Emanuele Lauria per “la Repubblica” – Estratti
Adesso la Lega si aggrappa a lui, al vecchio leader che sembrava dimenticato. Ora che si avvicina il quarantennale della fondazione della Lega lombarda, e che le celebrazioni dei “ribelli” sono inevitabilmente destinate ad amplificare il dissenso verso l’attuale gestione, Matteo Salvini prova frettolosamente a rendere omaggio a Umberto Bossi. Un’operazione di “recupero” del fondatore cominciata una settimana fa, davanti alle telecamere di “Belve”: «Da quanto tempo non sento Bossi? Da troppo e di questo mi dispiaccio, è una delle mie colpe», aveva detto l’attuale leader. Ieri, 48 ore prima dell’anniversario, un riconoscimento che viaggia su un giornalino distribuito ai militanti: «Siamo una grande comunità in cammino, nel solco del nostro fondatore Umberto Bossi e dell’indimenticabile Roberto Maroni», scrive Salvini. Che addirittura, fa sapere il segretario della Lega lombarda Fabrizio Cecchetti, ha controfirmato una lettera d’invito al Senatur per una manifestazione organizzata in tutta fretta dal partito “ufficiale” per domenica, a Varese. La notizia di questo evento — una festa «con risottata» — è stata data solo cinque giorni fa, quando la ricorrenza sembrava ormai dovesse passare sotto silenzio. Ci sono stati problemi organizzativi, si apprende. Ma nelle chat interne della Lega, che Repubblica ha visionato, non mancano i messaggi di preoccupazione per un flop e per le possibili contestazioni dei “nordisti”. Bossi andrà? Nessuno lo sa. A circolare è però un certo disappunto per quello che viene ritenuto un “ravvedimento tardivo”. Il sospetto, in ogni caso, è che la “festa” — preceduta sabato da un convegno sull’autonomia a Bergamo — sia stata messa su per coprire le polemiche che già stavano montando sull’assenza di celebrazioni della nascita della Lega bossiana — il 12 aprile 1984 nello studio del notaio Franca Bellorini proprio a Varese — da parte della dirigenza di un partito che al Nord ha perso il proprio appeal. Ieri i militanti di una storica sezione leghista, quella di Travagliato in provincia di Brescia, hanno minacciato di chiudere la saracinesca dicendo di non riconoscersi nella guida di Salvini, definita “ondivaga e contraddittoria”, ma anche nella “scala gerarchica,” e nel simbolo: «Senza un congresso non ha senso continuare». «Eravamo partiti per arrivare all’autonomia e al federalismo e siamo arrivati, invece, al fascismo. C’è ancora speranza anche se Salvini ha cambiato rotta di 180 gradi», dice l’architetto Giuseppe Leoni, uno dei fondatori del Carroccio. «La manifestazione di domenica? Diciamo che hanno voluto metterci una toppa. E cercare di riconquistare i voti persi da queste parti, in vista delle Europee », afferma Paolo Grimoldi, coordinatore del Comitato Nord cui proprio Bossi, nel novembre del 2022, diede vita.