NEL PD SI VA PER BANDE….

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NEL PD SI VA PER BANDE….

La resa dei conti nel PD, a livello nazionale, sarà a settembre quando Franceschini si sgancerà da Matteo Renzi  e darà a Orlando un motivo in più per decidere se restare o uscire. In periferia,Calabria compresa,in vista del tesseramento e dei congressi si è scatenata la lotta fra le correnti alla ricerca di posizioni dominanti in vista delle elezioni politiche.Ciò che colpisce di più è l’abissale distanza che separa il PD e i suoi feudatari dai problemi che attraversano la realtà quotidiana dei calabresi, a cominciare dagli sbarchi dei migranti  e dalle difficoltà che incontrano i sindaci a dare soluzioni all’accoglienza.C’è chi sostiene che il ministro Minniti fa pagare alla Calabria,in termini di accoglienza, un prezzo più pesante di quello che oggettivamente la Calabria può sopportare ma in questa tesi ci sono anche elementi di lotta e polemica politica.Per certo la situazione è delicata, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza dei minori non accompagnati.Se il governo regionale ha una strategia per affrontare questa emergenza non è dato saperlo poiché le cronache riferiscono soltanto dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale da rinnovare e della nuova giunta che Oliverio si accingerebbe a varare.Mai la politica calabrese aveva mostrato con tanta  evidenza l’inadeguatezza e l’inutilità della rappresentanza istituzionale.Se mai ci fossero dubbi,resta valido l’assunto che a monte della storica e irrisolta “questione meridionale” c’è un ceto politico subcolto e arrogante dedito all’esclusivo utilizzo del potere a fini familistici e clientelari. Oggi come ieri o,forse,oggi più di ieri.Fra sbarchi di migranti, incendi dolosi e  rituali proteste per liquami fognari scaricati a mare Il presidente Oliverio sovrasta tutti per inadeguatezza al ruolo.E’ pur vero che è stato umiliato oltre ogni limite con la mancata nomina a commissario per la sanità ma non è una ragione sufficiente per continuare a galleggiare  nell’impotenza e nella irrilevanza.Un sussulto di umano orgoglio dovrebbe indurlo a passare la mano.Ma non è soltanto lui.Emerge nettamente l’aridità di un ceto politico che in nome della “ditta”,dal PCI al PD,  è passato politicamente da una mutazione genetica all’altra portandosi dietro l’arrivismo e la bulimia di potere,lasciando per strada quei valori che hanno fatto grande un partito e che ha avuto in Enrico Berlinguer  l’ultimo interprete di  una battaglia storicamente condotta in difesa delle fasce più deboli,contro quei privilegi e corruzione che oggi sono all’origine delle diseguaglianze che mettono a rischio il sistema.Per un Oliverio e un Adamo che occupano senza imbarazzo ancora la scena, bisogna dare atto a un ex-democristiano come Franco Laratta di aver capito e riconoscere che il PD è un partito vecchio e bloccato nei suoi schemi di potere e che va ricostruito dalle fondamenta. Politicamente e metaforicamente la “ditta” può portare i libri contabili in tribunale.