RASSEGNA STAMPA

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RINO FORMICA STORICA E LUCIDA INTELLIGENZA DEL SOCIALISMO ITALIANO, PIÙ VOLTE MINISTRO, ANALIZZA DAL SUO PUNTO DI VISTA IL VOTO IN LOMBARDIA E NEL LAZIO NEI SUOI RIFLESSI SUL GOVERNO E LA SUA TENUTA NELLA FORMAZIONE ATTUALE. FORMICA GUARDA ALL’ASSETTO GEOPOLITICO E AL RUOLO CHE VIENE CHIESTO ALL’ITALIA. GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUN DUBBIO SULL’AFFERMAZIONE DI FDI NELLE URNE MA AVEVA BISOGNO DI UNA LARGA PARTECIPAZIONE AL VOTO. IL TASSO ALTISSIMO DI ASTENSIONISMO DICE CHE L’80 PER CENTO DI QUEL CAMPIONE NON LA SOSTIENE E NON CREDE NEL SUO PROGRAMMA POLITICO. DA QUI -SECONDO FORMICA- LA DEBOLEZZA DEL SUO GOVERNO AGLI OCCHI DEI PARTNER OCCIDENTALI E LA NECESSITÀ DI UN GOVERNO PIÙ SOLIDO PER AFFRONTARE GLI SCENARI DI GUERRA CHE SI PROFILANO ALL’ORIZZONTE.

Estratto dell’articolo di Rino Formica per “Domani”

Nella tarda mattinata del 12 febbraio, […] Giorgia Meloni ha sentito la necessità di lanciare un messaggio allarmato agli elettori, dicendo loro che queste elezioni erano di grande importanza. Perché, in piena celebrazione del voto? Perché nel voto regionale Meloni aveva bisogno di conquistare tre maggioranze: una, interna alla coalizione, per stabilire definitivamente l’irrilevanza dei due alleati e il dominio di Fratelli d’Italia e della sua guida; la seconda, che desse un’indicazione per la campagna per le europee dell’anno prossimo. La terza maggioranza di cui aveva bisogno era quella degli elettori: per dimostrare che il governo aveva acceso una nuova passione nel paese. Da qui l’appello a votare. Vedeva in pericolo il terzo ma principale obiettivo: dimostrare all’Europa che la sua guida europeista di destra, di matrice clerical-reazionaria, ha un consenso popolare. È questo l’obiettivo mancato da Meloni, quello che, al di là delle influenze e malattie provvisorie, l’ha indebolita in Europa. Ed è il cuore della sua difficoltà. Il fallimento dimostra la precarietà del suo progetto di nuova guida del conservatorismo pseudo democratico, ma in sostanza autoritario, dell’Europa. E coincide con il momento in cui clima di guerra diventa più surriscaldato. Il governo italiano è schierato per metà sul fronte dell’aiuto all’Ucraina e l’altra metà per la pace immediata con Putin. Ma, con questo debole sostegno popolare, come si può creare se non un gabinetto di guerra, almeno un governo di sicurezza nazionale e europea, che passi attraverso il successo di Kiev sul campo? Il governo italiano oggi è il punto debole della costruzione di una politica della sicurezza europea. Oggi, quando ormai gli alti ambienti militari atlantici sono convinti che la guerra non finirà presto, né con il successo di una parte, il governo di sicurezza nazionale e europea richiederebbe una larga base di consenso alle istituzioni da parte dell’opinione pubblica del paese. Ma se su 12 milioni di elettori solo due milioni e mezzo sostengono il governo ed il resto, che voti per l’opposizione o non voti, è costituito dall’80 per cento del paese, vuol dire che l’80 per cento del paese è all’opposizione. La politica non ammette vuoti. […]   Oggi, negli oscuri salotti, le fondazioni a sostegno pseudo-culturale dell’industria militare cercano di sostituire la politica estera e di influenzarla. Oggi il governo-ombra della sicurezza è composto da un groviglio di collegamenti fra poteri istituzionali e poteri industriali. Occhio alla Leonardo. […] Nei prossimi mesi l’Italia sarà chiamata ad avere un governo di sicurezza nazionale ed europea a guida e a composizione molto diversa da quella attuale, che possa portare il paese reale, che non ha votato, alla ricostruzione e alla pacificazione tra le aeree geopolitiche globali.