RASSEGNA STAMPA – In Forza Italia prima le aziende poi il partito…

SE È VERO CHE BERLUSCONI È “SCESO” IN POLITICA PER PROTEGGERE LE SUE AZIENDE È ALTRETTANTO VERO CHE SULLE INCERTEZZE DEL FUTURO DI FORZA ITALIA PREVALE LA SALVAGUARDIA DELLE AZIENDE DEL GRUPPO. DA QUI LA DECISIONE DELLA FIGLIA MARINA DI PRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE E INSTAURARE UN RAPPORTO DIRETTO CON GIORGIA MELONI PER ASSICURARE STABILITÀ ALLA MAGGIORANZA DI GOVERNO. DA ESCLUDERE AL MOMENTO UN IMPEGNO DIRETTO DI MARINA BERLUSCONI SOTTO IL PROFILO POLITICO SEMPRE CHE GLI INTERESSI ECONOMICI DELLE AZIENDE DEL GRUPPO NON LO DOVESSERO RICHIEDERE. NON SONO DA ESCLUDERE ALTRI SCENARI POSSIBILI MA NON BISOGNA DIMENTICARE I 90 MILIONI DI DEBITI CHE HA ACCUMULATO FORZA ITALIA E CHE FINO AD OGGI SONO STATI GARANTITI DA UNA FIDEJUSSIONE PERSONALE DI BERLUSCONI. SENZA RISORSE FINANZIARIE IL PARTITO NON VA DA NESSUNA PARTE E TUTTI NE SONO CONSAPEVOLI. MA C’È ANCHE CHI PENSA DI TRASMIGRARE IN ALTRE FORMAZIONI. PER IL MOMENTO LUNGA VITA A BERLUSCONI.

Estratto dell’articolo di Giulia Merlo per “Domani”

Tutto il governo Meloni sta seguendo con preoccupazione vera il declino della salute di Silvio Berlusconi, a cui tutte le componenti del centrodestra riconoscono il ruolo di federatore del centrodestra. […]    La preoccupazione, però, è principalmente «umana», come la descrive un esponente dell’esecutivo. Politicamente, infatti, le uniche fibrillazioni si registrano tra le file di Forza Italia. […]. La vera questione che si aprirà per Meloni non è infatti tanto quella del futuro di Forza Italia, ma quella del nuovo corso di Fininvest. La linea di Berlusconi è sempre stata un impasto di interessi, con quello politico che correva in parallelo con quello delle sue aziende. […] Quello stesso perimetro di interessi che Forza Italia, pur con il suo costante calo di consensi, ha mantenuto anche nell’attuale esecutivo. A partire dal fatto che la casella chiave del sottosegretariato dell’Editoria, in tutti i governi di centrodestra, sia appannaggio berlusconiano: oggi con Alberto Barachini, ieri con Giuseppe Moles e Paolo Bonaiuti. Lo schema, tuttavia, si poggiava su un punto di equilibrio che era la figura del capo […]. Un capo, però, che non ha mai voluto veri successori e proprio questo impone un equilibrio nuovo tra le aziende e il governo. «L’unica che avrebbe incoronato sarebbe stata la figlia Marina», dice un ex berlusconiano che fu tra i fondatori del partito nel 1994.    […] Tuttavia, nessuno dei figli nè di primo letto – Marina e Piersilvio – nè di secondo – Barbara, Eleonora e Luigi – ha mai davvero guardato con interesse a Forza Italia. Di più, negli ultimi anni di tramonto elettorale è stato considerato uno dei crucci da togliere al padre sempre più anziano, oltre che un asset poco produttivo e anzi piuttosto costoso, visto l’indebitamento per 90 milioni garantito da due fideiussioni personale Berlusconi.    […] Per questo, la prospettiva dei figli viene riassunta con due parole da chi osserva i movimenti aziendali: «snellimento e liquidazione». Marina Berlusconi, spiegano, è un’imprenditrice che ragiona secondo i criteri di utile e perdita e, in vista della successione, la domanda è una: cosa crea valore in azienda, in relazione a quanto costa? Proprio alla luce di questo, la figlia maggiore avrebbe progressivamente messo a punto un modo per succedere al padre, ma alle proprie condizioni. La linea di contatto tra lei e la premier Meloni è aperta e personale, la svolta governista ha riportato al tavolo delle trattative coperte per le nomine del govenro il fedelissimo Gianni Letta. Nessuna discesa in campo, dunque, ma contatti stretti e trasversali, facilitati oggi e per tutta la durata del governo dalla presenza dei ministri azzurri e del drappello di parlamentari eletti. Che da Berlusconi hanno ricevuto l’ultimo regalo, con l’8 per cento a FI che ha consentito loro di tornare in parlamento per altri cinque anni. Poi si deciderà il futuro di FI o di quel che ne resta, esattamente come per ogni società: confrontando utili e perdite. «La chiave per capire il futuro è la vendita del Giornale», viene suggerito. In altre parole: dimenticate le questioni di cuore per il giornale di famiglia, un’azienda poco produttiva viene venduta, pur mantenendo una quota di minoranza. Un ragionamento che potrebbe riguardare anche altri asset, a partire da Mediaset – ora MediaforEurope con sede in Olanda – per cui l’interessamento del francese Vincent Bollorè è noto. […]