RASSEGNA STAMPA – LA GERMANIA IN DIFFICOLTÀ…COME L’ITALIA…

(nella foto Giorgia Meloni e Olaf Scholz)

 

Estratto dell’articolo di Mara Gergolet per il “Corriere della Sera”

Ha aperto la cancelleria sulla Sprea, predisposto il tappeto rosso per accogliere Giorgia Meloni. Ma il patto da firmare con l’Italia, che doveva essere una vetrina anche per il cancelliere Olaf Scholz, è stata per lui solo una piccola pausa, la parentesi da un incubo. Perché poche ore prima il cancelliere ha dovuto alzare bandiera bianca: il suo governo non presenterà oggi il bilancio per il 2024, seduta annullata. Forse riuscirà a farlo a dicembre, nell’ultima sessione parlamentare prima di Natale. Altrimenti, la Germania entrerà nel nuovo anno con «l’esercizio provvisorio», […] mentre tutt’intorno il programma del suo governo va in pezzi, forse irrimediabilmente compromesso. E nella Berlino politica ci si chiede se (e come) Olaf Scholz riuscirà a sopravvivere a questo terremoto. È l’onda lunga della sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe. Una settimana fa, i giudici hanno definito incostituzionale il fondo da 60 miliardi (Ktf) sul quale il governo ha scommesso la modernizzazione del Paese […]. Ma quei soldi — si tratta di fondi «emergenziali» non spesi per il Covid — non solo sono fuori dal bilancio regolare. Sono soprattutto soldi ottenuti a debito, oltre il rigoroso vincolo dello 0,35% di deficit che la Germania si è autoimposta ormai 14 anni fa: e non possono essere utilizzati […] se non in situazioni d’emergenza. […] Lo spirito della sentenza […] definisce incostituzionali altri fondi. Come il pilastro della stabilizzazione dell’economia e dell’energia (Wsf), che è di ben 200 miliardi. […]  preventivamente, il segretario di Stato tedesco Werner Gatzer, ha ordinato di sospendere tutti i pagamenti dal fondo Wsf. Così è stato. Congelati miliardi di spesa pubblica, salvati dai tagli solo l’ufficio del presidente federale, i due rami del Parlamento e la Corte costituzionale. I pilastri della democrazia. Berlino ha notificato a Bruxelles che non è più in grado di contribuire al fondo da 100 miliardi, metà dei quali destinati all’Ucraina. Come si esce da questo incubo, […]? […] Si potrebbero alzare le tasse, ma i liberali […] non lo accetteranno mai. Si potrebbe dichiarare lo stato d’emergenza nazionale […], ma di nuovo i liberali non acconsentiranno. […] l’unica è tagliare il tagliabile. Ma che cosa: gli investimenti verdi, gli aiuti sociali, il reddito di cittadinanza? In un governo tra Spd, liberali e verdi che non ha mai trovato una vera coesione, si tratta di decidere chi rinuncerà al proprio programma e alla propria identità. E di vedere se si riesce ad andare avanti in tre o se per il «Semaforo» questa è di fatto una chiamata per l’uscita. In cancelleria, ieri Scholz ha sentito questa domanda, rivolta a Giorgia Meloni: «L’Italia, dopo la crisi sul bilancio, ritiene ancora la Germania un partner affidabile?». Ha alzato gli occhi al cielo: chi — solo qualche anno fa, o anche solo una settimana fa — se lo poteva immaginare?