RASSEGNA STAMPA

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IN ATTESA DI CONOSCERE COSA SI SIANO DETTO GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LAYEN AL DI LÀ DELLE DICHIARAZIONI FORMALI, BISOGNA PRENDERE ATTO CHE COMUNI E REGIONI NON SONO IN GRADO DI PORTARE A CANTIERE I PROGETTI PER L’INADEGUATEZZA DEL PERSONALE DI CUI DISPONGONO. DELLE RISORSE DEL PNRR BEN 138 MILIARDI RIGUARDANO LA REALIZZAZIONE DI
LAVORI PUBBLICI E I TEMPI A DISPOSIZIONE SONO STRETTISSIMI. DOMANDA INGENUA: NON SI POTREBBE CHIEDERE AIUTO ALLE UNIVERSITÀ IMPEGNANDO LE FACOLTÀ COMPETENTI PER MATERIA ?.?!!

Articolo di Fabrizio Goria per “la Stampa”

Dai bandi alla formazione, il 2023 per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, sarà l’anno più duro. Sono 149 gli obiettivi e i traguardi da raggiungere per reperire 38 miliardi di euro in due rate. Il problema, come spiegano gli esperti, è che gran parte della messa a terra è sulle spalle degli enti locali. Comuni e Regioni sono chiamate a un extra-sforzo per velocizzare il processo di attuazione. Ma spesso mancano le competenze specifiche dei dipendenti pubblici. Il ministro per il Pnrr, Raffaele Fitto, sta cercando di capire come evitare di andare in rotta di collisione con la Bruxelles entro l’estate, in vista dell’incontro di oggi fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen a cui parteciperà a sua volta. Il lavoro è però in salita. Se nel 2022 la corsa contro il tempo, anche alla luce dell’avvicendamento fra il governo Draghi e l’esecutivo Meloni, è stata risolta in modo soddisfacente, con tutti e 55 gli obiettivi toccati entro la fine dell’anno, nel nuovo anno ci sarà da correre come non mai. 120 sono i miliardi di euro in opere pubbliche già impegnati, circa metà dei 230 preventivati per l’intero piano. Fra le misure a livello micro, funzionali però all’approvazione da parte della Commissione Ue delle tranche previste per il Recovery italiano, ci sono svariati progetti. Si va dalla costruzione di nuovi studi cinematografici in coordinamento con l’Istituto Luce all’installazione di nuove colonnine di ricarica per i veicoli a trazione elettrica, passando per la finalizzazione della digitalizzazione del Consiglio di Stato. «Spesso si parla di risorse, ma qui c’è un problema di competenze», si sfoga un alto funzionario governativo dietro anonimato, spiegando la frustrazione per «il tempo perso in questi mesi di avvicendamento fra un esecutivo e l’altro». La burocrazia rischia di creare ritardi e lungaggini. Ma non solo. Come fa notare Alice Merletti, avvocato dello studio legale Alfero Merletti e consulente per il progetto Pnrr della Fondazione Compagnia di San Paolo “Next Generation We”, «un altro punto di criticità è rappresentato dai cantieri infiniti, ovvero progetti che vengono avviati, ma poi non vengono portati a termine nei timing previsto». In questo caso, spiega, «il problema principale è quello di trovare le risorse finanziarie per completare i lavori una volta terminati i fondi dell’Ue». E spiega che «riserve e varianti, cioè fenomeni inaspettati rispetto al piano progettuale iniziale, sono dietro l’angolo». È quindi necessario, chiosa Merletti, «fare una accurata pianificazione e verificare che ci siano le risorse per portare a termine i progetti e soprattutto per poterli – post Pnrr – gestirli». Un aspetto dunque non secondario. Le complicazioni potranno arrivare anche dal meccanismo di “Spoils system”, ovvero di rinnovamento dei corpi intermedi della pubblica amministrazione. Pratica classica nell’avvicendamento fra i governi, ma che più di un osservatore considera come «pericoloso» per il futuro del Pnrr. Gli investitori, nel frattempo, osservano. Le agenzie di rating come S&P, Moody’ s e Fitch attendono risposte. E come sottolinea Carlo Altomonte, professore dell’università Bocconi e direttore del Pnrr Lab, «la sfida è usare questi primi mesi per lavorare sulla capacità amministrativa degli enti locali, attraverso il potenziamento delle piattaforme già esistenti e adeguati interventi formativi. Le risorse, tra Pnrr e Fondi Strutturali, non mancano, e l’iniziativa genererebbe un eredità strutturale positiva per il futuro degli investimenti pubblici nel nostro Paese».