RASSEGNA STAMPA

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LO SCIOPERO “CONGELATO” DA PARTE DEI DISTRIBUTORI DI CARBURANTI IN ATTESA DI UN ALTRO “TAVOLO” COL GOVERNO È UN SEGNALE PRECISO. IL TEMPO CIOÈ PER FARE MARCIA INDIETRO CON LA TEORIA DELLA “SPECULAZIONE” PORTATA AVANTI DA SALVINI MA NON CONDIVISA DA BERLUSCONI. I “BENZINAI”, COME I TASSISTI, SONO UNA CATEGORIA CON IL CUORE PREVALENTEMENTE A DESTRA. LA MELONI SA CHE RISCHIA DI PERDERLI E CERCA UNA SOLUZIONE NEI MAGGIORI RICAVI DELL’IVA MA IL RAPPORTO CON I DISTRIBUTORI DI CARBURANTI È LESIONATO E CON GLI ALLEATI DI GOVERNO CRITICO. SULLO SFONDO CI SONO LE REGIONALI IN LOMBARDIA E LAZIO E LA MELONI RISCHIA DI “FARE CAPPOTTO” NELLE URNE. IL VOTO DEI “BENZINAI HA IL SUO PESO E AL PROSSIMO TAVOLO” FARÀ DI TUTTO PER NON PERDERLO.

Articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”

Sebbene continui nella sua campagna di chiarificazione e contro-informazione (dopo l’appuntamento settimanale degli “appunti di Giorgia”, ieri ha rilasciato interviste al Tg1 e al Tg5), Meloni sta attraversando il suo primo vero momento di difficoltà, anche prima dei fatidici cento giorni dalla nascita del governo. Lo sciopero dei benzinai, proclamato per il 25 e 26 gennaio, forse anche per dare a Palazzo Chigi il tempo di ripensare sul mancato taglio delle accise e sulla pratica inutilità del decreto adottato martedì, avrà anche l’effetto di mobilitare e organizzare una categoria considerata tra quelle sostenitrici del centrodestra. E non a caso appoggiata da Forza Italia, il partito della coalizione che, diversamente dalla Lega, non ha mai sposato la versione – smentita dalla Guardia di Finanza – degli “speculatori” che sarebbero nascosti dietro i distributori e lavorerebbero ai danni di autotrasportatori e cittadini automobilisti. Diciamo la verità, se Meloni fosse ancora la leader dell’opposizione, si sarebbe gettata a pesce nella difesa di questi lavoratori e piccoli imprenditori, in tutto simili, dal punto di vista politico, ai gestori dei ristoranti e dei bar all’epoca del Covid e del lockdown, o ai balneari alle prese con la direttiva europea Bolkestein e con la possibilità, per le loro concessioni di essere rimesse all’asta, o ai tassisti in lotta contro i titolari delle licenze “noleggio con conducente”: insomma, uno qualsiasi degli insiemi corporativi che hanno cercato di difendere i loro interessi, a discapito di regole superiori o europee, e si sono trovati accanto la destra e il centrodestra, anche ai tempi recenti di Draghi. Una resistenza degna di miglior causa, che adesso trova una situazione capovolta, con Meloni alla guida del governo che difende le scelte maturate con la legge di stabilità e resiste alle richieste dei suoi alleati, preoccupati che questa imprevista stagione di tensioni sociali possa ripercuotersi sul voto del 12 e 13 febbraio per le regionali in Lazio e Lombardia. Da oggi allo sciopero dei benzinai, c’è di mezzo il lunedì dei sondaggi: chissà che Meloni non debba tornare sui suoi passi, nel caso di un primo segnale negativo.