RASSEGNA STAMPA – Il reddito da divano non conviene più….

NON È UNA GRAN FURBATA MA, A QUANTO PARE, FUNZIONA. NEI PRIMI MESI DEL 2023, RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2022, LE RICHIESTE DI REDDITO DI CITTADINANZA HANNO AVUTO UN CROLLO DEL 65 PER CENTO IN MENO. E’ SUFFICIENTE LEGGERE A QUALI CONDIZIONI E ADEMPIMENTI È SUBORDINATA LA CONCESSIONE DEL REDDITO PER AVERE UNA SPIEGAZIONE DELLE TANTE RINUNCE. E’ ANCHE UNA CONFERMA, PERÒ, DELLA FACILITÀ CON CUI SI POTEVA OTTENERE IL REDDITO CHE HA PERSO DI CREDIBILITÀ PER I TROPPI ABUSI PARASSITARI CONSENTITI.

Estratto dell’articolo di Francesco Bisozzi per “Il Messaggero”

Prosegue inesorabile la fuga dal reddito di cittadinanza, dopo la stretta avviata dal governo Meloni con la legge di Bilancio. In drastico calo le richieste per il sussidio, che nei primi due mesi di quest’anno sono state in tutto 90 mila, ovvero un terzo in meno rispetto allo stesso periodo del 2022 (-65%). Risultato, oggi il reddito di cittadinanza arriva a 900 mila famiglie (un milione al lordo di quelle che ricevono la pensione di cittadinanza). Sono 150mila in meno rispetto a dicembre, quando non erano stati ancora introdotti i nuovi paletti. La spesa per la misura a febbraio è scesa a 545 milioni, una riduzione su gennaio superiore al 10%. Insomma, nel giro di due mesi la platea dei beneficiari si è sgonfiata notevolmente. Pesa la scadenza a breve termine del reddito di cittadinanza per gli occupabili che il governo ha impostato a partire da quest’anno: oggi un “attivabile” che richiede la prestazione di sostegno ne ha diritto per soli sette mesi, a patto che firmi il patto per il lavoro e segua corsi di formazione e riqualificazione, e che accetti di sottoporsi a controlli su auto, case, reddito da parte dell’Inps e del Fisco. Il gioco, per molti, non sembra più valere la candela. Sì, è vero, stando agli ultimi dati di Bankitalia sono stati circa centomila i posti di lavoro creati nell’ultimo bimestre, ma come rilevato dall’Inapp il reddito di cittadinanza ha prodotto risultati in termini di attivazione lavorativa o di offerta formativa solo per una percentuale compresa tra il 3% e l’8% dei percettori. Davvero poco. Ecco perché viene il sospetto che a frenare le richieste per il sussidio (costato dal 2019 a oggi quasi 30 miliardi di euro) sia stata in primis la stretta introdotta dal governo Meloni in legge di Bilancio. Stretta che tra le altre cose ha azzerato le offerte di lavoro a cui un percettore può dire di no senza perdere il beneficio.    […] In cantiere c’è il progetto Mia, la Misura per l’inclusione attiva che a partire dall’anno prossimo dovrebbe andare a sostituire il reddito di cittadinanza, con una platea di percettori più circoscritta (fuori gli occupabili e gli Isee da 8mila euro in sù) e importi meglio calibrati (verranno impostati tetti più stringenti). Nel frattempo, la maggior parte delle richieste pervenute nei primi due mesi di quest’anno continua ad arrivare dalle due regioni con il maggior bacino di beneficiari, Campania e Sicilia, titolari del 40% delle domande pervenute all’Inps quest’anno, oltre 35mila su 90mila. Ed è proprio in queste due Regioni che andranno investite le risorse risparmiate con la riforma del reddito di cittadinanza per far decollare il lavoro, anche a costo di un New Deal per il Mezzogiorno. […]