oggi il reale linguaggio del corpo del ministro dell’economia,  ricorrendo anche alla fisiognomica, che è certamente una persona per bene, un fedele servitore dello Stato, un tecnico di provata competenza che non andava mandato allo scontro con i nuovi barbari.Ci voleva qualcun altro capace di fronteggiare l’arroganza ,la protervia e il cupio dissolvi del governo in carica. Insomma uno più mastino e meno economista.