RASSEGNA STAMPA – LA MELONI A BRUXELLES DEVE SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE…

(nella foto Giorgia Meloni e Viktor Orban)

 

1 – ORBÁN NEL MIRINO ANCHE SUL FRONTE UE RITORSIONI SE METTE IL VETO SULL’UCRAINA

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

Un piano per colpire economicamente l’Ungheria se dopodomani Viktor Orban ponesse ancora il veto al bilancio dell’Ue. Che deve essere aggiornato per stanziare i nuovi fondi a favore dell’Ucraina, 22,5 miliardi. Una cifra già sensibilmente ridotta rispetto alla richiesta iniziale di 66 miliardi. Il premier ungherese, […] che aveva già bloccato l’approvazione a dicembre scorso (su questa materia serve l’unanimità) ancora non offre garanzie sul suo voto. La minaccia di boicottare l’economia magiara, però, in realtà un primo effetto l’ha sortito. Ieri nella riunione del Coreper (il comitato che riunisce i 27 ambasciatori), il rappresentante di Budapest ha iniziato a concedere delle aperture. Sempre in cambio di una maggiore disponibilità dell’Ue nei confronti dello sblocco dei fondi destinati all’Ungheria e ormai “congelati” da tempo a causa del mancato rispetto dello stato di diritto da parte del governo del sovranista Orban. L’irritazione nei suoi confronti, però, sta crescendo. E non è un caso che gli uffici del Consiglio europeo abbiano predisposto un piano durissimo. Un’ipotesi che nella storia dell’Unione non era mai stata ventilata. L’Ungheria, che non ha ancora adottato l’euro, ha già subito ieri una secca flessione del fiorino nei mercati monetari. Per di più tutti ricordano che la situazione dei conti non è brillante: in particolare per quanto riguarda il deficit ben oltre il 4 per cento. L’obiettivo sarebbe quello di rendere più complicato il finanziamento del debito (le ultime aste di titoli di Stato sono state già negative). L’ipotesi-sabotaggio predisposta dal Segretariato del Consiglio è stata ridimensionata a una responsabilità […]del solo Consiglio. Eppure la tensione degli altri 26 è altissima. Anche perché Orban da mesi ormai è considerato una sorta di vassallo di Putin dentro l’Unione europea. «La nota del Consiglio — spiegava ieri un funzionario europeo — non delinea alcun piano specifico [….]». Resta il fatto che ieri di questa minaccia si è parlato esplicitamente alla riunione del Coreper. Probabilmente è uno strumento negoziale per indurre Orban a più miti consigli. E in effetti una prima avvisaglia di un cedimento ungherese si è avvertita. Lo scontro però è ancora in corso. E infatti il ministro magiaro per gli Affari europei, Janos Boka, in pubblico fa la faccia dura. «L’Ungheria — ha avvertito — non cede al ricatto. Il documento, redatto dai burocrati di Bruxelles, non fa che confermare che l’accesso ai fondi Ue viene utilizzato per ricatti politici da parte di Bruxelles». Poi ha però ammesso di voler partecipare «in modo costruttivo» alla trattativa dichiarando la disponibilità «all’utilizzo del bilancio dell’Ue per il pacchetto Ucraina e persino all’emissione di debito comune per finanziarlo, a patto che vengano aggiunti altri caveat che diano a Budapest l’opportunità di cambiare idea in un secondo momento». Il confronto dunque è in corso sulla base di questa piattaforma. Anche perché la soluzione, su cui premono alcuni Stati come la Polonia, di attivare l’articolo 7 del Trattato Ue che sostanzialmente stabilisce l’iter di espulsione dall’Unione, appare molto difficile. In primo luogo perché serve l’unanimità in Consiglio  […] E poi perché giuridicamente il veto al bilancio non giustifica questa procedura. […]

2 – I MOTIVI DI SCONTRO ORBAN LA RITORSIONE UE

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”

Veleni. Ricatti. Controricatti. [….] s’intensifica il pressing nei confronti del governo guidato da Viktor Orban che continua a tenere in ostaggio il piano di aiuti per Kiev, oltre che la revisione del bilancio comune dell’Ue. Uno scenario di tensioni crescenti che potrebbero trasformarsi in un banco di prova anche per Giorgia Meloni. Nel caso in cui si andasse allo scontro frontale con Budapest, la premier si troverebbe infatti costretta a decidere se schierarsi con il resto dei partner Ue sulla linea punitiva della fermezza oppure “salvare” l’amico e alleato Orban. Da tempo è in corso un corteggiamento politico reciproco, finalizzato a portare gli eurodeputati di Fidesz nel gruppo dei Conservatori dopo le prossime elezioni europee: anche per questo […] la leader di Fratelli d’Italia farà il possibile per cercare di disinnescare le tensioni, tentando – se necessario – una mediazione con Orban. Dopo il fallimento al vertice di dicembre, provocato proprio dal veto del capo del governo ungherese, i 27 leader Ue torneranno giovedì a Bruxelles per una riunione straordinaria durante la quale dovranno approvare il piano di aiuti per Kiev, che vale 50 miliardi di euro, ma anche la revisione del bilancio comune. Per l’ok serve l’unanimità e dunque tutto è nuovamente appeso alla volontà di Orban. Per cercare di metterlo alle strette, nei giorni scorsi fonti diplomatiche avevano fatto sapere che i governi sono pronti ad andare avanti con la procedura prevista dall’articolo 7, quella che punisce le violazioni dello Stato di diritto e che, in ultima istanza, può persino portare alla perdita del diritto di voto in Consiglio. Una mossa senza precedenti. E non è finita qui. Ieri è spuntato un documento redatto dal segretariato del Consiglio che analizza le possibili conseguenze economiche derivanti da un blocco totale dei fondi europei all’Ungheria […].    […] il fatto stesso di aver fatto circolare la bozza dimostra la chiara volontà di lanciare un avvertimento a Budapest minacciando conseguenze da incubo. Sino a questo momento, l’Ungheria aveva potuto contare sul sostegno del governo polacco: i due Paesi si erano fatti scudo a vicenda sull’articolo 7. Ora che a Varsavia c’è un esecutivo europeista, Orban potrebbe trovarsi isolato. Ma non tutti sono convinti che sia veramente così. A Bruxelles, infatti, non è passato inosservato il voto del 18 gennaio scorso: l’Europarlamento aveva chiesto ai governi di andare avanti con l’articolo 7, ma gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro (non quelli di Forza Italia). Una presa di posizione che ha sollevato parecchi interrogativi: il governo italiano è pronto ad andare fino in fondo per mettere Orban nell’angolino? Fonti diplomatiche europee hanno sottolineato che lo stallo sul bilancio danneggia soprattutto l’Italia perché, senza la revisione, non ci saranno i fondi aggiuntivi per le politiche migratorie. E dunque Meloni avrebbe tutto l’interesse a isolare il collega ungherese. In realtà, però, sembra che la “strategia della tensione” (leggasi la “pilotata” fuga di notizie sul Financial Times) non sia affatto piaciuta al governo italiano, che al contrario vuole far calmare le acque per arrivare a un accordo. Fonti dell’esecutivo fanno infatti notare che il governo ungherese ha già inviato segnali d’apertura circa la possibilità di collegare al bilancio comunitario il piano di aiuti quadriennale per Kiev. Il problema è che Orban vorrebbe subordinare lo sblocco dei fondi a una verifica annuale, in modo da poter utilizzare nuovamente tra meno di 12 mesi il suo potere di veto. Un ricatto che gli altri Paesi non sono disposti ad accettare.