RASSEGNA STAMPA – Fra Conte e la Schlein sarà competizione…..

LO SI È DETTO SUBITO CHE, CON L’ELEZIONE DELLA SCHLEIN ALLA SEGRETERIA DEL PD, AVREBBE AVUTO INIZIO LA CACCIA AI VOTI IN LIBERA USCITA CHE SI SONO SPOSTATI DAL PD AL M5S E AD ALTRE FORMAZIONI. GIÀ ALL’INDOMANI DEL VOTO AI GAZEBO IL PD RECUPERAVA 3 PUNTI NEI SONDAGGI E SOPRAVANZAVA IL M5S. ORA SI TRATTA, GUARDANDO A SINISTRA, ARMI ALL’UCRAINA A PARTE, DI AFFRONTARE TEMI DELICATI COME I FLUSSI MIGRATORI, IL SALARIO MINIMO, LA RIFORMA FISCALE, I DIRITTI CIVILI E ALTRO ANCORA. TEMI COMUNI SIA AL PD CHE AL M5S, COME IL SALARIO MINIMO. LA SCHLEIN HA POSTO IL PROBLEMA AL GOVERNO MELONI, IL M5S E CONTE CHIEDONO AL PD DI SOSTENERE LA PROPOSTA DI LEGGE SUL SALARIO MINIMO GIÀ PRESENTATA DAL M5S. IL PD RISPONDE CHE PRIMA DELLA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA DAL M5S C’È QUELLA DEL PD PRESENTATA DA ANDREA ORLANDO. SIAMO SOLO ALL’INIZIO. LA MELONI E IL SUO GOVERNO POSSONO DORMIRE SONNI TRANQUILLI.

Estratto dell’articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”

Elly Schlein sceglie il primo terreno di scontro con Giorgia Meloni: il salario minimo. E così facendo spiazza i 5 Stelle che sono costretti a rincorrerla. La segretaria dem interviene al question time con la premier nell’aula di Montecitorio. La leader del Pd inizia in modo dialogante. Le risposte della premier però non la soddisfano.     (…)La segretaria in versione «combattente» piace molto ai parlamentari dem, ma mette in difficoltà il Movimento 5 stelle. E a Giuseppe Conte non resta che andarle dietro cercando di rivendicare a sé la primogenitura della battaglia sul salario minimo.     (…)Nel frattempo il Movimento 5 Stelle è in subbuglio. In Aula non applaude l’intervento della segretaria del Partito democratico e mentre Schlein parla Conte fa finta di niente. Come fosse altrove. Il vice capogruppo alla Camera Michele Gubitosa attacca i dem : «Noi abbiamo avanzato questa proposta nel 2013 e il Pd era contrario». Il capogruppo Francesco Silvestri cerca di rovesciare le parti, come fa lo stesso Conte, del resto: «Vediamo con quante forze si combatte la battaglia che noi abbiamo avviato nella scorsa legislatura», dice. E l’ex premier osserva: «Vedremo chi è contrario, chi è per il sì, chi per il ni».    (…) A un certo punto del pomeriggio Conte si accorge che il tweet mandato prima dell’inizio del question time potrebbe rivelarsi un boomerang per il M5S («Sono dei rosiconi», ridacchiano in un capannello di parlamentari del Pd) e quindi precisa che quel suo «cinguettio» non era «una rivendicazione»: «Ho solo dato una notizia», afferma. Per l’ex premier a questo punto diventa difficile non accettare il dialogo (persino con il Terzo Polo). Ma in questo mercoledì in cui Meloni partecipa al suo primo question time tutte le opposizioni appaiono sul piede di guerra. Il segretario di +Europa Riccardo Magi pressa la premier sulla questione dei migranti (e Schlein lo applaude convintamente), Luigi Marattin del Terzo polo in Aula prende in giro il governo che a suo giudizio non ha ben capito a cosa serve il Mes, strappando un sorriso alla presidente del Consiglio. E il leader di Azione Carlo Calenda si fa sentire sui social. È tutt’altro che tenero: «La risposta di Meloni a Marattin sul Mes ha mostrato la sua totale impreparazione. Quello che dopo 5 mesi ancora non emerge è un’idea di Paese. Il nulla. Nervosismo e battute».