CRIMINALITA’ BUROCRAZIA MALAPOLITICA E MALAIMPRENDITORIA QUANTO PESERANNO NEL VOTO DEL 4 MARZO……

CRIMINALITA’ BUROCRAZIA MALAPOLITICA E MALAIMPRENDITORIA QUANTO PESERANNO NEL VOTO DEL 4 MARZO……

L’ultima operazione contro la criminalità organizzata, con epicentro nel crotonese, denominata “Stige”,ha visto coinvolte più di 160 persone.Il numero spropositato vorrà pur dire qualcosa, al netto di possibili errori da non escludere.Ma non sono gli arresti a sollevare preoccupazioni quanto il livello di infiltrazione della criminalità nelle istituzioni e il numero di politici e amministratori di vario livello coinvolti.E’ inutile girarci intorno,è l’intreccio politica-criminalità a tenere banco e a tenere sotto minaccia le istituzioni.Questo è quello che si sa e che è venuto alla luce ma c’è da chiedersi fin dove è arrivata a infiltrarsi la criminalità nelle istituzioni.A fronte dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, che sono parecchi,ci sono quelli che non sono stati sciolti ma che vivono sotto minaccia permanente.Basta tenere conto delle auto di amministratori che vengono incendiate nelle notti calabresi.Un messaggio inequivocabile.Non se ne esce,ovviamente,né con i convegni né con le fiaccolate.La ‘ndrangheta si è imposta a livello mondiale, figuriamoci se piglia di mira un sindaco o un Comune per ottenere via libera al suo business. E’ legittimo chiedersi quanto peserà la criminalità nelle urne del 4 marzo.Ci possiamo anche chiedere se magistratura e forze dell’ordine potrebbero fare di più ma sarebbe ingiusto perché il marcio lo respiriamo ogni giorno ogniqualvolta ci imbattiamo nella spesa pubblica e in chi la gestisce.La politica e chi la rappresenta galleggiano e sopravvivono nei  loro privilegi,  si pensi ai vitalizi  o ai 70 giorni di vacanza dei consiglieri regionali calabresi, per niente preoccupati della disistima e dell’indignazione di cui sono oggetto.Ma più che nella politica il marcio è nella burocrazia della pubblica amministrazione.Poi tutto si lega:malapolitica,malaburocrazia,malaimprenditoria e malavita.Da questo intreccio non si esce ma da qualche parte bisogna pur cominciare.L’emerito capo dello Stato Giorgio Napolitano, con le sue primavere, di fronte alla mediocrità e alla inadeguatezza di chi rappresenta la politica dentro e fuori delle istituzioni, ammonisce che bisogna costruire un processo di formazione della rappresentanza politica,una rappresentanza del tutto nuova,attrezzata culturalmente e con le competenze necessarie per governare e legiferare.Ma Napolitano non dice come e da dove bisogna partire.Nei talk show,dove i giornalisti ormai si intervistano fra di loro,i politici che transitano sono quelli che vediamo ogni sera. E dovrebbero essere i più attrezzati.Si rimprovera a Luigi Di Maio il corpo a corpo con i congiuntivi e i condizionali ma sarebbe poca cosa.I brividi vengono solo a pensare alla reazione dei mercati finanziari se domani,dopo il voto, Mattarella dovesse dare per prassi l’incarico di formare il nuovo governo al leader del M5S.Non c’è malanimo in questo giudizio ma la consapevolezza che un Paese come l’Italia, con le sue dipendenze e interdipendenze internazionali,dentro e oltre l’Unione Europea, con un debito pubblico inarrestabile,ha bisogno di chi ha esperienza e competenza e che non  si avventura ad affermare che, fra i primi atti di governo, abolirà 400 leggi. In campagna elettorale si può inseguire il consenso in mille modi perché alla fine la differenza fra propaganda e proposte serie viene fuori.Ma l’elettorato le sue responsabilità se le deve prendere e non è certo restando a casa. Non basta imprecare nei tinelli di casa .Nè può essere consolatorio il detto che ogni Paese ha la rappresentanza politica che si merita.Bisogna scegliere e prendersene la responsabilità.