RASSEGNA STAMPA – CI SI CHIEDE FRA GLI SMALIZIATI DELLA LOTTA POLITICA

SE L’USCITA DEL SENATORE LEGHISTA BORGHI SU MATTARELLA IN MERITO ALLA “SOVRANITA’ EUROPEA” SIA UNA TROVATA ESTEMPORANEA O UN MEDITATO COLPO DI TEATRO IN CAMPAGNA ELETTORALE. PER CERTO HA CREATO PROBLEMI ALLA MELONI CHE HA PRETESO DA SALVINI UNA CORREZIONE ALMENO SULLE DIMISSIONI CHIESTE DA BORGHI. MA A TUTT’OGGI MANCA UNA DICHIARAZIONE ESPLICITA DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO A DIFFERENZA DI FORZA ITALIA CHE HA PRESO LE DISTANZE DALLA POSIZIONE LEGHISTA.

1. ATTACCO A MATTARELLA, MELONI TELEFONA A SALVINI PER SMORZARE: “HAI SBAGLIATO, ADESSO DEVI RITRATTARE”

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”

[…] Giorgia Meloni è di nuovo in bilico sulle contraddizioni del centrodestra. Ed è lacerata tra le esigenze elettorali e i vincoli istituzionali […]. La via d’uscita gliela offrirà la tribuna su Rete4, dove questa sera potrebbe dire come la pensa. E cioè che l’attacco frontale a Sergio Mattarella è sbagliato, un boomerang incontrollato di un falco della Lega, Claudio Borghi, che lo stesso leader del Carroccio, Matteo Salvini, in serata, ha poi in parte aggiustato. Non che lei in passato – anno 2018 – non sia arrivata a chiedere la messa in stato di accusa del presidente Mattarella. Ma non sedeva a Palazzo Chigi, e non aveva tutto l’interesse a mantenere relazioni decenti con il Colle. […] ha contattato Salvini e ha sollecitato la sua precisazione sul Quirinale, arrivata poco dopo l’ora di cena. «O sarò costretta a sconfessarti in tv», è la sintesi della telefonata […]. «Tra l’altro chiedere così le dimissioni di Mattarella […] è un errore che non porta consenso, anzi». […] «è stata una grande sciocchezza». Lo provano anche le reazioni, al momento non ufficiali, di due governatori della Lega. Il friulano Massimiliano Fedriga fa filtrare «il grande apprezzamento per l’operato di Mattarella», mentre da ambienti vicini a Luca Zaia trapela che il presidente del Veneto non vede l’ora «di abbracciare il Capo dello Stato il 7 giugno, quando salirà a Verona per la celebrazione dell’Arena». […] sul contenuto delle critiche all’Ue, sull’intolleranza verso una maggiore integrazione e sulla difesa della sovranità nazionale, Meloni la pensa come il segretario della Lega. In fondo, sono due facce della stessa destra, […] che fino a qualche anno fa chiedeva alternativamente o l’uscita dall’euro o l’uscita dall’Unione. Questione di sfumature: le stesse che […] li fa sedere in due famiglie europee differenti. La differenza con il terzo socio della coalizione, Forza Italia, partito che aderisce ai popolari europei, è tutto nelle parole di Antonio Tajani, che difende Mattarella e ne condivide le tesi: «La nostra prospettiva è europea. Ogni scelta antieuropea è deleteria per l’Italia». Per Meloni non è così. In mattinata, prima che il tweet di Borghi scatenasse una valanga di indignazione, era stata la stessa premier a dire che proprio la festa della Repubblica «ci ricorda che dovremmo tornare alla prima idea di Europa, che immaginava la sua forza nell’unione, ma anche nella specificità degli stati nazionali». È il teorema che fonda le sue convinzioni su come debba essere architettata l’Ue. E che ha spiegato benissimo il suo braccio destro a Palazzo Chigi, il sottosegretario Alfredo Mantovano, un paio di settimane fa intervenendo al Centro studi Livatino: «Ripensare l’Europa – aveva detto – vuol dire mettere da parte l’ideologia del Manifesto di Ventotene, secondo cui tutto deve calare dall’alto, e tornare invece alla sostanza dell’esigenza dei popoli». Nell’ideale conservatore e sovranista di Meloni l’utopia di Altiero Spinelli, spedito dal regime fascista al confino sull’isola di Ventotene, è sbagliata: gli Stati Uniti d’Europa […] sarebbero nefasti per l’Italia. Una certezza che è cresciuta in questi mesi di continui conflitti con Bruxelles, con la Commissione e con l’Europarlamento, soprattutto sul fronte dei diritti, ma anche su quello industriale e del libero mercato. Subito dopo il voto, infatti, riprenderà l’offensiva comune della destra sulla direttiva Bolkestein, a tutela delle concessioni balneari esistenti. E al Quirinale hanno chiare le intenzioni del governo e della maggioranza. Sfidare l’ultima sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito l’ennesimo “no” alla proroga delle concessioni senza gare, ribadendo […] la supremazia della normativa europea. […]

2. LA PREMIER ASPETTA POI PREME SU MATTEO E LUI: NO ALLE DIMISSIONI

Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

Quando la polemica è ormai divampata, quando quasi l’intero arco costituzionale se la prende con la Lega e con Salvini, contro parole considerate quasi eversive, le sue, quelle del leader, e quelle del parlamentare Borghi, è allora che Giorgia Meloni decide che la sola linea di non intervenire non può bastare, che occorre una correzione di rotta. Il contatto fra il capo del governo e il suo vicepremier avviene a metà pomeriggio, Meloni fa capire al leader della Lega che può essere anche d’accordo su alcuni concetti […]. Ma essere sovranisti, in senso nazionale, è una cosa, prendersela con il capo dello Stato, per giunta il 2 giugno, chiedendo addirittura le dimissioni, è un’altra. La richiesta di Meloni a Salvini è molto netta: chiarisci e spazza il campo dalla richiesta di dimissioni, che non sta in piedi. Passano meno di due ore e alla fine arriva la marcia indietro del vicepremier […] Insomma una cosa è la campagna elettorale, il posizionamento politico rispetto allo spettro di materie delegate all’Unione europea, che Meloni vorrebbe restringere come Salvini, un’altra è condire la cosa con un attacco al capo dello Stato dopo il suo messaggio di sabato. Di sicuro, e lo notano nel partito della Meloni, al ricevimento nei giardini del Quirinale, due sere fa, molti leghisti erano assenti. Praticamente tutto lo stato maggiore. E la cosa non è passata inosservata, come se l’attacco a Mattarella fosse in gestazione. Come se le parole della prima carica dello Stato avessero già prodotto un malumore e una decisione politica, di cui si sono viste le conseguenze ieri. Ma un’altra cosa è altrettanto sicura, quello della sovranità europea è argomento che tornerà prima e dopo il voto per rinnovare il Parlamento di Strasburgo e Bruxelles. E secondo alcuni, in FdI, tornerà anche con una decisione che Giorgia Meloni avrebbe già preso: ricorrere alla Corte costituzionale contro le norme europee, in un conflitto di attribuzioni sul destino delle concessioni balneari. Sarebbe un colpo di scena, dopo anni di promesse arrivate da Palazzo Chigi, e dopo che la stessa premier aveva assicurato una norma di adesione alle richieste europee.