RASSEGNA STAMPA – DOPO IL VOTO EUROPEO PD E M5S DOVRANNO SCEGLIERE…

(nella foto Conte-Landini-Schlein)

 

Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”

Corsi e ricorsi del centrosinistra: da qualche tempo in qua ha ripreso quota la suggestione di un federatore che riesca a mettere insieme quel variegato (e più che complicato) mondo, in vista delle elezioni politiche che verranno. Sabato scorso Pierluigi Castagnetti, nel corso di un convegno, ha alluso a questa prospettiva quando ha spiegato che «dopo le Europee bisognerà costruire un nuovo Ulivo». E Matteo Renzi, che prova immensa soddisfazione a fare incursioni in casa altrui, domenica, a Stasera Italia , ha fatto il suo pronostico: «Il nuovo Ulivo è il disegno del Pd, ma non lo federa Conte, non lo federa Schlein, può farlo un amministratore che è sul campo… o un’amministratrice…». Secondo i fedelissimi del leader di Italia viva il nome a cui si riferiva l’ex premier è quello di Beppe Sala. Del resto — quando si dice le coincidenze — del futuro politico del sindaco di Milano si parla anche nei conversari tra gli alti dirigenti del Pd. Il primo cittadino del capoluogo lombardo piace alla sinistra e, pur non avendo avuto bisogno dei voti a cinque stelle per la sua elezione a Palazzo Marino, con quel mondo non è affatto in dissidio. Vanta un rapporto discreto con Giuseppe Conte e una simil-amicizia con Grillo. Ma non c’è solo il nome di Sala nella rosa, finora ristretta, dei possibili federatori del centrosinistra. Non è più un mistero per nessuno (se ne parla dall’estate scorsa) che molti dem allergici a Elly Schlein facciano il tifo per Paolo Gentiloni. Ritengono che, con le sue conoscenze internazionali e con i suoi buoni rapporti con il mondo dell’imprenditoria che simpatizza con il centrosinistra, il commissario europeo per gli affari economici e monetari abbia tutte le carte in regola per il ruolo di federatore. Lui finora non dice né sì né no e fa sapere di essere impegnato a Bruxelles, ma poiché l’operazione prenderebbe le mosse nell’autunno del 2024 o giù di lì, questo non sarebbe un problema. In quel di Bologna, però, si vocifera che nel mondo che si muove attorno a Romano Prodi si sussurri un altro nome ancora: quello di Filippo Andreatta, che avrebbe dalla sua il fatto di avere ancora un volto non troppo conosciuto e di essere abbondantemente sotto i sessanta. Dunque, di futuribili federatori ce ne sono. Ma non è scontato (no, non lo è per niente) che Elly Schlein accetti di farsi da parte e di trascurare il fatto che lo statuto del Partito democratico preveda che il candidato a Palazzo Chigi sia chi è alla guida del Pd. Però è indubbio che il progetto dell’Ulivo abbia maggior fascino di quello del campo largo, che nel corso degli anni è stato ribattezzato camposanto dai detrattori del centrosinistra, ma anche da alcuni dem, come il presidente della Regione Campania Enzo De Luca. Proprio con un federatore il centrosinistra è riuscito a vincere le Politiche per ben due volte.