DICHIARAZIONE di Enzo Paolini RICCARDO MISASI CON SERGIO MATTARELLA
Leggo, con un senso di sconcerto politico e culturale, che vi sono pressioni toponomastiche, prevalentemente di natura bottegaia, per annullare la denominazione di Via Riccardo Misasi e ripristinare quella di Via Roma. Le argomentazioni che circolano a supporto di questa iniziativa, a dir poco stravagante, segnano inequivocabilmente una deriva populista in cui culture di governo approssimative e le sub-culture della politica diventata mestiere si sommano penosamente. Non è la prima volta che la storia e la memoria della nostra città viene umiliata dall’intraprendenza di chi è disposto ad assecondare qualsiasi pulsione proveniente dal basso pur di ricavarne una convenienza, un sostegno alle proprie ambizioni, alla ricerca di un ruolo che gli consenta di uscire dall’anonimato e dall’irrilevanza. Ora non è dato sapere in quanti siano a premere per portare a compimento quello che altro non è se non un insulto alla storia della città e a chi, con tutti i distinguo di natura politica, (che hanno visto radicali, socialisti e libertari distanti anni luce da Misasi) ne ha comunque onorato l’appartenenza ai più qualificati livelli dei governi nazionali. E’ un segno dei tempi che la memoria di una delle intelligenze più lucide della politica italiana, del meridionalismo riformatore e dell’intellettualità calabrese debba subire l’offesa di chi, col solo alibi della politica politicante, vorrebbe degradare la storia della città, affidata alla toponomastica, a una sobillazione di quartiere in nome di una Roma capitale, cui si dovrebbero riconoscimenti di cui, almeno oggi, non si vede la necessità. La nostra è una città che fino a non molti anni fa esprimeva una toponomastica che omaggiava il re, la regina e figure storicamente intrecciate con le sorti e le colpe della monarchia sabauda. Non è un caso che oggi si chiama Viale della Repubblica quello che prima veniva titolato Viale del re. Riccardo Misasi, con la sua storia politica e personale, appartiene a pieno titolo alla storia del Paese e di Cosenza alla quale, semmai, va rimproverato di non averne fino ad oggi adeguatamente onorato la memoria. Se il rozzo tentativo di portare offesa alla memoria di Riccardo Misasi dovesse trovare compiacente ascolto in ambiti istituzionali non esiterei personalmente, pur avendo una storia politica antagonista alle posizioni di Misasi, ad appellarmi, con opportune iniziative, alle coscienze e alle sensibilità dei cosentini che si riconoscono, al di là delle appartenenze politiche, nella storia della città e degli uomini che l’hanno rappresentata con onore, dedizione e amore filiale.