Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “La Stampa”
A fine 2023 sui 194,4 miliardi del Pnrr a disposizione dell’Italia il governo ne aveva spesi appena 43,21 solo nel 2023: ne restano insomma altri 151,4 da mettere a terra di qui a metà 2026 e non è cosa da poco perché si tratterebbe di viaggiare ad una media di 60 miliardi all’anno ovvero tre volte quello che l’Italia è riuscita a fare l’anno passato. E questo spiega bene perché il ministro dell’Economia Giorgetti insista per rivedere il termine del 2026 entro cui realizzare tutti i progetti. In base all’ultima relazione del governo sull’attuazione del Pnrr che, salvo poche eccezioni, non tiene conto della revisione del piano varato nei mesi scorsi, risulta ancora da spendere il 78% dei fondi a disposizione dell’Italia, sottolinea l’analisi appena sfornata da Openpolis. […] Incrociando i dati sulla spesa sostenuta finora con i nuovi importi assegnati a ogni amministrazione titolare alla luce della revisione del Pnrr, a livello percentuale ci sono ben 12 strutture che devono ancora erogare più del 90% delle risorse: si tratta dei ministeri del Lavoro, degli Affari regionali, delle Pari opportunità e famiglia, del Turismo, dell’Agricoltura, della Cultura, della Salute, dello Sport, delle Politiche di coesione, della Pubblica amministrazione e dell’Interno. In valori assoluti è il ministero delle Infrastrutture il soggetto più indietro con oltre 33,8 miliardi di euro ancora da spendere. «Questo, almeno in parte, può essere spiegato con il fatto che molti dei cantieri relativi a grandi opere non sono ancora partiti o risultano comunque nelle loro prime fasi. Senza dimenticare ovviamente che la struttura che fa capo a Matteo Salvini è anche quella a cui è attribuita la quota più alta di fondi» osserva Openpolis. Tra i ministeri con le uscite ancora da effettuare più consistenti ancora da effettuare troviamo poi Ambiente (19,7 miliardi), Imprese (15,1), Salute (15) e Istruzione (14 miliardi). In tutto a fine 2023 erano appena 7 le misure per le quali è già stato utilizzato tutto il budget disponibile. Si tratta sostanzialmente degli interventi realizzati tramite i crediti di imposta e gli incentivi a favore delle imprese, insomma le somme più facili da spendere, a partire dai 13,95 miliardi di ecobonus assorbiti dal Superbonus agli 8,9 miliardi di Industria 4.0 o i 4 miliardi per i crediti di imposta per ricerca e sviluppo ed i beni immateriali. In pratica il 94,5% dei contributi è esaurita. In tutti gli altri casi invece la percentuale dei fondi spesi resta molto bassa. […]