OLIVERIO  E IL CIALTRONE CHE NEL PD  AVVELENA I POZZI  ……

OLIVERIO  E IL CIALTRONE CHE NEL PD  AVVELENA I POZZI  ……

Preso atto del risultato delle europee sia a livello nazionale che  a livello calabrese ora si guarda alle regionali di autunno e, naturalmente, alle candidature alla presidenza. Il PD ha guadagnato in Calabria 4 punti rispetto a marzo 2018 ma resta sei punti sotto il 24% che è  la percentuale del PD a livello nazionale.

Attualmente il PD è governato-si fa per dire-da un commissario inviato da Roma che dovrebbe organizzare il congresso ma probabilmente dovrà rinunciare perché troppo a ridosso del voto regionale. Venendo meno il congresso e,quindi, i nuovi equilibri negli organismi statutari, si va per “bande”. La “banda” meglio organizzata che più controlla tabulati e voti è quella riconducibile  a Oliverio e al suo inossidabile compagno della vecchia “ditta”, Nicola Adamo, consulente e stratega del governo presieduto da Oliverio. Pare che sia stata un’idea di Adamo quella di fare sottoscrivere a circa 200 sindaci un manifesto di sostegno alla ricandidatura di Oliverio  che,invece,eletto  nel 2014, aveva dichiarato che non si sarebbe ricandidato.

Il manifesto dei 200 sindaci si è frantumato nell’impatto con la vicenda giudiziaria di Oliverio e l’obbligo di dimora in San Giovanni in Fiore per rimuovere  il quale si è dovuto attendere il pronunciamento della Cassazione che alleggerisce  la  posizione giudiziaria di Oliverio ma non lo sottrae all’iter processuale. Anche se “azzoppato”dal coinvolgimento giudiziario Oliverio ha mantenuto la scena ed è rimasto politicamente attivo.

Nel voto europeo ha scelto di non raccogliere la sollecitazione di Zingaretti  a sostenere la candidatura di Franco Roberti,  magistrato antimafia, particolarmente a cuore del segretario nazionale ma anche del vice-segretario Andrea Orlando. Dire Andrea Orlando in Calabria vuol dire Carlo Guccione, consigliere regionale PD  e spietato critico di Oliverio dopo che gli impose le dimissioni da assessore per il suo coinvolgimento nella “rimborsopoli” calabrese.

Zingaretti ha preso atto di come sono andate le cose in Calabria ma non ha battuto ciglio, lasciando ad Andrea Orlando il compito di seguire le vicende calabresi. In qualche modo inaspettatamente Oliverio, a margine di un convegno sui fondi europei a Feroleto, ha comunicato ai giornalisti che stava lavorando alla formazione di una coalizione allargata e “inclusiva” in vista del voto regionale.Si è guardato bene però dal precisare  se il PD, nazionale e calabrese, fosse al corrente della sua iniziativa,lasciando anzi intendere che la sua coalizione prescindeva da una autorizzazione preventiva del PD atteso che si muoveva nel solco inclusivo di quel “civismo”  (liste civiche)che  caratterizza la linea del segretario nazionale.

A movimentare la scena politica e a sconvolgere le manovre interne al Pd è arrivata la notizia dell’arrivo in Calabria di Andrea Orlando, in veste di vice segretario nazionale, per fare il punto sul PD calabrese e sulle iniziative da prendere in vista delle elezioni regionali.Al riguardo, non si sa quanto suggerito, qualcuno ha ritenuto di leggere nell’arrivo di Orlando  una messa a punto circa la scelta del candidato alla presidenza della giunta regionale con ciò ritenendosi , implicitamente, che l’autocandidatura di Oliverio non impegna il partito.C’è stato,anzi, chi si è spinto a prevedere che la venuta di Orlando è finalizzata  a fare chiarezza e a decretare che  non esiste sul tavolo una ricandidatura di Oliverio.

Se così dovesse essere , si comprende la reazione irritata di Oliverio che accusa i giornalisti di essersi inventato uno scoop che non ha alcun fondamento, nel senso che il PD sta per scaricarlo, e se la prende con un meglio individuato “cialtrone” che, a suo dire, sta avvelenando i pozzi per far saltare la sua candidatura.Ora non ci vuole molta fantasia  a capire chi può essere il “cialtrone” indicato da Oliverio e a spiegarlo a Orlando sarà probabilmente Carlo Guccione che di Oliverio conosce i pensieri prima che diventino parole.

Fatto sta, comunque la si voglia vedere, che la ricandidatura di Oliverio è entrata formalmente in crisi sia che i pozzi siano avvelenati sia che si presentino limpidi. Fino ad oggi Oliverio e il suo cerchio magico hanno fatto in modo che, oltre alla sua ricandidatura, non venissero alla ribalta altri nomi quasi a voler creare uno stato di necessità in suo favore. Ma da Roma fanno sapere che una possibile ricandidatura di Oliverio non suscita entusiasmo e viene vista oltremodo perdente per come ha svolto il suo mandato e per i risultati non ottenuti , a prescindere dall’immagine offuscata dalle vicende giudiziarie.

E’ da prevedere che nei prossimi giorni nel PD calabrese si apriranno conflitti difficilmente contenibili nel perimetro del dibattito interno.Più realisticamente comincerà la ricerca di un nome alternativo a quello di Oliverio. Ne circola uno di genere femminile, esterno al PD ma non troppo, calabrese e con una visibilità mediatica nazionale .Non ha bisogno di pozzi avvelenati per farsi valere.