RASSEGNA STAMPA – Finita la “pacchia” del reddito di cittadinanza….??

SI REGISTRANO VOCI DISCORDANTI SU COME CAMBIERÀ IL RDC E CHI NE FARÀ LE SPESE. SE PER IL M5STELLE IL RDC È STATO LA GALLINA DELLE UOVA D’ORO, ELETTORALMENTE PARLANDO, PER GIORGIA MELONI E FDI È STATA LA BANDIERINA ELETTORALE NEI CONFRONTI DI PIZZAIOLI, BALNEARI, RISTORATORI, ARTIGIANI E QUANTI GUADAGNANO GRAZIE AL LAVORO SOTTOPAGATO. LA STRETTA VOLUTA DAL GOVERNO MELONI LASCIA FUORI MOLTI PREMIATI COL “DIVANO” MA, A DETTA DEL M5STELLE, L’80 PER CENTO DEI BENEFICIARI È GENTE OGGETTIVAMENTE POVERA CHE CONSERVA IL RDC. CI SI ASPETTA ALMENO CHE SIANO FINITE LE TRUFFE DI COLORO CHE NON AVEVANO E NON HANNO DIRITTO I QUALI, IN QUANTO IMBROGLIONI, NON SONO NÉ DI DESTRA NÉ DI SINISTRA.

Estratto dell’articolo di Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

«Il reddito di cittadinanza era più efficace» dei sussidi che lo sostituiranno, cioè l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro, ha sentenziato Pasquale Tridico, padre della misura e proprio per questo silurato dalla presidenza dell’Inps dal governo Meloni. Se per efficacia dello strumento si intende il grado di copertura dello stesso, Tridico ha ragione […]. Se per efficacia si intende invece la capacità di intervenire nel modo più appropriato rispetto alle caratteristiche e ai bisogni degli interessati, è presto per dirlo […].    […] Il Reddito ha conosciuto, nei suoi 4 anni di esistenza, una parabola. Ne hanno beneficiato 1,1 milioni di famiglie il primo anno, (aprile-dicembre 2019), salite pian piano fino al picco di 1,7 milioni nel 2021, anche per effetto della crisi economica innescata dal Covid, per poi scendere gradualmente fino a 956 mila lo scorso aprile. Bisogna tornare a febbraio 2020 per trovare un livello analogo: effetto della ripresa, ma ancora di più della stretta sui controlli. All’inizio questi erano per lo più successivi alla concessione del sussidio e a campione. Solo quando sono state concluse le convenzioni per l’incrocio delle banche dati i controlli sono stati fatti prima, secondo quanto disposto nella legge di Bilancio 2022 (governo Draghi), e questo ha portato a un aumento delle domande respinte. C’è poi stata la legge di Bilancio 2023, la prima del governo Meloni, che ha decretato la fine del Reddito […]. Il combinato disposto del miglioramento dei controlli e dell’effetto annuncio sulla riforma ha prodotto un forte rallentamento delle domande, scese a 366 mila nel primo quadrimestre di quest’anno rispetto alle 485 mila dello stesso periodo del 2022, il 24,5% in meno. Cosa succederà dal 2024? […] 436 mila famiglie, per un totale di 615 mila persone, non saranno più coperte dal reddito di cittadinanza, ovvero circa una famiglia su 3 e una persona su 4. Il governo stima che però 322 mila persone, in pratica un occupabile su due, riceveranno il Supporto per la formazione di 350 euro al mese […].    […] In ogni caso la platea degli occupabili si ridurrà di anno in anno […]. E dal 2027 in poi non supereranno i 133 mila, stima il governo. Quindi la gran parte dei teoricamente occupabili dovrà arrangiarsi. […] Il che significa: lavorare in nero, vivere di espedienti, farsi aiutare dalla Chiesa e dalle associazioni di volontariato. Secondo gli avversari della riforma si tratta di una sostanziale rinuncia dello Stato a tutelare una parte dei poveri, […] in contrasto con le più recenti raccomandazioni della Commissione Ue […] di dotarsi di uno strumento universale di contrasto della povertà. I difensori della stretta, invece […] pensano che questi poveri spesso già lavorino, ma in nero, e che finora abbiano cumulato queste entrate con il Reddito.[…] il governo, avendo distinto la platea dei destinatari dell’intervento in due, occupabili e non occupabili, si è posto davanti a due sfide da vincere: da un lato sostenere, possibilmente meglio del Reddito, le famiglie in povertà assoluta […] (773 mila nel 2024, secondo la Relazione tecnica), e dall’altro aiutare i nuclei che invece possono entrare nel mercato del lavoro a trovare un’occupazione, punto sul quale il Reddito ha sostanzialmente fallito. Anche se la riforma dovesse avere successo su entrambi i fronti, ci sarebbero però alcune incongruenze […], che andrebbero corrette […]. Facciamo un esempio. Una famiglia povera composta da un 18enne e da un 61enne (figlio e genitore conviventi) rientra tra i nuclei non occupabili (per la presenza di un over 60) e quindi ha diritto all’Assegno di inclusione, sostanzialmente analogo al Reddito, mentre un’altra famiglia, ugualmente povera, ma composta da un 18enne e da un 59enne avrebbe accesso solo al Supporto per la formazione e il lavoro, cioè l’assegno di 350 euro (contro il 500 dell’Adi) e solo per la durata dell’eventuale corso di formazione o attività simili e comunque al massimo per 12 mesi (contro i 18 mesi dell’Adi, rinnovabili). Oppure: un adulto single povero non può accedere all’Adi perché rientrante teoricamente nella platea degli occupabili mentre lo stesso adulto potrebbe accedervi in presenza di un figlio. «Forse è un modo per spingere la natalità!», tenta una battuta uno dei tecnici che ha lavorato alla riforma.