RASSEGNA STAMPA

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FARE OPPOSIZIONE È FACILE, IL PROBLEMA È GOVERNARE. NON C’ È GIORNO CHE NON VENGA FUORI UNA DICHIARAZIONE DI GIORGIA MELONI AL TEMPO IN CUI ERA ALL’OPPOSIZIONE CHE NON CONFLIGGA CON LE DECISIONI CHE PRENDE ORA CHE È AL GOVERNO. È IL CASO DELLE ACCISE SUI CARBURANTI SOSPESE DA DRAGHI ED ORA RIATTIVATE DAL GOVERNO MELONI. IL PREZZO DEL GASOLIO E L’AUMENTO DEL PEDAGGIO AUTOSTRADALE SI RIFLETTERANNO SUL COSTO DEI TRASPORTI E, QUINDI, SUI PREZZI AL CONSUMO. METTENDO INSIEME TUTTI GLI AUMENTI SARÀ UN AGGRAVIO DI 2 MILA E 500 EURO SUL BILANCIO FAMILIARE. I TEMPI ALL’OPPOSIZIONE DI “IO SONO GIORGIA…..” SBIADISCONO E  ‘LA PACCHIA” DI STARE ALL’OPPOSIZIONE È FINITA. OTTO ITALIANI SU 10 SONO PREOCCUPATI. SEGUIAMO I SONDAGGI SUL CONSENSO AL GOVERNO.

 

1. BENZINA: SUL SERVITO PREZZI MEDI ATTORNO AI 2 EURO AL LITRO

(ANSA) – Dopo il doppio balzo a cavallo di capodanno, questa mattina non si registrano variazioni sui listini dei prezzi consigliati dei maggiori marchi ma gli effetti dei rialzi si riversano sulle medie nazionali dei prezzi praticati alla pompa che sfiorano per il servito si aggirano attorno ai 2 euro al litro. Secondo Staffetta Quotidiana la media della benzina in self service supera questa mattina quota 1,8 euro/litro, il gasolio vola verso 1,87, mentre sul servito la benzina viene venduta a 1,95 euro/litro e supera i 2 euro per il gasolio (2,02 euro/litro).

2. QUANDO LA MELONI SI BATTEVA SUL TAGLIO DELL’ACCISE E L’IVA FINGENDO DI ANDARE A FARE BENZINA

Da www.lastampa.it

“Tasse scandalose sul carburante: le accise e l’IVA pesano per poco meno del 70% del costo totale. Pressione fiscale che compromette tutta la nostra economia. Ma rischiamo un ulteriore aumento con le “clausole di salvaguardia” inserite dal Governo nella legge di Bilancio. Niente scherzi! Gli aumenti previsti vanno bloccati e le accise esistenti vanno progressivamente abolite” scriveva nel 2019 Giorgia Meloni a corredo di un video pubblicato sulla sua pagina Facebook. L’attuale premier, che all’epoca si batteva per l’abolizione delle accise sul carburante, metteva in scena un finto rifornimento in una stazione di servizio spiegando come su 50 euro di benzina, solo 15 vanno al benzinaio mentre il restante allo Stato. Con il nuovo anno arrivano invece i rincari nei trasporti. Secondo Assoutenti, gli italiani dovranno fare i conti con gli aumenti di benzina e gasolio a causa dell’addio al taglio delle accise da parte dell’attuale governo Meloni, per gli incrementi dei pedaggi autostradali e, in molte città, per i rincari dei biglietti di bus e metro: il totale sarà circa 2.435 euro per ogni famiglia. Da ieri gli sconti decisi dall’esecutivo Draghi sono finiti in archivio. Il primo effetto: un aumento di 20 centesimi sul costo del carburante.

3. È DAVVERO COLPA DI GIORGIA MELONI SE È AUMENTATA LA BENZINA?

Tommaso Coluzzi per www.fanpage.it

Giorgia Meloni ha aumentato il prezzo della benzina? Il 31 dicembre centinaia di migliaia di automobilisti si sono messi in coda ai distributori automatici di tutta Italia per fare il pieno di carburante. L’ultimo giorno del 2022, infatti, è coinciso con l’ultimo giorno dello sconto sulle accise. Così, dopo mesi e mesi di riduzioni sul costo dei carburanti, si torna al prezzo pieno. Non è la prima volta per il governo Meloni, tra l’altro, visto che a fine novembre già una parte delle accise erano state ripristinate. Ma quindi è colpa della presidente del Consiglio e del suo esecutivo se il prezzo di diesel e benzina è aumentato? Facciamo un passo indietro. La decisione di tagliare le accise – che sono delle imposte calibrate su un litro di carburante e inserite in diverse fasi della storia italiana – è stata del governo Draghi, che dalla primavera scorsa ha ridotto di 25 centesimi le accise sui carburanti. Poi la misura è stata prorogata nel tempo, si è arrivati oltre i trenta centesimi tra decreti successivi e l’Iva tagliata di conseguenza. Fatto sta che il governo Draghi ha lasciato in eredità uno sconto attivo sul prezzo della benzina e del diesel di circa 35 centesimi in vigore fino al 18 novembre. Il governo Meloni, fin dal suo insediamento, è sembrato molto dubbioso sul destino della misura. Si tratta di un provvedimento molto costoso per le casse dello Stato – si stima che siano stati spesi circa 7 miliardi di euro per coprire lo sconto da marzo a dicembre – e il prezzo del greggio è sceso rispetto ai picchi che hanno costretto Draghi a inserire lo sconto sulle accise. Perciò il governo prima ha detto che avrebbe prolungato il taglio fino a fine anno, poi ci ha ripensato dividendo in due tranche il ritorno alla normalità. Dal primo dicembre lo sconto è diventato di 15 centesimi sul litro, dal primo gennaio è stato azzerato del tutto. La decisione del governo sta facendo molto discutere – e scatenando ironia e critiche degli avversari politici – poiché Giorgia Meloni è sempre stata la prima a promettere di eliminare le accise sui carburanti, con tanto di video iconici da campagna elettorale. E ora, invece, trovandosi al governo, la presidente del Consiglio ha deciso non solo di non tagliarle, ma di ripristinare anche le imposte così com’erano fino a qualche mese fa. Il problema, tra l’altro, riguarda gran parte del governo, visto che il taglio delle accise è anche uno dei tanti cavalli di battaglia di Matteo Salvini. Insomma, il governo Meloni ha sostanzialmente alzato il prezzo della benzina e del diesel, cancellando dei tagli alle accise fatti negli ultimi mesi. C’è da dire che i carburanti sono arrivati al minimo storico nell’ultimo anno e mezzo, ma l’aumento – che nel risultato finale è di circa 18 centesimi – si fa sentire alle pompe di benzina. E le promesse passate pesano come macigni, nel silenzio del governo.