PD CALABRESE ….SI SALVI CHI PUO’…….

PD CALABRESE …SI SALVI CHI PUO’

La si può raccontare come si vuole, magari inventando dettagli inattendibili, ma la notte dei lunghi coltelli in casa dei PD calabresi c’è stata.Fra Catanzaro,Reggio Cosenza e Roma dove,alla fine tutto confluiva.Per Renzi si trattava anche di un regolamento di conti con i feudatari del PD, Ernesto Magorno escluso in quanto fedelissimo renziano della prima ora. Renzi non ha mai cancellato dalla memoria i dati e i numeri relativi ai “SI” nel referendum del 4 dicembre sulla Costituzione. In Calabria,regnando Oliverio alla regione  e considerati i molti comuni amministrati dal PD, per il “SI” è andata male e Renzi non lo ha dimenticato.Da qui l’intenzione di fare piazza pulita dell’intero gruppo dirigente anche perchè i sondaggi danno il PD in Calabria al 15 per cento e peggio non potrebbe andare.Almeno il merito e la soddisfazione di aver messo da parte un gruppo dirigente incapace,inadeguato,screditato e fallimentare là dove governa. Ci ha dovuto ripensare perchè Magorno lo ha convinto a considerare che,al di là del risultato ottenuto,l’impegno a sostegno del “SI” c’era stato ed anche in Calabria  il “NO” aveva schierato uomini e mezzi se si considera che fra i costituzionalisti impegnati  a sostenere le ragioni del “NO” c’erano due cosentini come Anna Falcone ed Enzo Paolini. Lo spettacolo di Travaglio in Calabria ha fatto il tutto esaurito e già questo era un segnale significativo per una regione che non ha il culto della politica ma, al di là di tutto, giocava contro il “SI” un gruppo dirigente screditato che non a caso ha perso la guida  di molti comuni. Alla fine Renzi si è rassegnato ed ha dato via libera all’accordo fatto da Magorno con Adamo ed Oliverio che rappresentano nel PD lo zoccolo duro della vecchia ditta PCI, quanto mai combattiva nel difendere e mantenere le posizioni di potere.A conti fatti Matteo Renzi, attingendo nelle università,nell’imprenditoria,nella società civile ha messo in campo nomi e facce nuove lasciando ai feudatari del partito nelle varie realtà la responsabilità del risultato delle urne.Quanto sia disperata la situazione lo si comprende considerando la candidatura di Stefania Covello in Campania, a significare che in Calabria,tolta la candidatura di Magorno  capolista al Senato e della Bruno Bossio alla Camera, tutto il resto è a rischio.Forse ce la potranno fare Giacomo Mancini jr a Cosenza e Ferdinando Aiello a Corigliano ma ci sarà da lavorare davvero parecchio.In arrivo c’è quasi certamente una giunta regionale  da assalto alla diligenza  in chiave elettorale, soprattutto  con l’uscita di Viscomi candidato alla Camera e un Nicola Adamo che deve dimostrare gratitudine a Matteo Renzi.L’accordo Magorno-Oliverio poggia sulla speranza che l’apparato di potere regionale faccia la sua parte e Nicola Adamo è certamente in grado di fargliela fare.Sulla stampa locale qualcuno lo ha definito il più lucido pensatore politico calabrese,oggi, in grado di ribaltare le situazioni sfavorevoli. Può darsi ma le riserve sono sui metodi non sulle capacità.Renziani a parte non sarà senza conseguenze il trattamento che gli “orlandiani” hanno dovuto subire nell’attribuzione delle candidature, dimezzate per imposizione di Renzi.C’è chi li dà,fondatamente, con la valigia pronta per convergere su Liberi e Uguali ma si attende la risposta delle urne e l’esito di un eventuale congresso straordinario che viene già sollecitato.Carlo Guccione in Calabria, dato sicuro per una candidatura “posizionata”, è rimasto fuori e Oliverio sa che Guccione è uno che non dimentica.Per il resto non si contano i mugugni e le imprecazioni contro Renzi e il suo “giglio magico” che, messi al sicuro 160 seggi su 200 accreditati fra Camera e Senato, avranno in mano il timone del PD sia che si vada a un governo di “larghe intese” sia che si vada ad un governo di transizione in vista di nuove elezioni. Ma nel PD calabrese accreditato al 15 per cento è panico,anche in vista delle prossime regionali.”Si salvi chi può”,nessuno lo ha detto ma molti lo pensano.