L’America che resiste: Gavin Newsom, il governatore che sfida Trump

(di Pippo Gallelli – fonte europadomani.com)

Negli ultimi giorni, l’area metropolitana di Los Angeles è stata teatro di scontri, proteste e un forte dispiegamento militare. La miccia è scattata quando agenti federali dell’ICE, con l’appoggio della polizia locale, hanno condotto una serie di retate in quartieri a maggioranza ispanica. Almeno 500 arresti in due giorni, operazioni notturne, famiglie divise davanti alle telecamere. La reazione è stata immediata: cortei spontanei, blocchi stradali, slogan contro il governo federale. Le tensioni sono ulteriormente esplose quando, su ordine diretto della Casa Bianca, sono arrivati in città oltre 700 marines e più di 4.000 membri della Guardia Nazionale.

In questo contesto già incendiario, Gavin Newsom ha deciso di rompere il silenzio. Con un discorso alla nazione trasmesso da Sacramento, il governatore democratico della California ha denunciato quanto sta accadendo come “una militarizzazione senza precedenti della vita civile” e ha accusato apertamente l’amministrazione Trump di “calpestare la Costituzione”.

“Questa non è sicurezza. È intimidazione”

Newsom ha criticato duramente la gestione federale della crisi, parlando di “intervento armato su scala urbana” che ricorda “i momenti più bui della storia americana”. Ha promesso ricorso immediato alla Corte Suprema e ha annunciato un’azione legale per violazione dell’autonomia dello Stato: “Nessuna truppa può essere inviata senza autorizzazione locale. Ciò che accade oggi a Los Angeles è illegale”.

Inoltre, ha chiesto a tutti gli Stati democratici “di non restare a guardare”. Le sue parole, nette, hanno avuto risonanza nazionale: “Se non reagiamo ora, altri Stati saranno i prossimi”.

Un leader costruito sul conflitto istituzionale

Gavin Newsom, 57 anni, non è nuovo a sfide di questo tipo. Sindaco di San Francisco nel 2004, fu il primo amministratore locale a legalizzare i matrimoni omosessuali in aperta violazione della legge statale, segnando un punto di svolta nel dibattito sui diritti civili. Da allora, ha costruito una carriera politica centrata sulla difesa dell’autonomia californiana rispetto alle imposizioni di Washington.

Governatore dal 2019, ha più volte usato la macchina legale dello Stato per bloccare ordini federali: dalla politica ambientale ai limiti sull’aborto, fino alle misure sanitarie durante la pandemia. In molti lo vedono come una figura presidenziabile, capace di incarnare un’idea progressista ma solida di governo.

Una battaglia che va oltre la California

Il discorso di Newsom ha sollevato reazioni contrastanti: l’opposizione repubblicana lo accusa di alimentare il caos per fini politici; ma tra le file democratiche si sta rafforzando l’idea che il governatore della California sia oggi il volto di un’opposizione reale, istituzionale, capace di contrapporsi a una deriva sempre più autoritaria del potere centrale.

Nel frattempo, a Los Angeles, la tensione resta altissima. Le proteste continuano, i blindati federali restano parcheggiati vicino a municipalità e università, e le telecamere documentano una città sospesa tra ordine imposto e resistenza spontanea.

E in questo scenario, Newsom non si tira indietro. Si muove, parla, denuncia. Con l’intento dichiarato di difendere “non solo la California, ma l’idea stessa di democrazia americana”.