RASSEGNA STAMPA

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PARE CHE L’IDEA DI FARE INTERVENIRE IL PRESIDENTE UCRAINO ZELENSKY AL FESTIVAL DI SANREMO CON UN MESSAGGIO L’ABBIA AVUTA BRUNO VESPA CHE RECENTEMENTE SI È RECATO A KIEW. OVVIAMENTE CI SI INTERROGA SULL’OPPORTUNITÀ DI METTERE INSIEME LE CANZONETTE CON IL DRAMMA DELLA GUERRA. CHE L’IDEA SIA VENUTA A BRUNO VESPA NON SORPRENDE. E’ LO STESSO CHE, CON UN PLASTICO CHE RIPRODUCEVA LA SCENA DEL DELITTO, CAZZEGGIAVA SULLE MODALITÀ DELL’ INFANTICIDIO CHE RIGUARDAVA UNA MADRE E IL SUO BAMBINO. A VESPA NON DIFETTA IL MESTIERE MA È OSTAGGIO DELL’AUDIENCE. NON RIESCE AD ANDARE OLTRE. QUESTA VOLTA NON SI SA SE, PER CASO, È LA MELONI “L’EDITORE DI RIFERIMENTO” CUI DEVE OBBEDIRE. PUO’ DARSI. COME AI TEMPI DELLA DC.

Estratto dell’articolo di Tommaso Rodano per “Il Fatto Quotidiano”

“Io penso sia un errore gravissimo di Zelensky, ma soprattutto un errore tragico della Rai. A livello mediatico è controproducente per entrambi”. È un Carlo Freccero fluviale, come sempre, quello che commenta l’imminente ospitata sanremese del presidente dell’Ucraina. “Credevano di rendergli un omaggio, al contrario non fanno altro che compattare le voci di quelli che si oppongono alla guerra, con varie posizioni e vari punti di vista. Infatti la piattaforma che manifesta contro Zelensky a Sanremo tiene insieme personalità molto diverse” (ci sono, tra gli altri, Alessandro Di Battista, Franco Cardini e Moni Ovadia, ndr). Per quale motivo? In fondo la copertura mediatica di Zelensky è sempre stata abbondante e trasversale. Raffigurare la guerra in un musical di canzoni e siparietti di costume significa superare un limite, andare oltre ciò che è concepibile. È vero che Zelensky si esibisce praticamente su ogni palcoscenico, le sue apparizioni hanno una forma cinematografica: se ci fa caso, sono pochissime le immagini “sporche”, da telegiornale; in genere invece viene rappresentato con una luce perfetta, vestito da attore, sempre allo stesso modo. Ma partecipando al festival di Sanremo si ridicolizza, scende nella categoria del musical. Si mescola alle musichette, mentre sul terreno di guerra si accumulano i morti.

Il salto di qualità, in sostanza, è l’accostamento tra guerra e canzoni?

Mi ricorda da vicino quello che avveniva durante la pandemia, quando tra terrore e farsa, nel mezzo dei bollettini di morte, medici e paramedici si esibivano in balli di gruppo sulle note di Jerusalema. Nei momenti più tragici, per far diminuire l’ansia allo spettatore, al terrore vanno alternati momenti assurdi di non senso, che ricordano i musical.

Se è un tragico errore, come dice, a chi va attribuita la sciagurata idea?

Penso sia l’iniziativa di Bruno Vespa, che confonde l’informazione con lo spettacolo: è nella sua natura. Da uomo di potere, voleva fare un favore alla Meloni. Un omaggio per lei, che si presentava come la più grande sovranista ed è diventata invece la più grande alleata del globalismo e degli Stati Uniti. Un tale servizio di propaganda, credo, non se lo aspettava nemmeno lei. Al punto che si stanno scatenando contro questa scelta anche i suoi alleati.

Pure Salvini, proprio in queste ore.

Salvini dice le stesse cose che dico io: parla anche lui di un musical. Se non è un paradosso questo… Quest’operazione è un errore colossale: un grande aiuto a chi è contro la guerra.