RASSEGNA STAMPA

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UNA GRANDE CONFERENZA DI PACE A LIVELLO EUROPEO È L’AUSPICIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL VATICANO, INTERPRETE DELLA VOLONTÀ E DELL’IMPEGNO DI PAPA FRANCESCO. UNA PACE GIUSTA DA REALIZZARE CON L’IMPEGNO DI TUTTE LE DIPLOMAZIE ATTIVE PER LA FINE DEL CONFLITTO. IL MINISTRO DI PAPA FRANCESCO PROPONE LA SEDE DELL’ AMBASCIATA ITALIANA PRESSO LA SANTA SEDE COME LUOGO DELL’ INCONTRO PER UNA CONFERENZA DI PACE. ALTRA FONTE DI OSSERVAZIONE SOSTIENE CHE SOLTANTO UN ACCORDO FRA STATI UNITI E CINA PUÒ METTERE FINE AL CONFLITTO. COMPLICATO UN “CESSATE IL FUOCO” SENZA “NÉ VINCITORI NÉ VINTI”.

(ANSA) – “La diplomazia della Santa Sede intende perseguire non una possibile pace ma una pace concreta”, “frutto della giustizia e dell’opera della misericordia”, “il valore aggiunto o l’arma se volete della diplomazia pontificia è la misericordia”. Lo ha detto monsignor Paul Gallagher, ‘ministro’ degli Esteri vaticano, intervenendo ad un dialogo con Romano Prodi, su “Le armi delle diplomazie. Dialogo tra Santa Sede e l’Europa davanti alla guerra”, promosso da ReCui, la rete delle cattedre Unesco italiane. Monsignor Gallagher, che è stato inviato in Ucraina a nome del Papa, ha rilanciato le proposte avanzate un mese fa dalla Segreteria di Stato in un incontro all’Ambasciata di Italia presso la Santa Sede: riprendere “lo spirito di Helsinki” e promuovere “una grande conferenza dedicata alla pace” a livello europeo. Sollecitato poi nel dibattito su quale potrebbe essere una realistica prospettiva per mettere fine al conflitto, mons. Gallagher ha spiegato: “Quello che sta cercando di fare il Papa è di mantenere l’ideale, questo ideale di pace perché non possiamo certo rassegnarci a un conflitto eterno”. Gallagher ha inoltre rilevato che si deve “lavorare” sui canali di comunicazione, “c’è disponibilità da parte della Turchia, c’è disponibilità da parte nostra, ma anche dobbiamo aiutare altri attori ad entrare in comunicazione e avere contatti”. “Come Santa Sede – ha proseguito -, dobbiamo mantenere viva l’idea che la fine ci sarà, forse non la fine immaginata dal presidente Zelensky, forse non quella immaginata dal presidente Putin, vogliamo una pace giusta sì, ma una pace deve venire, dobbiamo cominciare a pensare l’impensabile”. Secondo l’ex presidente della Commissione europea Prodi, una conclusione del conflitto non è pensabile senza “un accordo tra Stati Uniti e Cina”. “Quello che ho trovato un vero scandalo è stato quando il segretario generale dell’Onu Guterres si è recato a Kiev ed è stato bombardato. Questo è stato un grandissimo scandalo, uno dei più grandi di questa guerra: il segretario di una istituzione come l’Onu che viene bombardato da un membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu”, ha aggiunto il numero due della Segreteria di Stato vaticana con evidente riferimento alla Russia. “Sembra che nel mondo occidentale – ha osservato ancora – abbiamo perso la capacità di risolvere i conflitti, dobbiamo procedere con un rafforzamento dell’attività diplomatica e con una riforma profonda di istituzioni come l’Onu”. “In questa guerra – ha anche rilevato – si deve riprendere anche di più, da parte di entrambe le parti, il concetto di popolo e di autodeterminazione perché sembra si sia trasformata soprattutto in una guerra di personalità”. A conclusione del dibattito l’ex premier Romano Prodi ha spronato a recuperare lo strumento del “compromesso”, l’unica strada a suo dire che può dare prospettive di uscita dal conflitto.