IN UNA SITUAZIONE DEL PAESE NORMALE LA COSA POTEVA SOLLEVARE QUALCHE CRITICA CIRCA L’OPPORTUNITA’ DI AVERE ACCETTATO L’INVITO MA IL DANNO ERA CONTENUTO. INVECE BIANCA BERLINGUER, CHE E’ BEN CONSAPEVOLE DEL COGNOME CHE PORTA, NON DOVEVA PRESTARSI A UNA DISTORSIONE POLITICA DELLA FIGURA PATERNA. A PESCARA LA RUSSA PARTECIPAVA AD UNA MANIFESTAZIONE DI PARTITO, CON TUTTO IL CARICO DELLE POLEMICHE DEL 25 APRILE SUL “MONOLOGO” DI SCURATI E IL RIFIUTO, DALLA MELONI IN GIU’, A DICHIARARSI “ANTIFASCISTI”. PER NON DIRE DI UNA FOTO, VIRALE SUI SOCIAL, DI LA RUSSA CHE RENDE OMAGGIO AD UNA EFFIGIE DI MUSSOLINI. RICHIAMARSI ALL’OMAGGIO RESO DA ALMIRANTE AL FERETRO DI BERLINGUER E’ FUORI CONTESTO. APPARTIENE AL RISPETTO RECIPROCO DEI DUE UOMINI POLITICI E ALLE RESPONSABILITA’ CONDIVISE IN DELICATISSIMI MOMENTI DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA E NON PUO’ ESSERE STRUMENTALIZZATA NELLA CONFERENZA CHE ANNUNCIA LA CANDIDATURA EUROPEA DELLA MELONI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. COME SI FA A NON TENERE CONTO CHE LA NUOVA TESSERA DEL PD RIPRODUCE LO SGUARDO “LIMPIDO” DI UN POLITICO DELLA STATURA, DELLA STORIA E DELLA “APPARTENENZA” DI ENRICO BERLINGUER?
IL PANTHEON DEL PARTITO DELLA NAZIONE SCIPPA BERLINGUER AGLI AVVERSARI
Massimiliano Panarari per “La Stampa”
Da una parte, la leader di un partito ormai personal-cesaristico («Scrivi Giorgia»), che annuncia la sua candidatura per mandare la sinistra all’opposizione anche in Europa (vaste programme, a differenza di quanto avvenuto nel cortile di casa). Dall’altra, la standing ovation dedicata dal popolo di FdI alla memoria di Enrico Berlinguer durante la vivace intervista fatta dalla figlia al maggiorente del partito Ignazio La Russa. L’ambivalenza programmatica dei neopopulisti. Così, Bianca Berlinguer, come ha detto ringraziandola il presidente del Senato, è andata nella «tana del lupo» meloniana, che è anche la Terra dei padri di tolkieniana suggestione, dove la «tradizione familiare viene tenuta in gran conto». A dirla tutta, Berlinguer non viene più da Marte (il “pianeta rosso”), e il telespettatore di destra si è abituato a vederla su Rete 4, dove è approdata alla fine di un insistente corteggiamento da parte di Pier Silvio Berlusconi che voleva inaugurare una nuova stagione less populist dei talk di Mediaset (altro “vasto programma”…). Nel corso della conversazione, la figlia ha voluto contrastare il tentativo di appropriazione indebita del padre da parte degli eredi del Msi, ma si è ritrovata a fronteggiare la “destrezza” anche dialettica di La Russa e l’omaggio alla sua memoria sotto forma di un intenso applauso del pubblico in sala. Si mescolano, così, vari piani, che vanno oltre il rimando larussiano ai «cognomi che non si cancellano». Per le circostanze, epiche e tragiche al tempo stesso, in cui è maturata la sua morte il nome di Enrico Berlinguer suscita in maniera naturale e trasversale un’ondata di emozione. E l’atto di rispetto che gli tributò Giorgio Almirante nella camera ardente – nel quale confluivano il fair play che aveva contraddistinto questi duellanti e le loro frequentazioni segrete in tema di terrorismo e opposti estremismi – costituisce un episodio rivendicato orgogliosamente dagli eredi di quella cultura politica. Intriso anche di nostalgia di quei tempi andati (durissimi, per la verità…) della Repubblica dei partiti in cui tutto risultava ideologicamente molto chiaro, ed esistevano passioni politiche di massa. Oggi, archiviate le strutturate ideologie storiche, il berlinguerismo viene infilato nel frullatore postmoderno di idee e suggestioni per svolgere una funzione di legittimazione o rilegittimazione. Lo abbiamo visto effigiato nella nuova tessera 2024 del Pd, che può invocare a buon diritto la propria discendenza (anche) da quella storia, ma adesso vi ha fatto ricorso in termini eminentemente comunicativi e proprio nel bel mezzo del deflagrare di quello che a tanti è apparso come il ripresentarsi della questione morale. E fa appunto capolino nelle aspirazioni dei Fratelli d’Italia alla costruzione di una formazione pigliatutto che vuole essere (letteralmente) il nuovo, egemonico «partito della nazione». E non esita a rinnovare il proprio pantheon “su misura”, cercando appunto di pigliare decisionisticamente e sfilare agli avversari certe loro figure di riferimento.
BIANCA BERLINGUER INTERVISTA LA RUSSA ALLA FESTA FDI. LUI: «GRAZIE DEL CORAGGIO, COL TUO COGNOME LO HAI DALLA NASCITA»
Massimo Ferraro per www.open.online
Alla kermesse di Fratelli d’Italia a Pescara, dove è attesa la premier Giorgia Meloni per annunciare la sua candidatura come capolista in tutte e cinque le circoscrizioni alle Europee di giugno, c’è anche Bianca Berlinguer. La Russa poi ammette che in passato ci sono state un po’ di frizioni tra i due: «Se ho chiamato lei però è perché non volevo avere solo domande che potessero apparire comode», prosegue, «lei mi ha sempre interrotto, abbiamo fatto delle scenette in tv terribili negli anni. Ma qualunque domanda, qualunque interruzione, mi fareste felice se l’applaudiste sempre», dice rivolto alla sala, che omaggia la giornalista con un lungo applauso. E poi racconta come si sono conosciuti, molti anni fa, durante un evento delle destra italiana negli Stati Uniti.
APPLAUSI A BERLINGUER: LA STRANA PASSIONE DI FDI PER ENRICO
Emanuele Lauria per “la Repubblica”
L’applauso meno atteso: sono le undici quando la platea di Fratelli d’Italia si alza in piedi per una standing ovation alla memoria di Enrico Berlinguer. […] Succede che il partito di Meloni, dove pure si fa fatica a dichiararsi antifascisti e che anzi torna ad additare il fantasma del comunismo […], si aggrappi spesso e volentieri alle figure di maggior richiamo della storia della sinistra. La stessa Meloni, a febbraio, ha fatto visita alla mostra di Berlinguer a Testaccio, accompagnata dall’ex tesoriere del Pds Ugo Sposetti. E il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha annunciato, in un’intervista a Repubblica, una mostra su Antonio Gramsci. La nuova Destra prende in prestito le icone della sinistra. E non nega il suo applauso neppure ad altri protagonisti più recenti della storia di Pci, Pds e Ds come l’ex ministro Marco Minniti, che ha partecipato sabato a un panel della conferenza FdI sul piano Mattei. Un cortocircuito? Un riconoscimento che porta una rendita mediatica? Di certo non tutti apprezzano, nella maggioranza. Non lo fa Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, che poco dopo la convention di FdI sottolinea che «sono prive di fondamento» le lodi al segretario di un partito «oggi travolto dagli scandali » e allora beneficiario di «tre forme di finanziamento illegale». Ma Gasparri è off topics, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il presidente del Senato – a Pescara sostiene che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali. «Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi – dice La Russa – mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli un euro, perché già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini…». La Russa invoca «una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita: oggi c’è qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università – afferma – con la “caccia all’ebreo”. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima ». A differenza degli anni ‘70, rimarca il presidente del Senato, «da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, e questo arriva pure dal presidente della Repubblica. Anche se nelle università un piccolo focolaio potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo».