RASSEGNA STAMPA – Messa fuori gioco la Corte dei conti….

POTRÀ INTERVENIRE “A CONSUNTIVO” SUI MILIARDI DEL PNRR CIOÈ A COSE FATTE E A MILIARDI SPESI. COSÌ HA DECISO IL GOVERNO DI GIORGIA MELONI E COSÌ HA VOTATO LA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO. SARA’ BRUXELLES CON I SUOI UFFICI A ESERCITARE IL CONTROLLO SULL’IMPIEGO DEI MILIARDI INCARDINATI AD ALCUNE RIFORME RITENUTE INELUDIBILI. IL GOVERNO HA CERCATO DI SCARICARE SULLA CORTE DEI CONTI LA RESPONSABILITÀ DEI RITARDI NELLE PROCEDURE MA I NUMERI DICONO CHE SU 30 MILIARDI GIÀ DISPONIBILI NE È STATO IMPEGNATO SOLTANTO UNO. ORA NON RESTA DA VERIFICARE SE, NEUTRALIZZATO IL CONTROLLO DELLA CORTE DEI CONTI, LE PROCEDURE ACCELERANO E I PROGETTI DIVENTANO ESECUTIVI. BRUXELLES VIGILA.

Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”

Comunque lo si giudichi nel merito, il voto di fiducia di oggi alla Camera non è una mera formalità: segna uno spartiacque, introducendo una modifica dei compiti e del ruolo della Corte dei Conti. Autorevoli costituzionalisti come Sabino Cassese e Cesare Mirabelli garantiscono che non si tratta di una ferita alla Costituzione, ma di un passaggio che rende più snello, meno burocratico, l’iter dei provvedimenti amministrativi. La Corte, come è ormai noto, eserciterà le sue funzioni “a consuntivo”, cioè alla fine, e non più durante l’iter (controllo concomitante). Il che riguarda il Pnrr, ovviamente, ma non solo. Nei fatti si tratta pur sempre di un atto politico significativo che alimenta dubbi e preoccupazioni circa la volontà dell’esecutivo di sottrarsi alla ragnatela dei controlli a vari livelli, il che può favorire gli abusi. È così? Da un punto di vista generale l’intervento sulla magistratura contabile è discutibile soprattutto per i modi e i tempi. Il fragore mediatico è massimo e proprio questa circostanza accresce l’impressione che si stia compiendo un errore politico. A meno che non sia proprio questo l’obiettivo della maggioranza: trasmettere all’opinione pubblica l’idea di un esecutivo determinato ad accelerare sui fondi europei, ribaltando su altri – appunto la Corte – la responsabilità dei ritardi che molti considerano inevitabili, nonostante le smentite del ministro Fitto. Vedremo. Certo, se si va indietro nel tempo, si noterà che il rapporto tra autorità politica e Corte dei Conti è stato sempre complicato. Quattro anni fa, la stessa destra che oggi vuole meno controlli ne chiedeva di più. E si capisce: allora FdI era all’opposizione e il suo punto di vista era diverso. In anni ancora precedenti era la sinistra tentata di ridimensionare il potere contabile, forse perché all’epoca governava un’alleanza di centrosinistra e toccava a lei sopportare l’eccesso di controlli. Dove si dimostra che, dietro il dissidio sulla norma giuridica, c’è spesso, se non sempre, un confronto politico da cui tutto il resto discende. Resta il dato di un destra-centro che vuole mandare un segnale di forza, consapevole che un momento come l’attuale, con l’opposizione divisa (vedi la linea di Calenda) e incapace di incidere, potrebbe non presentarsi più.