D’ALEMA SPARIGLIA I GIOCHI E LANCIA IL GOVERNO DEL PRESIDENTE….

D’ALEMA SPARIGLIA I GIOCHI E LANCIA IL GOVERNO DEL PRESIDENTE….

Ora i commentatori da bar dello sport richiamano alla memoria di chi può aver dimenticato le parole che D’Alema ebbe a pronunciare quando si recò in visita agli studi berlusconiani di Mediaset.Disse che le tv del cavaliere erano da considerarsi patrimonio del Paese per la loro rilevanza e importanza. Erano i tempi della “bicamerale” e Massimo D’Alema si lasciava ispirare dal suo realismo politico.Lo stesso che oggi,inaspettatamente,lo porta a non escludere-se non auspicare- un governo del presidente espressione di un accordo politico fra PD-Forza Italia e Liberi e Uguali.Un colpo di scena che mette in mutande la politologia che ogni mattina ci spiega, al di là dell’evidenza,dove va il mondo e col mondo il nostro Paese.Senso di realismo dicevamo,perché D’Alema deve aver realizzato che,per destrutturare il centrodestra che veleggia nei sondaggi e impedirgli di andare al governo, bisogna prefigurare uno scenario che non escluda un governo possibile per quanto segnato da incompatibilità e contraddizioni.Improvvisamte Forza Italia e il redivivo Berlusconi non sono, alla fine,né la peste né il colera,politicamente parlando.Una contaminazione,nell’interesse del Paese e del suo ruolo nell’UE, è possibile e accettabile di fronte ai rischi dei populismi d’assalto e alle incognite di una vittoria dei 5Stelle.I rischi che corre l’Italia col voto del 4 marzo li vedono chiaramente tutte le cancellerie d’Europa e Massimo D’Alema ha troppa stima di sé per farsi coinvolgere nell’infantilismo di una campagna elettorale che ignora i problemi reali del Paese e le interdipendenze con gli altri Paesi dell’UE.Del resto un governo del Presidente in Italia ricalcherebbe il governo che in Germania sta mettendo su la Merkel con i socialdemocratici determinanti.In Italia si sono già fatti sentire Fassina e Civati che,forti dei loro eserciti –si fa per dire-,si sono dichiarati in disaccordo con D’Alema. Mugugni,ovviamente, nel partito nato dalla scissione nel PD ma di certo D’Alema li ha messi in conto. Per certo mentre  sugli schermi televisivi si recita una campagna elettorale fra il penoso e l’irresponsabilità a chi fa più promesse, ci sono tavoli, soprattutto fuori dei patri confini, dove sui problemi reali dell’Italia la discussione è seria e la preoccupazione reale.D’Alema, cui nessuno contesta la lucidità delle sue analisi politiche, deve aver avuto sentore delle fondate preoccupazioni che circolano in Europa sull’esito del voto del 4 marzo. E per orgoglio, se non per calcolo,si è chiamato fuori da ipotesi politiche astratte e fallimentari portate avanti da comparse,figuranti e ventriloqui che non riescono a vedere il risultato finale o,riuscendoci, non vedono vie d’uscita.D’Alema si è smarcato  e Renzi non deve averla presa bene se ha scatenato i suoi ad affermare che col centrodestra accordi mai.Proprio lui.Ma D’Alema quando pensa a un governo del Presidente  pensa anche a  un PD che avrà trovato la forza e i numeri per mettere da parte Renzi e puntare su un altro nome, magari il grigio e pacato Gentiloni che va bene per tutti.Anche per  Europa.